Il tema del caro energia si è definitivamente imposto come uno dei più rilevanti nel dibattito pubblico, come dimostra il discorso di reinsediamento alla camera del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Che in un passaggio ha messo in luce come “Nuove difficoltà si presentano. Le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzo dell’energia. Preoccupa la scarsità e l’aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi”. In effetti, come abbiamo raccontato più volte su EnergyUp.Tech, le aziende stanno affrontando rincari anche a tripla cifra del gas e dell’elettricità, con conseguenze pesanti per la competitività sui mercati. Le ricadute sono poi su una vasta serie di prodotti poi consumati da tutte le famiglie italiane, come mette in luce giustamente questa analisi di Coldiretti. Il Governo, la scorsa settimana ha provato a mettere una parziale toppa con il cosiddetto DL Sostegni ter, che ha previsto interventi mirati al contenimento dell’aumento del costo della bolletta energetica per le imprese.
Più precisamente, il decreto prevede un pacchetto di tre misure destinato alla mitigazione del caro energia per le imprese produttive maggiormente esposte all’aggravio dei costi.
Innanzitutto l’Art. 14 prevede l’annullamento della voce in bolletta relativa agli “oneri di sistema”, per tutte le utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW. La misura sarà operativa per il primo trimestre 2022, e con decorrenza dal 1° gennaio 2022. A copertura di questa misura, sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro derivanti dall’utilizzo di una quota parte dei proventi derivanti delle aste delle quote di emissione di CO2.
L’Art. 15, invece, prevede misure straordinarie a sostegno delle imprese a forte consumo di energia elettrica (le cosiddette energivore ), i cui costi per kWh della componente energia elettrica hanno subìto un incremento del costo per KWh superiore al 30% relativo al medesimo periodo dell’anno 2019. In questi casi, è riconosciuto un contributo straordinario a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti, sotto forma di credito di imposta, pari al 20% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022. A copertura di questa misura, sono stati stanziati 540 milioni di euro derivanti dall’utilizzo di una quota parte dei proventi derivanti delle aste delle quote di emissione di CO2.
Il caso rinnovabili
Più controversa, invece, è quella parte relativa all’elettricità prodotta da impianti a fonti rinnovabili, a cui sostanzialmente si chiede di contribuire a frenare il caro energia. L’Art. 16 prevede infatti che a decorrere dal 1° febbraio 2022 e fino alla data del 31 dicembre 2022, sull’energia elettrica immessa in rete da impianti fotovoltaici di potenza superiore a 20 kW che beneficiano di premi fissi derivanti dal meccanismo del Conto Energia (un sistema di incentivazione estremamente generoso, ormai non più assegnato da 9 anni) non dipendenti dai prezzi di mercato, nonché sull’energia elettrica immessa da impianti di potenza superiore a 20 kW alimentati da fonte solare, idroelettrica, geotermoelettrica ed eolica che non accedono a meccanismi di incentivazione, è applicato un meccanismo di compensazione a due vie sul prezzo dell’energia. I valori dei prezzi che comporteranno la compensazione verranno decisi dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE); l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA), disciplinerà le modalità con le quali verrà data attuazione alle disposizioni del presente articolo.
Contro questa ultima misura, ritenuta capace di portare a significative distorsioni dei mercati energetici, si sono scagliate alcune delle principali associazioni di categoria, tra cui Anev, Anie Rinnovabili, Eurelectric Powering People, Elettricità Futura, Efet, European Federation of Energy Traders, Italia Solare, Solar Power Europe, Utilitalia, Wind Europe. Che hanno chiesto al governo di “ritirare l’articolo 16 del decreto legge e di iniziare un dialogo costruttivo per definire soluzioni efficaci e bilanciate per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia”. In particolare, le associazioni paventano che l’articolo 16 “potrebbe colpire la libera formazione dei prezzi richiesta dalla Regolazione elettrica del 2019, ponendo un prezzo di fatto inevitabile e determinato amministrativamente per ogni futuro Accordo di acquisti di energia”.
La grande maggioranza delle centrali a rinnovabili “riceverà un prezzo fisso di riferimento fino al 31 dicembre 2022, basato sui prezzi medi storici in Italia – si legge nella nota diffusa- . Queste misure complesse e discriminatorie danneggeranno gli obiettivi del Fit for 55, rovinando la fiducia degli investitori , con un enorme impatto sugli investimenti energetici e minando il corretto funzionamento del mercato elettrico interno dell’Ue”.