Secondo il recente World Energy Transition Outlook di Irena, l’idrogeno e i suoi derivati dovranno costituire il 14% del consumo globale totale di energia finale entro il 2050 in un pianeta che mira a rimanere al di sotto di un aumento della temperatura di 1,5 gradi, come previsto dall’Accordo di Parigi. Questa percentuale, al momento, è ancora molto lontana, a causa della persistenza di una serie di problematiche che rallentano lo sviluppo di questa fonte energetica.
Un recente incontro del Collaborative Framework on Green Hydrogen promosso da Irena ha quindi affrontato le barriere che gli attori interessati all’idrogeno devono ancora affrontare. Che non sono soltanto di natura tecnologica, anzi: il Direttore Generale di Irena, Francesco La Camera, ha sottolineato che “la rapida crescita dell’idrogeno verde si basa su un approccio di innovazione sistemica oltre la tecnologia, il che significa che abbiamo bisogno di quadri normativi e politiche innovativi, finanziamenti e modelli di business innovativi”.
Una conferma in questo senso arriva dal rapporto Breakthrough Agenda co-redatto da IRENA, secondo cui nel 2023 sono stati compiuti soltanto modesti progressi nell’implementazione della tecnologia dell’idrogeno, nella sua standardizzazione, nonchè nelle politiche per favorire la domanda e nell’attuazione degli strumenti finanziari rispetto all’anno precedente.
Gli ostacoli da affrontare
Su questo ultimo punto Dolf Gielen, responsabile dell’idrogeno presso la Banca Mondiale, ha raccomandato la necessità di concentrarsi sulla mitigazione del rischio per ridurre il costo del capitale per i progetti di idrogeno verde. Secondo l’esperto occorre concentrarsi sul sostegno ai progetti di idrogeno verde, tramite l’attuazione di strumenti finanziari e modelli di business ampiamente replicabili.
Sul fronte logistico, Magnolia Tovar, Direttrice Globale dei Carburanti a Zero Emissioni dell’Clean Air Task Force, ha affermato che il trasporto a lunga distanza dell’idrogeno verde è costoso ed energeticamente dispendioso. Al contrario, il trasporto di ammoniaca, piuttosto che di idrogeno puro, potrebbe offrire una via più economica per il trasporto delle molecole di idrogeno.
Maria Jaén, Responsabile della Ricerca H2 Europea dell’Electric Power Research Institute (EPRI), ha invece approfondito le sfide legate al riutilizzo delle condutture esistenti e alla costruzione di nuove condutture per il trasporto dell’idrogeno, comprese l’erosione e la diminuzione del contenuto energetico. Gli operatori del sistema di trasmissione del gas (TSO) devono valutare attentamente la fattibilità dell’uso della loro rete del gas esistente per scopi legati all’idrogeno.
Infine Sam Bartlett, Direttore del Green Hydrogen Standard at the Green Hydrogen Organization, ha spiegato l’importanza dell’espansione degli standard di sostenibilità per l’idrogeno oltre le emissioni di carbonio; dunque coprire altri impatti ambientali e aspetti sociali, oltre che istituire adeguate strutture di governance, è essenziale.
Dall’incontro di Irena è insomma emerso come per spingere l’approvvigionamento globale di idrogeno verde sia necessario uno sforzo coordinato per affrontare contemporaneamente tutti gli aspetti menzionati al fine di sfruttare le sinergie. Inoltre, i partecipanti hanno sottolineato l’importanza della collaborazione internazionale per una riuscita attuazione delle diverse strategie nazionali sull’idrogeno verde. I paesi in via di sviluppo dovrebbero invece concentrarsi su applicazioni che creano valore a livello locale e sviluppare le competenze necessarie per un’economia dell’idrogeno.
Le informazioni provenienti da questo ottavo incontro del Collaborative Framework on Green Hydrogen saranno raccolte in un documento che sarà fornito come contributo per la ormai imminente COP28.