Il Parlamento ha votato con una larga maggioranza l’approvazione delle nuove regole definite nell’ambito della Corporate Sustainability Due Diligence Directive CSDDD che obbligano le aziende a controllare, gestire e minimizzare il loro impatto negativo sull’ambiente e sui diritti umani. La CSDDD aveva passato l’esame del Consiglio d’Europa il 15 marzo scorso (come abbiamo spiegato nell’articolo La CSDDD passa, ma con tanti compromessi n.d.r.)
Il Dovere di Diligenza da attuare lungo la Catena del Valore
Con 374 voti a favore, 235 contrari e 19 astenuti, il Parlamento europeo ha ratificato la direttiva CSDDD sul dovere di diligenza con un documento, frutto di un complesso accordo con il Consiglio dell’UE e che impone alle imprese e ai loro partner lungo la catena del valore di prevenire, arrestare o mitigare gli effetti negativi delle loro operazioni su ambiente e diritti umani. Un impegno che riguarda tutte le imprese, incluse quelle coinvolte nell’approvvigionamento, nella produzione e nella distribuzione di beni.
La direttiva fa esplicito riferimento a esempi concreti di pratiche e situazioni che si intende azzerare come situazioni di schiavitù, lavoro minorile, sfruttamento dei lavoratori, perdita di biodiversità, inquinamento e distruzione del patrimonio naturale.
Le aziende interessate: dimensioni e struttura organizzativa
Le disposizioni della CSDDD si applicheranno alle società madri e alle imprese dell’area UE con più di 1.000 dipendenti e con un fatturato globale superiore a 450 milioni di EURO e ai franchising che operano nell’Unione con un fatturato superiore a 80 milioni di EURO, di cui almeno 22,5 derivanti da diritti di licenza.
Saranno coinvolte dalla Corporate Sustainability Due Diligence Directive anche le società madri, le imprese e i franchising di paesi terzi che raggiungono le stesse soglie di fatturato nell’UE. In tutti questi casi le imprese saranno obbligate a incorporare il dovere di diligenza nelle loro strategie di governance, dovranno effettuare investimenti specifici e si dovranno impegnare per ottenere specifiche garanzie contrattuali da parte dei partner. Operativamente dovranno organizzarsi per migliorare costantemente il piano aziendale e fornire il supporto necessario ai partner commerciali di piccole e medie dimensioni allo scopo di garantire la conformità ai nuovi obblighi.
Il processo verso l’applicazione completa della CSDDD dovrà poi prevedere la definizione e la implementazione di un piano di transizione per allineare il loro modello di business alla soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale stabilita dall’accordo di Parigi.
Attenzione alle sanzioni
Gli Stati membri dovranno fornire alle aziende informazioni dettagliate sugli impegni relativi alla CSDDD e sulle diverse forme in cui si concretizza il dovere di diligenza attraverso portali online contenenti le linee guida della Commissione UE.
Un altro impegno importante riguarda la istituzione di un’autorità di controllo incaricata di indagare e sanzionare la violazione delle norme con misure che in alcuni casi possono arrivare anche fino al 5% del fatturato netto mondiale delle aziende. Inoltre le imprese che non rispettano il loro dovere di diligenza saranno tenute a rispondere dei danni causati e a risarcire completamente le vittime.
Una rete europea delle autorità di controllo istituita dalla Commissione Europea sarà dedicata alle attività previste per favorire la cooperazione e la condivisione delle migliori pratiche.
Lara Wolters, relatrice in aula della Direttiva, ha sottolineato in una nota del Parlamento europeo che: “Il voto di oggi rappresenta una svolta in termini di responsabilità aziendale e un importante passo avanti nella lotta alle pratiche da Far West di alcune imprese ai danni delle persone e del pianeta. Queste norme sono il frutto di un compromesso raggiunto faticosamente dopo anni di difficili negoziati.”
CSDDD, i next step: gli Stati Membri avranno due anni di tempo
Il primo next step prevede che la Corporate Sustainability Due Diligence Directive venga formalmente ratificata dal Consiglio, firmata e successivamente pubblicata nella Gazzetta ufficiale UE.
A fronte di questi passaggi la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione.
Gli Stati membri avranno poi due anni per incorporare le nuove regole nel diritto nazionale.
Ad eccezione degli obblighi di comunicazione, l’applicazione sarà progressiva e riguarderà:
- a partire dal 2027: le imprese con più di 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1.500 milioni di EURO
- a partire dal 2028: le imprese con più di 3.000 dipendenti e un fatturato superiore a 900 milioni di EURO
- a partire dal 2029: tutte le altre imprese che rientrano nell’ambito di applicazione della direttiva (ovvero quelle con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di EURO