Nell’Unione europea si producono ogni anno più di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti di tutti i generi. È la stessa UE ad affermarlo come premessa agli sforzi che sta compiendo per promuovere un’economia circolare da qui ai prossimi decenni. A tale scopo, nel febbraio 2021 il Parlamento europeo ha sollecitato norme più severe sul riciclo, insieme a obiettivi vincolanti sull’uso e sull’impronta ecologica dei materiali da attuare entro il 2030. Inoltre, è proprio di questi giorni l’accordo provvisorio raggiunto da Consiglio e Parlamento europeo sulla direttiva “Right to repair” che promuove la riparazione di beni rotti o difettosi al posto della loro sostituzione.
La ratio di questi provvedimenti è quella di diffondere modelli di produzione e consumo basati su condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti il più a lungo possibile. Economia circolare, infatti, significa tutto questo e si contrappone ai principi tradizionali dell’economia lineare che vertono invece sullo schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”.
Il ruolo dell’economia circolare nell’industria elettronica
Tra i settori in cui il concetto di economia circolare può essere applicato con maggiore successo rientra quello dell’elettronica. Un settore trainante nell’era della digital transformation le cui dinamiche “lineari” prestano tuttavia il fianco a fenomeni impropri come l’obsolescenza programmata che riduce di default il ciclo di vita dei prodotti. Secondo le stime del Global E-waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite, le ultime disponibili, nel mondo si producono più di 54 milioni di tonnellate di cosiddetti RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche).
Nel 2023 in Italia la raccolta complessiva di questa tipologia di rifiuti è stata pari a 348.051 tonnellate, un dato in controtendenza rispetto alle percentuali di riciclo degli altri rifiuti su cui gli italiani risultano molto più virtuosi. Nel caso dei RAEE, invece, gli italiano si posizionano agli ultimi posti in Europa. È un peccato se si considera che dal riciclo di 1.000 tonnellate di rifiuti elettronici domestici, a detta del consorzio Erion Weee dedicato alla gestione dei RAEE, si possono ricavare circa 900 tonnellate di materie prime seconde. In attesa che i produttori di elettronica adottino principi di economia circolare già nella fase di realizzazione dei device, un corretto smaltimento di questi oggetti contribuisce a recuperare diversi materiali da reimmettere in produzione.
Un nuovo approccio all’industria manifatturiera nel settore dell’elettronica
Se la gestione dei RAEE mette al centro il comportamento dei cittadini, l’industria manifatturiera che si occupa della produzione di elettronica non può restare a guardare. Di fatto, si sta facendo strada un nuovo paradigma, denominato Circular Manufacturing, che punta a industrializzare il riutilizzo delle risorse intese sotto forma di materiali e di energia.
Il World Manufacturing Report 2023, pubblicato a cura dell’omonima fondazione, ha delineato alcune tendenze emergenti che il manifatturiero, e non solo, sta vivendo oggi. Una delle più diffuse riguarda l’utilizzo dei dati e degli algoritmi di Intelligenza Artificiale (AI) a supporto del processo decisionale. Un utilizzo che sta trasformando i modelli di business consueti in modelli data-driven.
Già da qualche anno le aziende ricorrono a Machine Learning e AI per incrementare la produttività e ottimizzare manutenzione e logistica. Queste stesse tecnologie però, nell’imprimere maggiore efficienza, possono anche fungere da chiave per migliorare i parametri di sostenibilità lungo l’intera filiera, dal reperimento dei materiali alla consegna del prodotto finito. Seguendo il famoso adagio di Lord William Thomson Kelvin (“Se non si può misurare qualcosa, non si può migliorarla”), la possibilità di avere insight ad esempio sui consumi energetici e sulle percentuali di scarto è la via maestra per introdurre un approccio di economia circolare by design (a tal proposito si consiglia la lettura di Remanufacturing: strategia chiave per la sostenibilità del manifatturiero ndr.).
Strategie di economia circolare per i produttori di elettronica
Già nella fase di progettazione, i produttori di elettronica possono optare per metodi e strumenti con cui evitare sprechi nella prototipazione di nuovi prodotti. Tra questi, il Digital Twin rappresenta probabilmente la tecnologia più promettente per creare e testare oggetti virtualmente, prima della loro realizzazione fisica. Una ricerca di McKinsey ha appurato che un numero crescente di organizzazioni si aspetta che i “gemelli digitali” accelerino i processi di sviluppo del prodotto e migliorino i risultati, riducendo al contempo i costi e l’impatto sull’ambiente. Tanto che il mercato relativo dovrebbe aumentare di circa il 60% all’anno nel prossimo lustro, arrivando a valere 73,5 miliardi di dollari entro il 2027.
Oltre che sul Digital Twin, l’industria elettronica può contare sull’Intelligenza Artificiale per una gestione più accurata della qualità in grado di identificare immediatamente i prodotti difettosi e di ridurre così gli scarti di lavorazione. Analogamente, tramite algoritmi AI è possibile passare da una manutenzione di tipo reattivo a una manutenzione predittiva che preserva più a lungo i macchinari da malfunzionamenti imprevisti e usura. In questo modo ne beneficia economicamente l’azienda, che non deve spendere risorse in attività manutentive straordinarie, ma ne trae giovamento anche il pianeta. Il problema della ipertrofia produttiva non riguarda soltanto a valle i consumatori, ma interessa tutta la Supply Chain attraversata da componentistica e semilavorati. Se l’economia circolare presuppone che un dispositivo elettronico ancora funzionante non debba essere gettato via, questo vale anche per un impianto di produzione.
L’economia circolare nell’industria elettronica: sfide e opportunità
È indubbio che le strategie di economia circolare siano fonte di efficienza e di risparmio, ma è altrettanto certo che la loro adozione non è a costo zero. In altri termini, comporta degli investimenti in termini di risorse e di tempo tali da far desistere i produttori. Gli investimenti, indirizzati verso tecnologie capaci di misurare i livelli di consumi o verso sistemi energetici alternativi, non sempre trovano copertura da parte dei piani governativi dei vari Paesi.
In Italia, ad esempio, le misure per incentivare le tecnologie abilitanti di Industria 4.0 (Advanced e Additive Manufacturing, Realtà Aumentata, Cloud, Big Data e Analytics, Cybersecurity ecc.) hanno spinto la modernizzazione del manifatturiero. Da sole, però, non sono state sufficienti a far fare un ulteriore passo in direzione di Industria 5.0, il nuovo concetto elaborato dalla Commissione europea nel 2021 che cerca di coniugare l’innovazione con la sostenibilità.
E infatti il decreto legge n. 19 del 2 marzo 2024 appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale contiene, all’articolo 38, il nuovo orientamento del Governo italiano verso il piano Transizione 5.0. «Nell’ambito di progetti di innovazione da cui consegua una riduzione dei consumi energetici, è riconosciuto, nei limiti delle risorse di cui al comma 21, un credito d’imposta proporzionale alla spesa sostenuta per gli investimenti effettuati» si legge al comma 2 dell’articolo. Segno che l’innovazione non può più essere disgiunta dalla riduzione dei costi energetici. Gli incentivi perciò tenderanno nel tempo a spingere le aziende in questa direzione.
Economia circolare e ESG (Environmental, Social, Governance)
La normativa italiana è l’ennesima riprova del fatto che è impossibile rimanere ancorati a logiche di economia lineare mentre tutto il mondo – istituzioni, imprese e cittadini – sta abbracciando i pilastri dell’economica circolare. Tali pilastri poggiano sulla rilevanza assunta dai parametri ESG (Environmental, Social, Governance) che le organizzazioni sono chiamate a fare propri mediante un impegno concreto e documentabile.
Ne è una chiara testimonianza l’approvazione della Corporate Sustainability Reporting Directive. La direttiva europea, varata nel 2022, rende obbligatoria la presentazione del cosiddetto Bilancio di sostenibilità per una platea sempre più ampia di imprese che progressivamente, dal 2024 al 2026, dovranno adeguarsi. Non si tratta perciò di dover attestare volontariamente il proprio orientamento a favore di politiche green improntate anche al riuso e al riciclo. Diventa imperativo farlo e inserire in un apposito report come lo si sta facendo.
L’obbligatorietà normativa è solo un aspetto, che non deve mettere in ombra la convenienza effettiva di pratiche ispirate all’economia circolare. Il discorso vale anche per gli incentivi e le agevolazioni. Possono sostenere le realtà produttive lungo il cammino della loro trasformazione green & blue, ma è questa stessa trasformazione a dover giustificare un cambiamento che andrebbe fatto con o senza aiuti governativi. Il World Manufacturing Report citato prima contiene, a tal proposito, alcuni casi di studio in cui l’economia circolare è diventata un’opportunità reale per le aziende che hanno scelto di sposarne il paradigma. Di seguito, ne riportiamo uno.
Esempio di una best practice di economia circolare
Mangelberger Elektrotechnik GmbH, azienda tedesca di quadri di comando e ingegneria elettrica, ha trasformato i requisiti di sostenibilità in un nuovo modello di business. Il suo approccio verte in particolare su 3 asset: riutilizzo, rigenerazione e riciclo. Nel primo caso, l’uso multiplo consente di riutilizzare direttamente componenti come binari, le sbarre in alluminio e rame e i telai metallici, eliminando la necessità di produrre nuovi componenti. In questo modo non solo si riducono i costi, ma si minimizza anche l’impatto ambientale associato alla produzione di nuovi materiali.
Sul fronte della rigenerazione, integrando tecnologie avanzate è stato possibile riportare alle condizioni originali dei componenti con standard di qualità che permettessero loro di essere reimmessi nel ciclo di produzione. Infine, il riciclo della plastica sotto forma di vassoi per cavi, fissaggi o coperture è avvenuto tramite la granulazione, un processo che converte la plastica in materia prima affinché sia impiegata dalle aziende partner.
I vantaggi della Mangelberger, nell’aver accolto alcuni cardini dell’economia circolare, non sono stati soltanto di natura ambientale, ma anche economici. Prova ne sia che l’aumento continuo negli ultimi anni del prezzo del metallo, nonché dei componenti elettrici ed elettronici, è stato compensato dal riutilizza delle parti rigenerate. Senza dimenticare che lo shortage che ha caratterizzato la componentistica elettrica ed elettronica, soprattutto nel periodo del Covid, non ha avuto ricadute sul business dell’azienda tedesca la quale ha sfruttato la dinamica del recupero e del riciclo a differenza dei competitor. Dimostrando in tal modo che l’economica circolare non solo fa bene all’ambiente e alle persone, ma è anche più conveniente per il settore dell’elettronica e per diversi altri settori.