Il 2020 è stato un anno estremamente particolare per il mondo dell’energia, a causa della pandemia che ha inevitabilmente impattato su consumi e progetti. Eppure, secondo la ventiduesima edizione del World Energy Markets Observatory (WEMO) di Capgemini, il trend di crescita delle rinnovabili e i progressi tecnologici delle risorse sostenibili non sembra averne risentito in maniera particolare, con il mondo che sembra confermare il suo cammino verso la decarbonizzazione e la transizione energetica. Secondo il report di Capgemini, il significativo calo dei consumi dovuto alla pandemia di COVID-19 ha portato alla più grande riduzione delle emissioni di gas serra mai registrata dai tempi della seconda guerra mondiale. Le stime prevedono infatti una diminuzione delle emissioni tra il 7 e l’8% nel 2020, come risultato delle restrizioni agli spostamenti e del forte rallentamento dell’attività industriale. Eppure gli obiettivi a lungo termine in materia di cambiamento climatico sono ancora molto difficili da raggiungere, anche perchè la stima di Capgemini è che probabilmente si assisterà a un nuovo incremento delle emissioni man mano che il mondo tornerà alla normalità una volta superata la pandemia.
L’avanzata delle rinnovabili
Un altro punto saldo del report è che la generazione di energia da fonti rinnovabili e le tecnologie di stoccaggio si stanno sviluppando rapidamente. In particolare, gli investimenti in fonti pulite rappresentano più della metà di quelli globali per la produzione di energia elettrica, anche se in misura maggiore nei paesi sviluppati rispetto a quelli in via di sviluppo. Grazie alala crescita del mercato delle rinnovabili e il progresso tecnologico, il costo dell’energia eolica e solare ha registrato una nuova riduzione di oltre il 10% nel 2019, con un calo costante mese dopo mese. L’eolico offshore sembra oggi essere un settore promettente, mentre il problema rimane il consenso su quello onshore. Al contempo, l’Europa sta distintamente facendo passi avanti nello sviluppo delle tecnologie a idrogeno come fonte di energia green. A luglio 2020 la Commissione Europea ha deciso di stanziare una cifra compresa tra i 180 e i 470 miliardi di euro da investire entro il 2050 per portare la quota di energia da idrogeno green al 12-14% all’interno del mix energetico europeo.
La necessità delle Smart Grid
Come noto, però la crescente presenza di fonti rinnovabili non programmabili come eolico e fotovoltaico rende problematica l’affidabilità delle reti elettriche, come si è peraltro visto durante i mesi di lockdown, quando per effetto della diminuzione della domanda le energie alternative sono arrivate a coprire sino al 60-70% della domanda. In questo frangente si sono registrati dei blackout parziali in Germania e nel Regno Unito, a dimostrazione del fatto che le reti e le normative non si sono adeguate e che occorre un’evoluzione in senso smart delle reti. La stabilità della rete in queste particolari condizioni richiede asset per una produzione programmata, capacità di stoccaggio o flessibilità di consumo funzionale. La notizia positiva, secondo Capgemini, è che numerosi strumenti e risorse digitali hanno raggiunto la maturità e sono disponibili per migliorare prevedibilità, affidabilità e stabilità della rete, oltre alla sicurezza dell’approvvigionamento, accelerando la transizione energetica.
L’importanza della digitalizzazione
In prospettiva, un ulteriore notizia positiva per la decarbonizzazione potrebbe arrivare dai piani economici post COVID-19; ben un terzo dei 750 miliardi di euro del Recovery Fund sarà dedicato a progetti di sostenibilità e transizione energetica e anche i piani degli Stati membri prevedono di dedicare quote simili per i propri progetti ambientali. Secondo il report si tratta di un ottimo passo avanti; tuttavia sarà cruciale il modo in cui tali piani verranno implementati. Il report raccomanda quindi di monitorare questi fondi per la sostenibilità e di rafforzare la condizionalità “verde” necessaria per l’assegnazione.
In particolare, secondo Capgemini, occorre fissare un prezzo adeguato alle emissioni di carbonio e/o imporre tasse sulla CO2 e, in particolare, sui prodotti importati, oltre a migliorare il monitoraggio delle emissioni di metano. Oltre all’incentivazione delle fonti pulite e alla costruzione di impianti di produzione di energia carbon-free, il suggerimento che arriva è quello di garantire una gestione sicura della rete con una quota maggiore di energie rinnovabili intermittenti ,aumentando la digitalizzazione delle reti.