Dopo anni segnati più da discorsi accademici che da numeri concreti, il mercato italiano della Smart Mobility sembra finalmente aver imboccato una strada giusta, per effetto soprattutto del boom dell’auto elettrica. Ma, in realtà, il nostro Paese è ancora estremamente lontano dal pieno raggiungimento dei suoi obiettivi di sostenibilità in materia di trasporti. Queste le principali indicazioni che arrivano dalla quinta edizione dello Smart Mobility Report dell’Energy & strategy Grup del Politecnico di Milano. Alla base delle necessità di una svolta intelligente della mobilità, ovviamente, ci sono le emissioni prodotte dal parco circolante: in Italia i trasporti sono il primo settore per emissioni di gas a effetto serra (104 milioni di tonnellate di CO2 equivalente nel 2018, per il 93% dovuti alla mobilità su strada), mentre a livello globale sono “solo” il secondo (8,2 miliardi di tonnellate su 49, +79% dal 1990). Non solo: mentre negli ultimi tre decenni a livello europeo ed italiano si sia assistito d una riduzione delle emissioni totali, il settore dei trasporti ha registrato un incremento sia a livello europeo (+20%) che italiano (+2%). Ecco perché, le tante iniziative a supporto della decarbonizzazione promosse a livello comunitario sono sempre più concentrate sul tema della mobilità. In particolare, cercando di spingere la mobilità elettrica, visto e considerato che le normative ambientali europee in vigore dal prossimo decennio dovrebbero forzatamente segnare la fine delle immatricolazioni a benzina e gasolio.
La crescita del mercato nazionale
Il report fa perciò il punto sullo stato dell’arte di questo segmento nel nostro Paese: oggi in Italia circolano 200.000 auto elettriche, il doppio di quelle (99.000, più 6.400 veicoli commerciali leggeri) che si contavano nel 2020, di cui circa 60.000 immatricolate proprio lo scorso anno, quasi il triplo (+251%) del 2019 e il 4,3% delle immatricolazioni totali. La crescita è ulteriormente proseguita tra gennaio e settembre 2021, con 100.000 nuove immatricolazioni, una crescita impressionante soprattutto se rapportata alle performance non brillanti del mercato dell’automotive. Le auto elettriche nel 2020 sono state comprate in particolare al Nord (67%), seguito dal Centro (26%) e dal Sud (7%), con una distribuzione regionale molto eterogenea che rispecchia, tra le altre cose, il diverso grado di diffusione delle infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico e degli incentivi locali all’acquisto o all’utilizzo dei veicoli elettrici.
Le ragioni dietro il boom
Ma quali sono le ragioni che spiegano la crescita del mercato nazionale degli ultimi mesi? Secondo l’Energy & Strategy Group ci sono tre fattori principali:
1) il potenziamento degli incentivi all’acquisto (all’ormai consolidato Ecobonus si sono aggiunti i bonus per le immatricolazioni tra agosto e dicembre 2020 e tra gennaio e dicembre 2021, contenuti rispettivamente nel Decreto Rilancio e nella Legge di Bilancio);
2) l’ulteriore incremento dei modelli elettrificati offerti dalle case automobilistiche, che puntano decisamente su questo mercato (a luglio erano 116 i veicoli plug-in, un terzo in più del 2020, di cui 71 PHEV e 45 BEV: dal 2015 sono quasi sestuplicati, con un’accelerazione nell’ultimo triennio, e oggi coprono pur non in modo omogeneo tutti i segmenti e le fasce di prezzo);
3) il potenziamento dell’infrastruttura di ricarica ad accesso pubblico, che a luglio 2021 contava circa 21.500 punti di ricarica (+34% rispetto a un anno prima), in particolare concentrati in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Trentino Alto Adige, Lazio e Veneto.
Obiettivi del PNIEC lontani
Eppure, nonostante questi numeri positivi, il report del Polimi invita alla calma. Anche se si continuasse con questo trend, l’Italia arriverebbe a disporre al 2030 di circa 4 milioni di veicoli elettrici, ben al di sotto degli obiettivi del PNIEC, che parla di 6 milioni di veicoli elettrici. Serve perciò un ulteriore scatto, con politiche attive ulteriormente a favore della mobilità a batteria. “Da qui al 2030 serve un deciso supporto normativo a favore della mobilità sostenibile, che può abilitare un giro d’affari pari almeno a 200 miliardi di euro, includendo l’acquisto dei veicoli e lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica, con potenziali benefici per tutta la filiera – Ha dichiarato Simone Franzò, Direttore dell’Osservatorio Smart Mobility dell’Energy & Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, -. Sono certamente una buona notizia i 38 miliardi stanziati dal PNRR (circa il 20% dei fondi disponibili) per promuovere iniziative come la diffusione delle infrastrutture di ricarica, o del biometano e dell’idrogeno nei trasporti, ma Francia, Germania e Spagna, ad esempio, hanno deciso di supportare maggiormente l’acquisto di veicoli elettrici, il cui elevato costo iniziale rispetto alle auto tradizionali rimane in Italia il principale scoglio da superare”.
Le ricadute ambientali
Sono perciò stati messi a punto altri due scenari più ottimistici: quello intermedio prevede che i mezzi elettrici potrebbero essere 6 milioni (oltre il 16% del parco circolante e il 55% delle nuove immatricolazioni), in linea con gli obiettivi del PNIEC al 2030. Quello avanzato stima che già nel 2025 i mezzi elettrici sarebbero oltre 2 milioni, con una quota di mercato del 35%, e nel 2030 addirittura 8 milioni, pari a oltre il 20% di tutte le auto su strada, con le nuove immatricolazioni che raggiungerebbero il 75% del totale trainate dai veicoli full electric. Per quanto riguarda, infine, le ricadute ambientale, la stima del report è che l’elettrificazione del parco circolante e l’introduzione di veicoli con soglie emissive ridotte da un lato, e la parziale dismissione dei veicoli più inquinanti dall’altro, porterebbe a una diminuzione delle emissioni di CO2 del 12% al 2025 e del 30% al 2030 se si proseguisse con il trend attuale, per arrivare a -17% al 2025 e -42% al 2030 nello scenario full-decarbonization.