Quando si parla di energy management è naturale pensare alle azioni messe in campo dalle imprese di tutti i settori e dimensioni per migliorare ed efficientare il proprio conto energetico, come peraltro abbiamo raccontato più volte in questi mesi su Energyup.tech. Meno noto, probabilmente, è che anche utility e multiutility siano attive su questo fronte, giocando anzi un ruolo da protagoniste. Una utility importante nel contesto nazionale è il Gruppo Hera.
Cosa significa fare energy management in una utility
Come ci racconta Margherita Cumani, Responsabile Energy Efficiency Operations di Hera, ”Fare energy management in una multiutility come Hera significa adottare un approccio industriale all’energia. Già 15 anni fa il nostro vertice aveva deciso di dotarsi di un’intera struttura per l’energy management, proprio perché aveva compreso come fosse necessario considerare l’energia una variabile di processo da ottimizzare al pari delle altre, e da usare in modo razionale congiuntamente alle altre risorse del nostro ecosistema”.
A differenza delle semplici imprese private, che investono sull’energy management principalmente per avere poi un ritorno economico (e magari ambientale) per sé stesse, la prospettiva delle utility è differente: “ Fare l’energy manager in una utility come la nostra significa prendersi cura di consumi e costi nell’interesse della collettività. Alcuni nostri business trovano copertura parziale nelle tariffe dei servizi pubblici e dunque il nostro obiettivo è anche ottimizzare i costi in funzione di questo aspetto. Monitoriamo perciò tutti i nostri principali siti, siano essi impianti di depurazione dei reflui, centrali acquedottistiche o cabine di decompressione del gas, tenendo costantemente sotto controllo l’evoluzione delle prestazioni energetiche e proponendo iniziative per il miglioramento delle stesse”.
L’adozione di un sistema di gestione dell’energia
Hera, non a caso, “ha scelto di non esternalizzare questa competenza come hanno fatto altre utility, ma anzi ha deciso di specializzarsi. Già dal 2014 siamo dotati del sistema di gestione dell’energia ISO 50001: personalmente, poiché ero presente in azienda prima di questo passaggio, posso testimoniare come da quel momento in poi ci sia stato un notevole cambio di passo. Grazie a questa certificazione l’energy manager si trova al centro di un ecosistema ideale, riuscendo peraltro a beneficiare di tutta una serie di sinergie tra le strutture aziendali. Inoltre, la certificazione ISO 50001 è stata un’occasione per prendersi degli impegni e darsi degli obiettivi per il medio lungo termine, che si inseriscono nel percorso di decarbonizzazione adottato da Hera”. La multiutility ha, infatti, adottato una serie di impegni precisi di riduzione delle emissioni, formalizzati nell’ambito di un protocollo certificato dal prestigioso network internazionale Science Based Target Initiative (SBTi): si punta a una diminuzione del 37% al 2030 e 26% al 2025, rispetto alle emissioni del 2019.
I progetti di efficientamento
In questo contesto l’azione dell’energy management è a 360 gradi, non risparmiando – come si accennava in precedenza – neppure l’ambito della produzione di energia, in particolare relativamente agli impianti di cogenerazione e teleriscaldamento posseduti da Hera. Gli interventi di revamping e di efficientamento messi in atto permettono anche di beneficiare, in alcuni casi, dei Certificati bianchi, il cui ottenimento è curato dal team interno di energy management. “In ogni area abbiamo avuto delle progettualità importanti: ciclo idrico e teleriscaldamento sono le nostre filiere che consumano di più, ma abbiamo sempre cercato di portare avanti l’efficienza su tutti i piani, ad esempio anche nella gestione delle sedi aziendali, anche se presentano consumi minori. Basti considerare che il piano d’azione della 50001 conta ben più di 200 interventi individuati e realizzati dal 2014 ad oggi. Il nostro obiettivo al 2030 è di ridurre del 10% consumi energetici rispetto al periodo pre-certificazione. Siamo già a buon punto, considerato che a fine 2021 i risparmi associati a interventi conclusi corrispondevano al 6,1%”. I progetti di questi anni sono stati quindi numerosissimi: a titolo di esempio è possibile citare il revamping di importanti sollevamenti delle centrali acquedottistiche, oppure la sostituzione delle soluzioni tradizionali di aerazione con gli innovativi sistemi a bolle fini negli impianti depurazione. Negli impianti di teleriscaldamento si è provveduto all’ammodernamento dei cogeneratori, mentre sulla raccolta dei rifiuti, oltre a operazioni periodiche di rinnovo dei mezzi, si è proceduto all’ottimizzazione dei percorsi di raccolta, con l’ausilio di software di intelligenza artificiale (AI), ottenendo un conseguente risparmio carburante. Sulla distribuzione gas si può infine citare la progressiva riduzione dei consumi di preriscaldo del gas, tramite azioni di ottimizzazione dei parametri operativi e installazione di dispositivi di equiripartizione dei flussi.
Impatto e opportunità del caro energia
Un approccio virtuoso che, per certi versi, è stato ulteriormente spinto dal caro energia di questi ultimi mesi: “C’è stato sicuramente un impatto molto forte, con maggiori costi e anche un incremento del rischio. C’è però da osservare che questa situazione rappresenta un’ulteriore leva a disposizione degli energy manager: quando una materia come l’energia diventa così preziosa, tale contesto può portare delle opportunità. In particolare, in base al principio dell’energy efficiency first, la riduzione dei consumi è la chiave di azione più efficace ed immediata per avere impatto sui costi e pertanto va valutata preliminarmente rispetto ad altri ambiti di indagine, per esempio relativi all’integrazione con fonti rinnovabili. Nel concreto, abbiamo attualizzato una serie di studi di fattibilità ebusiness plan realizzati in passato, che magari erano reputati non economicamente sostenibili con determinati prezzi dell’energia, mentre oggi, nell’attuale contesto, forniscono risultati molto differenti. Stiamo insomma cercando di raccogliere il più possibile dalle ottimizzazioni gestionali e provando ad accelerare la realizzazione di interventi che erano già nel nostro radar”.
Rinnovabili e partnership strategiche
Per quanto riguarda le fonti pulite, Hera già conta su una produzione rinnovabile termica da biogas da depurazione di fanghi, dalla geotermia asservita al teleriscaldamento (in particolare a Ferrara), così come quella associabile alla termovalorizzazione della quota biogenica dei rifiuti. “Recentemente è stata creata una struttura che si occuperà specificatamente di rinnovabili e punterà all’installazione di impianti fotovoltaici, prevalentemente su asset del Gruppo Hera e in un’ottica autoconsumo. Vi sono poi diverse iniziative allo studio che si focalizzano sulla filiera di produzione dell’idrogeno verde, mentre abbiamo dei target precisi per la produzione di biometano da frazione organica dei rifiuti: parliamo di 16,8 MSmc/anno al 2025 (equivalente ad un raddoppio della produzione attuale)”.
Un altro importante attività del team di energy management di Hera, in collaborazione con le altre filiere e società di servizi energetici del Gruppo, è lo sviluppo di partnership con le imprese del territorio, a loro volte impegnate in importanti progetti di decarbonizzazione. Ad esempio, attraverso la NewCo Biorg, nata dalla partnership di Herambiente con il Gruppo Cremonini, sarà ristrutturato un impianto a Spilamberto (MO) per produrre biometano e compost da rifiuti organici e reflui agroalimentari. Queste collaborazioni costituiscono anche un arricchimento professionale per l’energy manager: “Lavoro in Hera da ormai 13 anni, subito dopo la mia laurea in ingegneria energetica, e in questi anni la esperienza si è arricchita spaziando e conoscendo impianti molto diversi tra loro: dagli impianti di depurazione alle centrali di teleriscaldamento, sino a sistemi più convenzionali. Professionalmente questo costituisce una ricchezza incredibile. In questo team ho avuto la possibilità anche di lavorare a stretto contatto con in mondo industriale: in qualità di ESCO certificata, stringiamo spesso partnership con soggetti industriali esterni. Ho potuto così specializzarmi anche nei sistemi energetici impiegati in altri settori industriali: una contaminazione che reputo estremamente positiva”.
Le competenze dell’energy manager
Ma oltre alle strong skills sugli impianti, un buon energy manager deve possedere anche altre doti: “L’energy manager è una figura multidisciplinare, anzi penso che dovrà esserlo sempre di più. Servono competenze tecniche e impiantistiche sui sistemi, che a loro volta poggiano sui principi della termodinamica, ma anche conoscenze della normativa, dei mercati e dei meccanismi tariffari. La dimensione della struttura di energy management di Hera è tale da consentirci di operare una specializzazione nei diversi ambiti: alcuni colleghi si occupano più specificatamente di saving, altri di service (aspetti contrattuali) o dell’ottenimento dei certificati ambientali. In generale, credo però che l’energy manager debba possedere anche competenze più trasversali, come dialogo, interazione, problem solving, ovvero le cosiddette soft skills. Tipicamente l’energy manager non è la figura adibita alla gestione degli impianti, né il titolare dei dati in prima battuta: è piuttosto la figura che deve parlare col gestore, imparare dall’operativo, comprendere il problema, proporre delle soluzioni, ecc. Questo significa che siamo al centro di una serie di interazioni, per la gestione delle quali è molto importante lavorare sulla comunicazione. Qualche volta poi, l’efficienza energetica deve essere anche promossa e “venduta” internamente, spiegando come essa possa essere funzionale al core-business e come possa generare molteplici benefici in ambiti strategici, come la riduzione del rischio o l’incremento della proposta di valore. Diversamente, il rischio è che l’energy manager rimanga un super tecnico, bravo ma chiuso nel suo ufficio e senza capacità di incidere realmente”.
Per il futuro, Hera continuerà a guardare a un incremento della produzione rinnovabile (biometano, geotermia, ecc.), con il teleriscaldamento che dovrà essere caratterizzato da una maggiore quota di rinnovabili e cogenerazione. Asset come quelli dell’idrico saranno sempre più aperti a soluzioni innovative e digitali, mentre la collaborazione sul territorio con le aziende per favorire la decarbonizzazione continuerà a tenere banco, con una sempre maggiore integrazione del concetto di economia circolare con quello di efficienza energetica.