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Investitori in fuga dai fondi ESG: il problema del greenwashing



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Il sospetto di greenwashing nei report di sostenibilità aziendale, ovvero di informazioni non veritiere o non verificabili circa il reale impegno sui temi ESG, sta minando la fiducia degli investitori sui fondi in materia. I consigli di ARB S.B.P.A. per una maggiore chiarezza e coerenza

Pubblicato il 14 mar 2024



Ada Rosa Balzan, founder, presidente e CEO di ARB S.B.P.A.
Ada Rosa Balzan, founder, presidente e CEO di ARB S.B.P.A.

Una comunicazione poco trasparente rispetto ai criteri e alle attività svolte in ambito ESG da parte delle imprese nella stesura dei bilanci di sostenibilità sta allontanando gli investitori dai fondi in materia. La Global Investor Survey di PwC rivela che il 94% degli investitori non nutre fiducia nei report di sostenibilità prodotti dalle aziende, con la maggioranza degli investitori che nutre sospetti di greenwashing, ovvero la presenza di informazioni non veritiere o non supportate da evidenze concrete riguardanti l’impegno delle organizzazioni sul fronte Environmental, Social, Governance. Più di tre quarti degli investitori (76%) desiderano una rendicontazione più accurata dei costi reali sostenuti dalle aziende per adempiere agli impegni di sostenibilità prima di considerare un investimento.

Report di sostenibilità e greenwashing: i riflessi su finanza e investitori

I bilanci di sostenibilità mascherati da pratiche di greenwashing mettono a serio rischio la fiducia e la reputazione delle organizzazioni, con ripercussioni dirette nel mondo finanziario e tra gli investitori. Secondo The New York Times il 2023 è stato l’anno peggiore per gli investimenti nei fondi sostenibili sul mercato americano, con una flessione di ben 13 miliardi di dollari, quasi la metà dei quali (5 miliardi) registrati nell’ultimo trimestre dell’anno. Per il secondo trimestre consecutivo nella storia recente, le chiusure di fondi ESG (16) hanno superato negli Stati Uniti i lanci e le nuove aperture (7).

E sul mercato europeo non si registra una situazione migliore: nel quarto trimestre del 2023, gli investimenti nei fondi di finanza sostenibile (secondo la Sustainable Finance Disclosure Regulation, SFDR) hanno subito una contrazione di 2 miliardi di euro, come evidenziato dal report ESMA TRV Risk Monitor, pubblicato a gennaio 2024. Nel 2023, sul mercato europeo, è diminuita anche l’emissione delle obbligazioni societarie legate alla sostenibilità (-41%).

Serve una maggiore chiarezza e coerenza nel reporting ESG

La diffidenza crescente degli analisti verso le attività di reporting aziendale sulla sostenibilità ha portato a richiedere maggiore chiarezza e coerenza, con la speranza che l’applicazione di regolamenti e standard internazionali più rigidi per il reporting ESG possa giocare un ruolo sempre più importante. In effetti, il bilancio di sostenibilità è un documento che rendiconta gli impatti economici, sociali e ambientali generati dall’azienda nei confronti degli stakeholder e degli azionisti.

“Il reporting aziendale deve continuare a evolversi in modo da fornire informazioni affidabili, coerenti e comparabili su cui investitori e altri stakeholder possano fare affidamento – sottolinea Ada Rosa Balzan, founder, presidente e CEO di ARB S.B.P.A., società benefit per azioni specializzata nella consulenza e nella creazione di progetti ad alto valore scientifico – Gli investitori, infatti, pongono sempre più spesso delle domande specifiche e mirate su come le aziende affrontano questi temi nella loro strategia di business, su come valutano i rischi e le opportunità e su ciò che è veramente rilevante per loro”.

Basi scientifiche e standard migliorano reputazione e attrattività

“Lo sviluppo e la stesura di un bilancio di sostenibilità non è, infatti, una mera rendicontazione d’indicatori ma è un processo che afferma, in primis, i valori dell’azienda, la sua governance e comunica in modo trasparente ciò che sta facendo, concretamente, in ambito ESG – prosegue Balzan – Avere un bilancio di sostenibilità redatto secondo i più elevati standard scientifici internazionali e nel pieno rispetto dei criteri ESG e dei 17 principi delle Nazioni Unite contenuti nell’Agenda 2030 (SDGs) aiuta anche a migliorare la reputazione aziendale, favorendo l’attrazione dei giovani talenti”, conclude la CEO di ARB S.B.P.A.

Come evitare il rischio di incorrere nel greenwashing e convincere gli investitori

L’impegno delle aziende in ambito ESG sta diventando sempre più centrale e decisivo, tanto che questi rigidi criteri di rendicontazione suscitano un certo timore nei manager: come riportato dal The Wall Street Journal, sono sempre più i dirigenti d’azienda che utilizzano termini come “business responsabile” invece di ESG per descrivere le principali iniziative aziendali nel campo della sostenibilità.

Ma quali sono le principali avvertenze e consigli pratici a cui un’organizzazione, di qualsiasi settore, ordine e dimensione, deve prestare attenzione nella fase di redazione e stesura di un bilancio di sostenibilità, per evitare il rischio del greenwashing e quindi attrarre gli investitori? Gli esperti di ARB S.B.P.A. hanno stilato un decalogo.

Il decalogo ARB S.B.P.A. per report autentici e affidabili

1. Mappatura rischi e opportunità: prima di procedere con la stesura del bilancio di sostenibilità, è cruciale effettuare una analisi approfondita e professionale per identificare il campo d’azione, i potenziali rischi e le aree di interesse principali.

2. Il potere dei dati: l’affidabilità del rapporto di sostenibilità aziendale si basa sull’utilizzo di dati scientificamente validi, che possano essere misurati attraverso criteri e strumenti oggettivi universalmente accettati.

3. No a fretta e improvvisazione: redigere un bilancio di sostenibilità richiede un periodo compreso almeno tra i 4 e i 6 mesi. Affrontare questo compito con leggerezza o, peggio, con urgenza, è fortemente sconsigliato.

4. Omissioni vietate: è fondamentale includere nel rapporto anche gli obiettivi prefissati l’anno precedente che non sono stati conseguiti. Tralasciare questi dettagli può suscitare interrogativi da parte dell’opinione pubblica e dei concorrenti, con possibili ripercussioni negative sulla reputazione dell’azienda.

5. Stakeholder on board: è vitale coinvolgere le parti interessate nelle questioni chiave, adottando metodi vari e personalizzati. La qualità dell’ascolto non può ridursi a un semplice questionario standardizzato.

6. Infografiche in aiuto: la scelta delle immagini per accompagnare il report di sostenibilità deve mirare a facilitare la comprensione dei dati tecnici, piuttosto che ad abbellire il documento con foto attraenti ma poco significative.

7. Più di una presentazione aziendale: il bilancio di sostenibilità va ben oltre una mera esposizione dell’azienda; si tratta di uno strumento di gestione organizzativa ed economica che rivela rischi e opportunità dell’impresa, oltre a essere un potente strumento di marketing.

8. Rispetto della regolamentazione europea: la nuova direttiva CSRD impone criteri ancora più rigorosi nella redazione dei rapporti di sostenibilità, richiedendo maggiore impegno e trasparenza.

9. Il mercato batte l’obbligo di legge: sempre più spesso è il mercato che sollecita la presentazione del bilancio di sostenibilità per l’accesso ad un bando o per il rinnovo di un contratto, sebbene non vi sia obbligo di legge per tutte le aziende.

10. Learning by doing: la creazione di un bilancio di sostenibilità è un processo collaborativo, un cammino verso lo sviluppo della cultura aziendale che, nelle organizzazioni di medie e grandi dimensioni, conduce spesso alla istituzione di un comitato di sostenibilità a supporto del consiglio di amministrazione nelle decisioni strategiche.

Su ESG Smart Data una selezione e una sintesi delle ricerche e delle analisi sul ruolo e sulle prospettive della sostenibilità per le imprese e per le pubbliche amministrazioni.

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