Dopo anni di ritardi e di passi in avanti fin troppo timidi, qualcosa inizia finalmente a muoversi in Italia sul fronte della Smart Mobility, che poi in questa fase riguarda soprattutto una singola tecnologia, quella delle vetture elettriche. Questa la principale conclusioni dello Smart Mobility report 2020 dell’Energy & strategy Group del Politecnico di Milano, che fa il punto sullo stato e le prospettive della mobilità elettrica. Che, ormai, rappresenta un paradigma con cui occorre fare necessariamente i conti nel settore dei trasporti: queste vetture sono prodotte in diverse tipologie dalle principali case automobilistiche globali, hanno raggiunto performance incoraggianti e, soprattutto, anche l’infrastruttura di supporto (le famose colonnine di ricarica) sta arrivando a dei numeri confortanti. Il fattore prezzo, inoltre, pesa meno rispetto al passato: il costo iniziale di acquisto resta superiore rispetto ai veicoli tradizionali, ma il Totatal Cost of Ownership, cioè il costo totale che deriva dal possedere un veicolo elettrico, è inferiore se si considera la vita utile del mezzo. Non a caso anche in questo 2020 segnato dalle pandemia, la mobilità elettrica ha fatto decisamente meglio del settore automotive nel suo complesso: basti pensare che nei primi 9 mesi del 2020 le immatricolazioni, circa 972.000, sono calate del 34% rispetto allo stesso periodo del 2019 (1,4 milioni). Al contrario, il mercato delle auto elettriche – “full-electric”, sempre più apprezzate, e “ibride plug-in” – è andato in controtendenza: tra gennaio e settembre le immatricolazioni hanno superato il 3% del totale (+2% rispetto al 2019), attestandosi a quota 30.000, cioè il 155% in più rispetto allo stesso periodo del 2019, permettendo agli operatori del settore di centrare o addirittura incrementare i propri obiettivi di vendita.
I numeri della mobilità elettrica
Nel 2019 erano state immatricolate nel nostro Paese 17.065 auto elettriche (di cui 10.566 “full-electric”, più che raddoppiate, e 6.499 “ibride plug-in”) su circa 2 milioni di immatricolazioni totali, di cui il 70% nel Nord Italia, il 24% al Centro e appena il 6% al Sud. Sia questi numeri che quelli parziali del 2020, ovviamente, rappresentano soltanto una piccolissima frazione della mobilità elettrica mondiale, che nel 2019 ha visto ben 2,3 milioni di autoveicoli elettrici immatricolati. La Cina, in particolare, rappresenta il più grande mercato mondiale con quasi 1,2 milioni di autoveicoli immatricolati nel 2019 (+3% rispetto al 2018), il doppio dell’Europa, che si conferma il secondo mercato con 600.000 immatricolazioni (+44%). Seguono gli Stati Uniti (320.000, -12%) e a notevole distanza il Giappone (44.000, -16%). In Europa guida la classifica la Germania con 100.000 auto elettriche immatricolate (+60% rispetto al 2018), seguita da Norvegia (80.000, +9%) e Gran Bretagna (72.000, +21%) – i tre Paesi che insieme rappresentano circa la metà delle nuove immatricolazioni europee – poi Olanda (67.000, +146%) e Francia (61.000, +34%).
Cosa spinge la crescita
Ma, nonostante il ruolo per ora trascurabile dell’Italia, i numeri positivi del 2020 non devono essere affatto sottovalutati: “Tra i fattori che hanno favorito la crescita – commenta Simone Franzò, Direttore dell’Osservatorio Smart Mobility dell’E&S Group – ci sono certamente il rafforzamento degli incentivi all’acquisto, l’incremento dei modelli “elettrificati” (88 al primo semestre 2020, di cui 50 PHEV e 38 BEV, in totale 26 in più rispetto all’anno prima) offerti in Italia dalle case automobilistiche, che hanno rivisto al rialzo i target di vendita dei prossimi anni, e l’ulteriore aumento dell’infrastruttura di ricarica: i punti di ricarica pubblici e privati a uso pubblico ad agosto erano oltre 16.000, il 20% in più rispetto a fine 2019”. Più nel dettaglio, il nostro Paese a fine 2019 poteva contare su 9.100 i punti di ricarica pubblici (+170% sul 2018, un ritmo di oltre 100 punti percentuali superiore allo scenario europeo), di cui 8.300 di tipo “normal charge”, cresciuti del 191% rispetto al +51% dei “fast charge”. Considerando i punti di ricarica pubblici e privati ad accesso pubblico, ad agosto 2020 il numero sale appunto a 16.000 unità, distribuite in maniera disomogenea tra le Regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Toscana sono le uniche con più di 1.500 punti di ricarica) e con una netta prevalenza (60-65%) di installazioni in ambito urbano, su strada o in parcheggi pubblici. Il rapporto stima poi la presenza di altri 17-20.000 punti di ricarica esclusivamente privati, di cui circa 8.000 installati nel solo 2019 (+90% sul 2018 e per l’80% relativi a wallbox), di cui oltre la metà nel Nord Italia e nel 65-75% dei casi presso abitazioni, il rimanente presso aziende.
Le prospettive future della mobilità elettrica
Ma quali sono le prospettive della mobilità elettrica nel nostro Paese? Il report prende in considerazione tre diversi scenari: uno “base” che ipotizza 3,5 milioni di auto elettriche circolanti al 2030, uno “moderato” abbastanza in linea con gli obiettivi del PNIEC, che ne immagina 5,5 milioni, e uno “accelerato” secondo cui gli autoveicoli elettrici tra 10 anni sarebbero 7 milioni, cioè il 20% del circolante totale, con il 65% di nuove immatricolazioni nel 2030 legate a modelli elettrici. Analoghe stime sono state fatte relativamente all’infrastruttura di ricarica sia pubblica, che nel 2030 potrebbe oscillare da un minimo di 47.000 punti di ricarica a un massimo di 70.000, sia privata, da 1,8 a 3,9 milioni.
“Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC) fissa a 6 milioni le auto elettriche che dovrebbero circolare in Italia nel 2030, a fronte delle attuali 70.000. Se vogliamo raggiungere o addirittura superare questi obiettivi si stima che debbano essere investiti nei prossimi 10 anni circa 200 miliardi di euro, tra autovetture e infrastrutture di ricarica, opportunamente favoriti, quantomeno nel breve periodo, da meccanismi di supporto adeguati. Tutti e tre gli scenari prevedono che l’impatto ‘vero’ dei veicoli elettrici inizi a vedersi già nel 2025, seguito poi da una crescita molto sostenuta nel periodo 2025-2030 – conclude Franzò -. La differenza significativa tra le diverse proiezioni deriva dal fatto che ci si trova ancora in una prima fase di sviluppo del mercato italiano della mobilità elettrica: lo scenario “base” prevede il mantenimento del trend dell’ultimo biennio, mentre quello moderato e soprattutto quello accelerato comportano l’avvio di meccanismi di supporto rilevanti per modificare le abitudini di acquisto e permettere lo sviluppo di un’opportuna infrastruttura di ricarica”.
Le condizioni di contorno create dai policy maker e dagli operatori incideranno insomma in maniera significativa sul futuro della mobilità elettrica nel nostro Paese: per questo motivo, secondo l’Energy & Strategy Group, agire in maniera sinergica su tutti i fattori è condizione necessaria per consentire al nostro Paese di collocarsi ai primi posti in Europa, con evidenti ricadute positive sulla filiera e su tutto il sistema-Paese.