Sostenibilità

Perché il “green IT” è decisivo per la sostenibilità

Il cambiamento climatico si conferma una delle maggiori sfide globali per l’umanità negli anni a venire. Molte aziende e governi si sono posti obiettivi ambiziosi per raggiungere la carbon neutrality prima del 2050. Per raggiungere questo obiettivo, le aziende dovranno avviare un cambiamento lungo l’intera catena del valore del loro dipartimento IT (Information Technology)

Pubblicato il 13 Apr 2021

Giovanni Marinaci

Senior Consultant BCG Platinion

Antonio Spanò

Senior Consultant BCG Platinion

sostenibilità IT

La sostenibilità è considerata sempre di più una delle maggiori sfide globali per l’umanità ed è trasversale a ogni latitudine, cultura e settore industriale. L’IT non fa eccezione, sebbene si parli ancora poco del suo impatto rispetto a quello di altre funzioni aziendali. Tuttavia, le emissioni derivanti dall’IT ammontano già oggi al 3% delle emissioni totali di CO2, ed entro il 2030 tale cifra è destinata a triplicare in conseguenza della diffusione esponenziale della tecnologia digitale, rendendo così sempre più rilevante il ruolo di un “green IT” (1).

Nel piano che molte aziende e governi hanno elaborato per raggiungere la Carbon neutrality entro il 2050 (il cosiddetto obiettivo Net-zero), è necessario includere un processo di cambiamento strategico e organizzativo che rimodelli l’intera catena del valore IT. È un passaggio, quello della sostenibilità, indispensabile per migliorare sia efficienza IT e i costi operativi sia le performance ambientali portando benefici tangibili alle aziende anche in termini di predisposizione ad eventuali normative future e miglioramento dell’immagine verso i clienti e dipendenti. Una trasformazione delle organizzazioni in leader della sostenibilità.

IT e sostenibilità

La sostenibilità è una tendenza globale a cui aspirano organizzazioni che operano in ogni ambito. Il ruolo dell’IT in questo percorso è spesso sottovalutato. Se da una parte l’IT è oggi al cuore dello sviluppo e della crescita delle aziende, dall’altra è anche causa di emissioni aggiuntive che possono allontanare le aziende dal raggiungimento di obiettivi di sostenibilità.

Questo paradosso è destinato a diventare ancora più evidente all’aumentare dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Questa forte crescita del digitale determinerà gradualmente un sempre maggiore impatto su tre principali risorse strategiche:

elettricità

– acqua

– metalli rari

sostenibilità IT

Basti pensare che oggi il 3% del consumo globale di elettricità è generato solo dall’impatto dei Big data e del Cloud computing (e il 2% delle emissioni totali di GHG, ovvero di gas a effetto serra) (2).

Altrettanto significativo è l’impatto delle IT sul consumo di acqua. Con le attuali tecnologie, un data center di medie dimensioni (15 megawatt) utilizza all’incirca la stessa quantità di acqua (130 galloni o circa 492 milioni di litri) di tre ospedali di medie dimensioni, più di una piantagione di mandorli o di due campi da golf (3).

sostenibilità IT

Meno quantificabili, ma comunque macroscopici, sono gli effetti dell’estrazione dei metalli rari necessari, per esempio, per produrre smartphone e hard disk. In molte regioni del mondo tale processo è direttamente responsabile della desertificazione di intere aree un tempo ricoperte dalla vegetazione, dell’aumento dell’inquinamento atmosferico e del suolo, nonché della produzione di acque reflue ricche di scorie radioattive. (4).

sostenibilità IT

Questi impatti aumenteranno di pari passo con la crescita delle principali tendenze digitali. Per citarne alcune: il mercato dei Big data analytics da qui al 2027 è stimato crescere del 280%, il Cloud computing del 230% entro il 2023, il mercato globale dell’intelligenza artificiale del 988% entro il 2027.

Per mitigare l’impatto dell’IT sulla sostenibilità, grandi fornitori di tecnologia stanno aprendo la strada a nuove soluzioni, ad esempio il cloud computing per sostituire Data center esistenti meno performanti. Nonostante enormi progressi già compiuti dalle aziende più innovative nel mercato, c’è ancora ampio spazio per efficientare l’architettura IT e renderla più sostenibile.

Perché il dipartimento IT dovrebbe diventare “green”

L’ambizione di diventare campioni di sostenibilità ha spinto molti grandi gruppi, soprattutto del settore IT, a impegnarsi nel raggiungere la carbon neutrality (Net-zero) entro il 2050. Le aziende più ambiziose hanno addirittura fissato questo obiettivo per il 2030, come Apple, Microsoft, Facebook, Sky, Google, Ikea (e anche noi di BCG Platinion). Per queste aziende, non si tratta di una sola strategia di comunicazione, ma di una vera e propria visione di lungo periodo e di una volontà di costruire un nuovo modello di leadership che benefici dei vantaggi competitivi derivanti da una gestione sostenibile delle proprie attività.

Le ragioni per far diventare green il proprio IT sono molte e le abbiamo sintetizzate in cinque “diamanti”.

In primo luogo, un green IT può aiutare a contenere le emissioni di CO2 da un lato, in favore della sostenibilità, e dall’altro può portare a una riduzione dei costi operativi.

Il tema della conversione dei Data center in soluzioni cloud based, in particolare, costituisce un intervento centrale nella moltitudine di attività prioritarie. Questa transizione potrebbe portare da sola, infatti, a riduzione dei consumi elevate (in media tra il 10 e il 40%). Ulteriori elementi di riduzione del consumo energetico di un data center possono derivare da un corretto dimensionamento degli impianti, da una nuova soluzione di raffreddamento o dalla predisposizione in un layout più efficiente. I data center migliori della categoria spendono il 91% del consumo energetico per l’elaborazione (corrispondente a una Power Usage Effectiveness (PUE) di 1,1), mentre la media del settore è solo del 60% (corrispondente a un PUE di 1,67). Questo sottolinea un enorme potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra e il risparmio sui costi (5).

A tal proposito, è utile ricordare casi di grandi aziende che hanno fatto ricorso a soluzioni innovative per migliorare l’efficienza dei propri Data center. Come Google, che ha applicato algoritmi di machine learning per ottimizzare i server, facendo in modo che l’intelligenza artificiale governi il funzionamento degli impianti e sovrintenda la regolazione del raffreddamento in tempo reale. L’azienda tedesca Windcores, invece, costruisce piccoli data center in turbine eoliche con una capacità di 60 kW che possono essere alimentati fino al 90% dall’energia eolica, anche in caso di vento debole. La società svizzera Helio e la piattaforma di gestione di container Kubernetes combinano le loro tecnologie per offrire servizi cloud sullo spazio cloud più ecologico disponibile. Il cloud è solo uno degli interventi possibili e questi sono solo alcuni esempi delle soluzioni innovative offerte dalle nuove tecnologie.

Una seconda leva che spinge verso la rapida adozione di un IT più green riguarda l’aspetto normativo. Il Green Deal europeo sarà tradotto, secondo logica, in regolamenti e così gli acquisti “green” della pubblica amministrazione (il Green Public Procurement), i requisiti per la fornitura o l’implementazione di IT Green saranno inclusi nei bandi di gara sia pubblici che privati. Essere già in linea con queste nuove normative fornirà dunque un vantaggio competitivo immediato.

Una terza leva riguarda i comportamenti dei clienti e del mercato in relazione alla sostenibilità, destinati a cambiare. Le nuove generazioni di consumatori vogliono dimostrare di essere diverse e stanno già privilegiando nelle proprie scelte di consumo chi aderisce più sinceramente a valori green. L’88% dei consumatori desidera che i marchi lo aiutino a diventare più rispettoso dell’ambiente e ad avere uno stile di vita più etico. Le nuove generazioni raddoppiano quasi questa tendenza, con il 73% della Gen Z che afferma di essere disposta a pagare di più per prodotti sostenibili rispetto a Millennials (68%), Gen X (55%), Silent Generation (50%) e baby boomer (42%) (6). Posizionarsi come leader del mercato green sarà quindi anche un elemento a supporto della propria crescita.

Una quarta leva consiste nel rafforzare il purpose aziendale mettendo la sostenibilità al centro dei propri valori. Esistono anche certificazioni, come B-Corporation, che identificano aziende che implementano azioni a favore del clima e lavorano per adottare modelli di business più etici, nei quali viene preservato l’equilibrio tra purpose e profitti e viene considerato l’impatto di ogni scelta su lavoratori, clienti, fornitori, comunità e ambiente (7). A tal proposito, l’intero settore ICT ha concordato obiettivi e metodi per ridurre le emissioni di GHG, redigendo le guide per i sottosettori e fissando standard per il calcolo dei gas serra prodotti, con l’obiettivo di soddisfare gli Accordi di Parigi e raggiungere un target di -45% di emissioni entro il 2030.

Infine, dimostrare la propria responsabilità ambientale sarà un fattore chiave per vincere la battaglia nell’attirare i migliori talenti. Un’indagine dimostra come in 113 aziende dell’indice S&P 250, la percezione delle prestazioni nei confronti dell’ambiente e la reputazione in termini “green” hanno portato livelli più alti di soddisfazione nei dipendenti e migliori prestazioni economiche, senza alcun effetto collaterale.

In che modo il reparto IT può contribuire all’obiettivo Net-zero per il 2030

La creazione di un’organizzazione che raggiunga l’obiettivo di carbon neutrality richiede un cambiamento strategico e organizzativo da parte delle aziende. Questo cambiamento dovrà ridefinire l’intera catena del valore in un’ottica sostenibile, dai KPI IT, alla IT governance, al modello operativo IT, alla progettazione di soluzioni e prodotti più efficienti nel loro intero ciclo di vita, dall’acquisizione applicazioni, hardware e servizi sostenibili e allo smaltimento di quelli obsoleti.

Alle aziende che intendono affrontare questa trasformazione, il consiglio è di avvalersi del supporto di:

• un approccio strutturato, olistico, fondato su un framework che aiuta a misurare la maturità green delle tecnologie in uso, mettere a fuoco le proprie ambizioni e definire un percorso di evoluzione per raggiungerle

• una Control tower della sostenibilità per monitorare costantemente le proprie prestazioni, sviluppare idee e strategie ad ampio raggio, prioritizzare le iniziative green e accelerare con azioni mirate il viaggio dell’azienda verso un futuro più sostenibile con un approccio proattivo

• un team di esperti senior del mondo della tecnologia, del business e della sostenibilità in grado di progettare, pianificare e implementare il percorso del green IT.

Credo che il nostro maggiore impatto sarà generato attraverso il lavoro con i nostri clienti. Per questo, nel nostro ambito, stiamo già realizzando oltre 350 progetti in tema di cambiamento climatico e ambiente con più di 250 organizzazioni ogni anno.

Vogliamo dare il buon esempio, impegnandoci a raggiungere l’obiettivo Net-zero entro il 2030, per:

– ridurre l’impatto negativo sul clima delle attività e della value chain

– neutralizzare il restante impatto sul clima investendo fino a 80 dollari per tonnellata di CO2 in innovative azioni di rimozione della CO2 entro il 2030

– contribuire a definire l’agenda globale per il clima promuovendo relazioni a lungo termine con alcune tra le più importanti e innovative organizzazioni come il World Economic Forum.

Hanno collaborato alla stesura di questo articolo:

Jan Wulff, Sebastian Hagen, Marek Molisz, Kim Tran – BCG Platinion.

Fonti:
  1. UN environment Emissions Gap Report (2019); IEA (2019); Belkhir & Elmeligi (2017); Andrae & Edler (2015), Kleyman, 2016
  2. Statista, Sloan Review, Forbes, Fortune Business Insights, BCG Platinion
  3. Blog David Mytton; Bloomberg, based on permits for a Microsoft facility
  4. Populationgrowth, Yale
  5. Uptime Institute, Energy Star
  6. First Insight, Futerra, Forbes
  7. bcorporation

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