Obiettivi 2030, urgente stabilire il Burden Sharing delle rinnovabili tra le Regioni

Entro il 2030 il nostro Paese, per centrare gli obiettivi europei dovrà installare 70 GW di impianti da fonti pulite. Ma non è ancora stato stabilito esattamente dove

Pubblicato il 29 Ott 2021

agrivoltaico

Quali regioni dovranno impegnarsi maggiormente nei prossimi anni per consentire al nostro Paese di centrare gli obiettivi in materia di fonti pulite? Alcune indicazioni importanti arrivano da un’analisi di Elettricità Futura rilasciata in occasione della recente manifestazione Key Energy. Come noto l’Italia, come tutti gli altri Paesi europei e globali, deve impegnarsi nella transizione energetica, in vista del traguardo europeo a zero emissioni al 2050. L’Unione europea ha infatti fissato un target intermedio di riduzione delle emissioni di CO2 ad almeno il 55% al 2030 rispetto al 1990. In Italia, per il settore elettrico, rispettare il target significa incrementare la quota di energia rinnovabile dal 38% di oggi ad oltre il 70% al 2030. Oltre ai benefici ambientali in termini di riduzione delle emissioni inquinanti, L’installazione di almeno 70 GW di nuovi impianti per la produzione di energia rinnovabile, necessari a raggiungere il 72% di rinnovabili nel mix elettrico, permetterà di attivare al 2030 – nel solo settore elettrico – investimenti pari a 100 miliardi e di creare 90.000 nuovi posti di lavoro.

Ma per realizzare questi traguardi occorre innanzitutto un passaggio fondamentale: l’aggiornamento del PNIEC e la ripartizione del target tra le Regioni, il cosiddetto Burden Sharing. E qui arriviamo alla ripartizione degli impianti tra le regioni: attualmente il nostro Paese può contare su circa 57 GW di capacità da fonti pulite. Così distribuita: 18 GW tra Sud e Isole, 15 nel Nord Ovest, 12 nel Nord est e altrettanti nelle regioni del Centro. I nuovi 72 GW attesi nei prossimi 8 anni e rotti, saranno essere così collocati: 23 GW al Sud e Isole, 18 nel Nord Ovest, 15 al Centro e 14 nel Nord Est.

Il problema, naturalmente, è che l’Italia è il Paese europeo con le tempistiche più lunghe e i costi più alti per ottenere un’autorizzazione. Quasi il 50% delle richieste di autorizzazione non diventa un impianto e l’altro 50% lo diventa con quasi 6 anni di ritardo. Dunque, il ritmo da 8 GW/anno di capacità rinnovabile, necessario per raggiungere il target Green Deal 2030, è ancora molto lontano, tanto che oggi viaggiamo a un tasso di + 1 GW/anno di capacità rinnovabile installata ogni anno (periodo 2019-2021) .

Ecco perché serve individuare rapidamente dove andranno installati i nuovi impianti, così da favorire investimenti e strategie di operatori e istituzioni. Elettricità Futura ha perciò scritto una lettera – appello rivolta al Governo, alle Regioni e alle Soprintendenze affinchè il Governo approvi, entro la fine dell’anno, il nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) in linea con il target -55%. Inoltre è importante che le Regioni concordino tra loro, sempre entro la fine dell’anno, la ripartizione dei 70 GW da realizzare, nonché che le Soprintendenze non ne ostacolino la realizzazione.

“In questo momento in cui l’aumento dei prezzi delle commodity fossili desta non poche preoccupazioni, emerge con estrema evidenza che i vantaggi della decarbonizzazione vanno ben oltre la necessità di rispondere al cambiamento climatico, si estendono alla stabilità e alla competitività dei costi dell’approvvigionamento di energia. Il passaggio alle rinnovabili è la soluzione strutturale più efficace per uscire dal loop di crescita dei prezzi dell’elettricità, come sottolineato anche dalla Commissione europea”, ha evidenziato Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità futura.

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