La crisi economica porta sempre con sè un rallentamento della domanda di energia: a questa regola non scritta non ha fatto eccezione l’emergenza Covid-19 e il successivo lockdown delle attività produttive, che sta comportando un netto decremento della domanda di elettricità. La conferma arriva da una stima effettuata dalla società di consulenza Althesys: inizialmente, l’effetto coronavirus era stato molto contenuto, con, addirittura, una crescita dei consumi rispetto al 2019 nella decima settimana dell’anno (2-8 marzo per il 2020), dopo il lockdown la discesa è arrivata a toccare punte oltre il 20% nella tredicesima e quattordicesima settimana (23 marzo-5 aprile). Anche ipotizzando una completa ripresa delle attività produttive a partire dal mese di luglio, Althesys stima che il calo del fabbisogno per l’intero 2020 potrebbe aggirasi intorno al -6% rispetto al 2019, per complessivi 302 miliardi di kWh, che equivarrebbero al livello di domanda più basso dal 2001.
A pagarne maggiormente le conseguenze sarebbero soprattutto produttori termoelettrici da fonti fossili come gas e carbone, mentre al contrario le rinnovabili dovrebbero tenere meglio, per effetto soprattutto della loro priorità di dispacciamento: in particolare, nel 2020 la produzione netta da FER dovrebbe raggiungere i 111 TWh, in contrazione del 3% rispetto al 2019. La contrazione dovrebbe interessare soprattutto l’eolico (-8%) e l’idroelettrico (-5%), mentre il fotovoltaico sarebbe sensibilmente meno coinvolto. In ogni caso, data la riduzione complessiva del fabbisogno, la quota delle rinnovabili è destinata ad aumentare, passando dal 40% del 2019 al 42% del 2020.
Dinamiche simili interessano anche altri Paesi europei: in Germania nel primo trimestre del 2020, infatti, le energie rinnovabili sono arrivate a coprire per la prima volta circa il 52% del consumo lordo di elettricità, in netta crescita rispetto al 44% nel primo trimestre 2019. Grazie al calo dei consumi, il raggiungimento dell’obiettivo FER complessivo per il 2020 sembra essere più alla portata per Berlino.
Le conseguenze per gli operatori
In ogni caso, il decremento della domanda vrà delle conseguenze economiche per la filiera dell’elettricità, che dovrebbero registrare una perdita di 5 miliardi di valore della produzione.una perdita di 5 miliardi di euro nel solo 2020, pari al 31% del valore complessivo, con riflessi che andranno a colpire, a catena, i produttori termoelettrici da fonti fossili, i rivenditori di energia, trader e retailer. Nonostante queste conseguenze sul breve termine, secondo Althesys la tenuta in prospettiva degli investimenti nel settore non appare a rischio, dal momento che i grandi progetti hanno soprattutto orizzonti di lungo periodo, che dovrebbero andare oltre l’emergenza COVID-19.
Come mette in evidenza il ceo di Althesys, Alessandro Marangoni: “L’analisi degli investimenti e delle M&A nelle rinnovabili dell’IREX Annual Report 2020, la cui presentazione è stata posposta rispetto al tradizionale appuntamento di aprile, lascia ben sperare. I numeri delle imprese italiane sono in crescita, sia in Italia che all’estero, e numerosi sono i progetti in itinere e che potranno svilupparsi nei prossimi mesi, una volta terminato il lockdown. Di riflesso, anche il sistema elettrico, al di là della temporanea riduzione della domanda, potrebbe uscirne senza dover perdere asset strategici e con la prospettiva di una pronta ripresa”.