Sostenibilità

Il risparmio energetico passa dai dispositivi smart

Secondo dati UNEP, gli edifici utilizzano circa il 40% dell’energia globale, il 25% dell’acqua, il 40% delle risorse naturali ed emettono un terzo dei gas serra. Un controllo “smart” e accurato dei consumi porta come conseguenza la loro riduzione, sottolineando comportamenti virtuosi e inefficienze

Pubblicato il 03 Ott 2020

Matteo Utzeri

Joule 4.0

risparmio energetico

Sebbene le persone siano sempre più consce dell’emergenza climatica, come affrontare la transizione energetica rimane un tema molto dibattuto. Le opinioni sono discordi fra chi sostiene che sia di primaria importanza focalizzarsi su nuove politiche pubbliche e regolamentazioni delle attività delle grandi imprese e chi invece basa tutto sulle capacità dei singoli individui di dare un contributo.

Un report del CDP, Carbon Disclosure Project, in collaborazione con il Climate Accountability Institute, precisa che all’incirca il 70% delle emissioni di gas serra globali sono imputabili a sole 100 grandi imprese. Ciò mette in ombra gli sforzi individuali e obbliga a un ripensamento dei sistemi industriali, politici ed energetici a livello globale.

In conseguenza di ciò, sono in molti, soprattutto nei paesi più sviluppati, a soffrire oggi di un disturbo denominato “eco-anxiety”, che fa sentir loro un senso di impotenza causato dal cambiamento climatico e dai problemi a esso correlati.

Misurare l’impatto ecologico delle persone

Sebbene il cambiamento debba necessariamente passare prima di tutto attraverso i canali delle politiche pubbliche e delle strategie aziendali, gran parte degli scienziati concorda che l’impegno individuale debba essere incoraggiato, responsabilizzato e attrezzato con gli strumenti necessari.

Ciò significa non solo favorire la scelta di prodotti e stili di vita eco-compatibili, ma soprattutto fornire una misurazione dell’impatto ecologico ridotto tramite questi.

Infatti, l’assenza di un sistema di misurazione associa agli sforzi dei risultati alquanto vaghi e uniformi, demoralizzando ulteriormente l’individuo e mal indirizzando le sue energie. Così, anche limitando l’uso degli impianti di riscaldamento, scegliendo lampadine a risparmio energetico, evitando sprechi di cibo, energia e acqua, l’impressione che rimane alle persone è che tutti gli sforzi siano inutili.

Per queste ragioni, si rende necessario l’ausilio di una tecnologia che permetta alle persone, nel loro piccolo, di rendersi conto dell’utilità del proprio contributo. Ancor di più, tale tecnologia diventa imprescindibile nel direzionare le persone verso il miglior impiego del loro sforzo.

Il consumo degli edifici

In particolare, l’individuo genera la maggior parte della sua impronta energetica per il mantenimento della propria abitazione. Secondo dati UNEP, gli edifici utilizzano circa il 40% dell’energia globale, il 25% dell’acqua, il 40% delle risorse naturali, ed emettono un terzo dei gas serra.

A livello europeo, il consumo di energia a livello abitativo ha continuato a crescere dal 2000 in poi, raggiungendo un picco nel 2017. Inoltre, soprattutto negli ultimi anni, il prezzo dell’energia (in particolare in Italia) è aumentato a causa del rincaro di imposte e costi di trasporto.

Secondo dati Eurostat, all’incirca il 79% dell’intero consumo energetico di una abitazione è diretto al riscaldamento degli ambienti e dell’acqua, mentre il rimanente è diviso tra raffrescamento, cottura delle pietanze e illuminazione. Spesso, i sistemi di riscaldamento sono centralizzati, attivi a orari prefissati, e in generale danno luogo a notevoli inefficienze energetiche. Ciononostante, può rivelarsi difficile, se non impossibile, stabilire precisamente quale sia il proprio consumo energetico, cercando di desumerlo dalla spesa mensile, senza tener conto delle costanti variazioni del prezzo della materia prima, delle imposte e dei costi di gestione. Perciò, è necessario dotare ogni abitazione di strumenti tecnologici facili da utilizzare e interpretare, che forniscano puntualmente i dati relativi al consumo, rapportandoli con la media dell’edificio, quartiere e città, e che possano dare alle persone una stima concreta della riduzione della propria impronta ecologica.

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Internet for things per risparmiare energia

Sfruttando la tecnologia dell’IoT e le previsioni elaborate dall’intelligenza artificiale, è possibile mettere in comunicazione le varie stanze della casa con un’unica piattaforma che registra i consumi attuali, stima quelli futuri, raccoglie dati atmosferici come temperatura e umidità, e permette alle persone di rimanere in contatto con la propria impronta ecologica. Per di più, è possibile inserire questo sistema in un assistente vocale che fornisce i dati su richiesta ed elabora rapporti semplici e immediati riguardo l’impronta ecologica della persona. Per connettere la piattaforma centrale con le varie stanze della casa possono essere utilizzati dei terminali da collegare alle prese di corrente, in grado di comunicare tra di loro e di mantenere il consumo di energia al di sotto di una soglia preimpostata dall’utente o dal sistema stesso. In questo modo, se un elettrodomestico dovesse consumare più della soglia, i dispositivi automaticamente disattivano il flusso ed evitano lo spreco. Alla fine del periodo di misurazione, delle notifiche riferiscono all’utente l’entità del risparmio in termini energetici e di sostanze inquinanti immesse in atmosfera.

Un controllo “smart” e accurato dei consumi porta inevitabilmente alla loro riduzione, sottolineando comportamenti virtuosi e inefficienze. La conseguenza è che l’utente è portato al risparmio economico ed energetico e può contribuire al suo benessere e a quello dell’ambiente.

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Matteo Utzeri
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