Il pianeta è di fronte a una sempre più pressante esigenza di dare una risposta efficace alla scarsità di risorse idriche. Che si tratti di un problema particolarmente urgente è dimostrato dal fatto che negli ultimi anni la siccità ha colpito diverse aree su scala globale, come è avvenuto la scorsa estate sia in Europa, sia in Cina, fino agli Stati Uniti occidentali e all’Africa.
A fronte di questa tendenza ormai evidente emerge la necessità di acqua per una serie di attività che coinvolgono da vicino la produttività delle imprese oltre che la qualità della vita delle persone, con conseguenze economiche significative che hanno impatto sulle produzioni e anche sui margini.
A fare il punto della situazione è un recente report di Roland Berger, che non a caso è stato intitolato “Water sobriety, alternative sources and circular models”, che evidenzia come la scarsità d’acqua potrebbe costare ad alcune regioni geografiche fino al 6% del loro Pil entro il 2025, “analogamente a come gli shock di approvvigionamento di petrolio possono avere effetti devastanti sulla crescita del Pil”.
Focus sull’agricoltura
Il comparto più colpito dallo shortage di risorse idriche è l’agricoltura, che da sola rappresenta, secondo i dati pubblicati da Roland Berger, il 72% di tutto il consumo di acqua. Ma non ci si può fermare a questo aspetto, dal momento che una serie di altri settori, dall’alimentare al petrolchimico, dal farmaceutico alla tecnologia, ne risentono.
Il ruolo delle fonti idriche alternative
Secondo la ricerca un ruolo di primo piano per combattere la scarsità delle risorse idriche può essere svolto dalle fonti d’acqua alternative, un terreno sul quale rimane ancora molto da fare per sfruttare al meglio le risorse disponibili e per attuare logiche di water management.
Le potenzialità dell’acqua piovana
A partire dall’utilizzo delle acque piovane, che nelle aree con elevate precipitazioni può essere una risposta afficace, anche se non è ancora utilizzata al meglio. Nelle Fiandre, ad esempio – spiega Rolandf Berger, l’acqua piovana è ancora poco utilizzata. Nonostante la qualità dell’acqua potabile sia richiesta solo per il 18% del consumo domestico medio, oggi ben l’88% dell’acqua erogata è potabile. Secondo l’analisi di Roland Berger l’acqua piovana nelle Fiandre potrebbe realisticamente fornire altri 30 milioni di metri cubi di acqua all’anno entro il 2031.
L’utilizzo dell’acqua salata
Una risposta efficace alla carenza di acqua può arrivare anche dall’acqua salata: “Nelle aree con scarse precipitazioni, l’acqua di mare, dopo la desalinizzazione, può servire come fonte idrica alternativa. Sebbene i recenti sviluppi sembrino promettenti – spiega la ricerca – l’impatto ambientale della salamoia, un sottoprodotto nocivo della desalinizzazione, continua a imporre restrizioni”.
Riutilizzare le acque reflue
Da non dimenticare la possibilità di riutilizzare le acque reflue dopo averle sottoposte ai trattamenti del caso: prendendo come termine di paragone ancora le Fiandre, questo genere di tecnologie potrebbe coprire circa il 26% del consumo totale di acqua primaria delle famiglie entro il 2031, portando vantaggi significativi agli utilizzatori intensivi di acqua, come l’industria farmaceutica, l’agricoltura e i centri dati.
Combattere le perdite idriche
Altro ambito su cui intervenire con decisione per utilizzare l’acqua responsabilmente è quello delle perdite idriche nel trasporto e nella distribuzione: ogni anno, secondo i dati dal report, si spreca per questo motivo una quantità significativa di acqua, mentre per limitare questo fenomeno basterebbe fare in modo che tubature, pompe e valvole vengono “digitalizzate” e potenziate con l’uso di tecnologie intelligenti per monitorare la rete in tempo reale 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
E’ necessario un cambio di mentalità
Ma le fonti alternative non sono di per sé una riposta sufficiente alla carenza di acqua: “Un uso più parsimonioso della nostra risorsa naturale più importante è essenziale per garantire il nostro approvvigionamento idrico in futuro”, spiega Roland Berger. La nuova mentalità dovrà riguardare innanzitutto il mondo dell’agricoltura, che dovrà mettere in campo ogni soluzione con l’obiettivo di limitare lo spreco alimentare e adottare le più moderne tecnologie per il risparmio idrico, passando ad esempio dall’irrigazione a pioggia a quella a goccia, che può ridurre il consumo di acqua da 30 al 60%. Oltre a questo, adottare tecnologie come l’idroponica, l’aeroponica e l’agricoltura verticale sarà possibile risparmiare fino al 90% di acqua rispetto all’agricoltura tradizionale.
Il ruolo delle aziende
Entrando più in concreto dentro i confini aziendali, la nuova mentalità potrà portare, tra le altre cose, a riprogettare i processi produttivi, ripensare il design dei prodotti, a utilizzare meno acqua, a raccogliere le acque reflue e riutilizzarle dopo averle trattate adeguatamente per arrivare a gestire una produzione sostenibile.
“I cambiamenti di mentalità – sottolinea Roland Berger – raramente avvengono in modo automatico, quindi la responsabilità politica di affrontare lo spreco di acqua e di investire nell’innovazione è grande, sia su larga scala nell’agricoltura e nell’industria, sia su piccola scala nelle case delle persone. Le aziende idriche, da parte loro, dovranno investire in infrastrutture che possano favorire il riutilizzo, la decentralizzazione e i sistemi idrici ibridi”.
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