Adottare modelli di business sostenibili, ripensando ad esempio i processi interni e produttivi legati al riciclo e allo smaltimento dei rifiuti elettronici, rappresenta un passo fondamentale per il futuro del nostro pianeta. Un fenomeno, quello degli e-waste, che riguarda la continua dismissione di rifiuti elettronici, datati e obsoleti, nell’ambiente.
“Nel 2019, l’ONU ha rivelato che i consumatori producono 53,6 milioni di tonnellate metriche di rifiuti elettronici ogni anno. Tuttavia, malgrado questi volumi tanto elevati, solo il 17,4% dei rifiuti elettronici viene raccolto e riciclato. È chiaro che gli attuali modelli non riescono a tenere il passo con la quantità di rifiuti prodotti e questo ha ripercussioni devastanti sull’ambiente.
La dematerializzazione rappresenta una soluzione concreta a questo problema e una pratica che le aziende devono adottare con urgenza se vogliono ridurre il loro impatto ambientale e raccogliere anche dei benefici economici, così come il caso Canon ha dimostrato. In linea con la sua filosofia aziendale Kyosei “Vivere e lavorare insieme per il bene comune”, Canon persegue già da tempo una strategia votata alla dematerializzazione per diverse gamme di stampanti B2B, giunte al termine della loro vita utile. L’azienda offre infatti ai suoi clienti in tutta Europa l’opportunità di noleggiare grandi stampanti per ufficio, che vengono ritirate al termine del noleggio per poi essere rigenerate o ricondizionate. Con questa buona pratica, Canon è riuscita a ridurre l’uso di materie prime fino all’80%, abbattendo le emissioni di CO2 prodotte dall’approvvigionamento, la lavorazione e il trasporto di queste materie.
Ricadute economiche positive
Negli ultimi anni, il programma ha riscosso un enorme successo con un risparmio di oltre 38 milioni di kg di materiale, riciclando e rigenerando i prodotti già presenti nell’ecosistema. Questo modello di produzione “circolare” ha avuto anche ricadute economiche positive, consentendo a Canon di utilizzare parti già esistenti anziché acquistarne di nuove.
Un modello di produzione circolare che l’azienda continua a implementare anche in considerazione del radicale cambio di paradigma che la pandemia ha causato nei modelli di lavoro, sempre più ibridi.
Il diffondersi del lavoro da remoto ha infatti aumentato il numero di dispositivi hardware, tra i quali computer portatili, smartphone e chiavette WiFi, entrati a far parte dell’ecosistema aziendale per supportare l’ufficio domestico. Recentemente, l’ONU ha rilevato che solo il 17,4% dei rifiuti elettronici viene riciclato, e questo rappresenta un grosso problema. Se pensiamo, per esempio, ai computer portatili, 160.000 dispositivi ogni giorno vengono destinati in discarica in UE, tuttavia il 70% di questi potrebbe essere riutilizzato.