Non ci si pensa spesso, ma la tecnologia ha un costo ambientale. Non solo l’energia che consuma il nostro smartphone o l’impatto ambientale per costruirlo e smaltirlo, ma la nostra vita quotidiana abilitata dalla tecnologia ha un importante impatto ambientale. Digital può essere anche green?
Green digital: quanta CO2 viene prodotta dalle tecnologie
Ogni ricerca su Google rilascia circa 7 grammi di CO2.
Le consegne urbane dell’ecommerce, diventato parte dei nostri comportamenti, ad esempio, potrebbero portare a un incremento delle emissioni di CO2 del 30% e a 11 minuti di traffico in più, secondo un rapporto del World Economic Forum.
Non si tratta quindi solo del Bitcoin; sebbene alcune soluzioni high-tech abbiano il potenziale per ridurre le emissioni di carbonio e aiutare a proteggere l’ambiente, ci sono anche degli svantaggi. La transizione digitale potrebbe richiedere fino al 20% della domanda globale di elettricità entro il 2030, rispetto all’1% di oggi. Secondo uno studio del MIT, addestrare un modello di intelligenza artificiale ha emissioni di CO2 pari a 5 auto, o 300 viaggi tra New York e San Francisco; ma addestrarlo con gli approcci usati sino al 2019 e un tasso di errore del 5% sarebbe costato oltre 100 miliardi di dollari, con uno sforzo computazionale che avrebbe portato a un consumo energetico pari a quello della città di New York in un mese.
Dobbiamo quindi scegliere se evolvere il nostro approccio all’innovazione tecnologica o rallentare il progresso.
Transizione digitale e sostenibilità
La tecnologia deve rispettare l’ambiente, ed è possibile con la giusta sensibilità. Come aziende di ogni settore stanno transitando verso una nuova sostenibilità del business con l’implementazione degli approcci ESG, tutti gli operatori della filiera ICT devono reinventarsi considerando il fattore “sostenibilità”. In seno alla Commissione Europea, nello scorso giugno è stata costituita la European Green Digital Coalition, per promuovere una transizione digitale nel rispetto della sostenibilità ambientale. A ottobre è stato creato anche un apposito gruppo di lavoro per la sostenibilità ICT.
La strada da fare è lunga. Tornando all’esempio dell’ecommerce: più ecommerce significa riduzione dei nostri spostamenti, ma anche 26% in più di veicoli in strada per le consegne. Ad oggi, quasi la metà degli operatori di logistica non misura i propri dati di impatto ambientale. Nonostante l’81,4% dei consumatori sarebbe propenso a scegliere soluzioni green qualora disponibili.
I workload di intelligenza artificiale, realtà virtuale, crittografia e big data analytics richiedono quantità enormi di energia. Alcuni data center hanno un consumo parificabile a quello di 80mila abitazioni, ma la pressione dal basso alla sostenibilità sta spingendo anche big tech a fare sempre maggiore uso di energie rinnovabili. Comunque, tra i principali cinque operatori cloud, ci sono differenze di impatto energetico anche del 90%.
D’altra parte, le tecnologie digitali svolgono un ruolo fondamentale per la transizione energetica, che non sarebbe possibile senza dati.
Non si può più prescindere dalla pianificazione della transizione digitale con attenzione all’impatto ambientale.
L’evoluzione delle tecniche di green computing, dalla progettazione al design dei data center all’ottimizzazione energetica, sino ai protocolli di riciclo dell’hardware, si stanno affermando tra i principali operatori.
La migrazione al cloud può avere un impatto anche del 50% sui consumi energetici, grazie a virtualizzazione e migliore allocazione delle risorse on demand. L’utilizzo della stessa intelligenza artificiale può essere reso più sostenibile con tecniche few shot, zero shot o approcci ibridi.
Tuttavia, è l’operatore medio ICT che usa, vende e scrive software l’interlocutore da sensibilizzare, insieme all’utente finale, considerato l’opportunità epocale degli incentivi del PNRR. L’efficienza degli algoritmi è argomento non banale, passare da algoritmi tradizionali ad algoritmi indicizzati o hashed può portare l’impatto energetico quasi a zero; la definizione di architetture con algoritmi dinamici di energy allocation consente di sfruttare dinamicamente le infrastrutture a consumo energetico inferiore.
Rilevazioni recenti confermano che spesso il consumatore non ha una visione completamente informata dell’impatto aziendale delle azioni quotidiane.
Proprio in questo contesto, sono le aziende a dover fare un passo avanti per una tecnologia sostenibile, per il green digital che abilita un business nuovo, con al centro l’uomo.
Aziende più redditizie, ma più sostenibili nei rapporti e con l’ambiente, grazie a dati e tecnologia, perché i dati sono la risorsa che tutti hanno già in casa. Il consumatore oggi è infatti ben disponibile a ingaggiarsi in experience connesse con aziende e brand che aiutino a sviluppare un migliore approccio alla sostenibilità.