Investimenti

Rinnovabili: investimenti delle utility positivi prima dell’emergenza Covid-19

Secondo quanto rivela l’Irex Report 2020 di Althesys , nel 2019 ci sono state 211 operazioni per 10,2 GW di potenza e 9,5 miliardi di euro di valore. Nel 2020 le prospettive sono soprattutto legate alla semplificazione dei processi autorizzativi

Pubblicato il 11 Giu 2020

SDGS

Com’era la situazione per il mondo delle rinnovabili prima dell’esplosione dell’emergenza legata al Covid-19? Secondo quanto mette in evidenza l’Irex Report 2020 di Althesys, che mappa le operazioni utility scale – ossia di grandi dimensioni –  compiute dagli operatori, il quadro era piuttosto positivo. Soprattutto, nonostante l’inevitabile frenata legata alla crisi sanitaria, ci sono indicazioni che lasciano ben sperare anche per il 2020, soprattutto se si riuscirà a rimediare all’attuale lentezza nel rilascio delle autorizzazioni e dei permessi, che oggi rappresentano dei freni considerevoli sui nuovi progetti. Ma partiamo dai numeri relativi al 2019, che fanno riferimento agli investimenti svolti in Italia dalle imprese italiane ed estere e quelli fuori dai confini dai soli operatori italiani. Althesys ha mappato 211 operazioni per 10,2 GW di potenza e 9,5 miliardi di euro di valore, esclusi gli accordi di fornitura, che equivalgono a una crescita del numero di operazioni (+24%) e della potenza installata (+38%) mentre l’entità degli investimenti è scesa del 5,6%.

Eolico e fotovoltaico sempre più competitivi

Le attività nelle rinnovabili sono state favorite dal costante miglioramento dei rendimenti di eolico e fotovoltaico, sempre più competitivi con le fonti fossili, in talune condizioni anche in assenza di incentivi. Nella maggior parte dei dieci Paesi europei esaminati da Althesys, però, la discesa dei costi di generazione delle energie pulite deve però fare i conti – e ancora di più dovrà farli nel 2020 – con il drastico calo dei prezzi sui mercati elettrici, dovuti a quelli di gas e carbone. In che cosa hanno investito gli operatori? Il fotovoltaico è tornato a prevalere per numero di iniziative (49%) ma l’eolico (32%) mantiene le dimensioni maggiori, con 5 GW e 4,7 miliardi investiti. Rimane stabile l’idroelettrico (4%) mentre diminuiscono la smart energy (da 11% a 6%), le biomasse (da 7% a 4%) e l’efficienza energetica (da 11% a 2%). Da segnalare come le nuove frontiere tecnologiche, assenti nel 2018, coprano il 2% circa degli investimenti. Tra queste le principali prevedono lo sviluppo di sistemi di accumulo, abbinati sia a impianti a rinnovabili che a quelli termoelettrici. Inoltre, sono in aumento le attività di ricerca e sviluppo, che puntano anche alla creazione di una filiera nazionale delle batterie.

Investimenti esteri sempre rilevanti

Gli investimenti in nuova capacità tornano dunque a prevalere, con un valore totale di 5,3 miliardi Aumenta anche la potenza, che raggiunge i 6,4 GW, contro i 2,6 GW nel 2018.L’estero continua a essere uno sbocco fondamentale per gli operatori con 3,1 GW (48%) e 2,5 miliardi di euro (47%) di investimenti nel 2019, ma le percentuali sono significativamente diverse da quelle degli anni scorsi quando – per il blocco sostanziale del mercato nazionale – rappresentava una scelta quasi obbligata.  Questa ripresa è il risultato anche dell’avvio del decreto FER1, che dopo numerosi anni ha nuovamente promosso una incentivazione diretta dei nuovi impianti da fonti pulite. Il problema, però, è che più della metà di queste iniziative riguardano però progetti in Italia ancora in attesa delle necessarie autorizzazioni. La sfida, evidenzia Althesys, sarà trasformare questi progetti in effettive realizzazioni, date le perduranti complessità del processo autorizzativo italiano.

La necessità della semplificazione

Il tema della necessità della semplificazione delle procedure autorizzative è emerso con forza in tutti gli interventi che hanno preceduto la presentazione dell’Irex 2020, soprattutto in vista degli obiettivi europei al 2030 imposti dal Pniec. Basti pensare che alla velocità attuale del rilascio dei permessi autorizzativi ci vorrebbero ben 25 anni per riuscire a installare gli impianti eolici previsti per il 2030 e addirittura un secolo per il solare. Tempi che, ovviamente, sono inconciliabili con gli obiettivi e gli impegni assunti dall’Italia, dunque nel prossimo futuro il Governo dovrà necessariamente impegnarsi in tal senso, considerato che attualmente per le utility risulta complicato persino ottenere le autorizzazioni necessarie per i progetti di revamping e repowering, di cui necessiterebbero gli impianti installati all’inizio del boom delle rinnovabili. Un altro fenomeno censito dall’Irex 2020 è l’accentuazione della tendenza al consolidamento del mercato italiano. La capacità passata di mano nel 2019 è salita a 1,7 GW da 1,2 nel 2018, quasi interamente per le acquisizioni di impianti fotovoltaici ed eolici. Tanto che oggi i primi 10 player nazionali dell’eolico coprono circa il 58% della capacità, mentre nel fotovoltaico la percentuale è del 51%, molto lontana da quella frammentazione esasperata del mercato che si riscontrava ancora pochi anni fa.

Le sfide per il futuro

Il rapporto evidenzia inoltre come l’industria elettrica europea nel suo complesso stia accelerando la trasformazione sulla spinta delle politiche climatiche UE. Le venti maggiori utility europee hanno infatti aumentato del 29% la capacità rinnovabile in un decennio e avviato piani per il phase-out (addio) al carbone. In Europa, da oggi al 2040, il 36% degli investimenti nel settore elettrico sarà diretto verso le reti (smart grid), per un ammontare di circa 1.100 miliardi di euro. Lo sviluppo e l’ammodernamento delle infrastrutture elettriche è, infatti, un passaggio cruciale per permettere la trasformazione del modello energetico.

“Le analisi contenute nel rapporto – spiega Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – indicano chiaramente che la trasformazione del settore elettrico è un processo ineluttabile e che proseguirà a lungo. Il fermento che ha animato il mercato delle rinnovabili anche nel nostro Paese, comprensibilmente frenato dalla situazione sanitaria globale dei primi mesi del 2020, trova oggi terreno fertile per il rilancio degli investimenti indotto dal Green Deal europeo. La sfida sarà ora trasformare questi progetti in effettive realizzazioni, date le perduranti complessità del permitting. I risultati delle aste più recenti del DM FER1 dimostrano che serve un’accelerazione per cogliere i target 2030”.

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Gianluigi Torchiani

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