I rifiuti non sono soltanto materiali di scarto, ma possono essere rivelarsi estremamente utili per la produzione di energia. Alcuni processi sono già da tempo consolidati e funzionanti, altri più innovativi sono ancora in fase di studio e di sperimentazione e guardano all’integrazione con le altre fonti rinnovabili. In questo senso va un progetto nell’ambito del Progetto europeo Waste2GridS – W2G, Rifiuti per le Reti (elettriche e gas) messo a punto da ENEA, insieme a Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), Technical University of Denmark e gruppo industriale Solidpower, che mira alla produzione di energia elettrica da rifiuti organici.
Più nel dettaglio il cuore del processo è rappresentato dalla tecnologia rSOC (Celle a Combustibile a Ossidi Solidi Reversibili) che, oltre a produrre energia elettrica da rifiuti, utilizza l’elettricità in eccesso da fonte eolica e fotovoltaica per produrre combustibile gassoso da impiegare nei trasporti o da immettere nella rete di distribuzione del gas naturale. Diventa così possibile trasformare in opportunità la gestione di rifiuti e residui organici, utilizzando l’energia elettrica prodotta in eccesso da fonti rinnovabili (ad esempio nei momenti di picco dell’attività solare) che altrimenti andrebbe persa. Attualmente, invece, l’energia elettrica in eccesso di queste regioni viene trasferita nel resto d’Italia, ma con la progressiva penetrazione di eolico e fotovoltaico nel mix energetico nazionale prevista dagli obiettivi al 2030, la sovrapproduzione diventerà sempre più complessa da gestire.
Il rischio sarebbe quello di rallentare la diffusione e lo sfruttamento delle fonti rinnovabili: gli innovativi sistemi rSOC consentirebbero di utilizzare questa sovrapproduzione e, in combinazione con lo sfruttamento dei rifiuti organici, di produrre biometano. In un contesto di crescente penetrazione di fonti rinnovabili non programmabili, la tecnologia rSOC consente dunque di valorizzare l’eccesso di produzione e di migliorare la gestione e la stabilità del sistema elettrico, favorendo l’integrazione tra la rete gas e la rete elettrica e le moderne politiche in ambito di rifiuti. Non a caso la direttiva europea Waste fissa per il 2030 una quota del 60% di separazione dei rifiuti urbani per il loro riutilizzo o la loro valorizzazione energetica, se non più riciclabili. Il lavoro condotto dal team ENEA nel progetto si è concentrato sulla valutazione della potenzialità dell’Italia ad accogliere questa tecnologia. L’analisi si è focalizzata su quattro regioni chiave del sud Italia, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria, che costituiscono la zona di mercato per l’energia elettrica definita come SUD, dove si stima al 2030 un incremento dell’eccesso di energia rinnovabile non programmabile.