“Le tecnologie digitali hanno ruolo fondamentale nel successo delle aziende. Sia nel pubblico sia nel privato stiamo assistendo a investimenti importanti in digital transformation. In questo scenario, il valore aggiunto dell’intelligenza artificiale è che contribuisce a innovazioni radicali, in grado di portare sempre più valore per le persone e per il business, in tutti i settori, dalla diagnostica al meteo, dal finance alla domotica. Certo, alcuni comparti oggi sono un po’ più indietro, per mancanza di competenze o per resistenza al cambiamento, ma la diffusione dell’intelligenza artificiale – che può essere applicata a tutti gli anelli della catena del valore – è ormai un fenomeno virale. Nel caso del mercato dell’energia, ad esempio, può trovare applicazione dalla fase di produzione alla distribuzione, fino alla gestione del cliente finale. Non a caso nell’ultimo report dell’osservatorio del Politecnico di Milano il comparto delle utilities è al secondo posto per investimenti nell’intelligenza artificiale”. A parlare è Erminio Polito, direttore per l’Italia del settore Energy & Utilities, Telco & Media di Minsait, brand internazionale di Indra specializzato nell’Information technology e nella consulenza strategica in ambito digital transformation.
Polito, Perché l’AI è così importante per il comparto dell’energia?
Essenzialmente perché può giocare un ruolo significativo in tutta la catena del valore, e principalmente in tre macrosettori: la produzione, la distribuzione e il servizio al cliente.
Parliamo di opportunità per l’ottimizzazione della produzione, ad esempio nell’analisi dei dati geologici e sismici, per gestire in maniera più efficiente la produzione dell’energia sulla base della domanda in tempo reale o delle condizioni meteo o di mercato. Se infatti le applicazioni di gestione degli asset o della domanda vengono realizzati con tecnologie digitali, l’Ai porta vantaggi nell’analisi di dati e informazioni non strutturate.
E i vantaggi nel trasporto e nel rapporto con gli utenti finali?
Nel campo del trasporto dell’energia l’intelligenza artificiale aiuta nella realizzazione e nella gestione di reti intelligenti, che partono dall’analisi delle informazioni raccolte attraverso sensori per una distribuzione più efficiente dell’energia. E’ il caso ad esempio della gestione delle interruzioni o dell’integrazione delle rinnovabili. L’intelligenza artificiale, in sostanza, abilita la creazione di valore aggiunto grazi e all’analisi di dati in tempo reale, ed è in grado di trovare ed evidenziare interazioni che sarebbero impossibili da individuare per un occhio umano.
Quanto infine al rapporto con gli utenti finali, sono le potenzialità più note e visibili, perché coinvolgono direttamente la user experience. Stiamo parlando, giusto per fare qualche esempio, dell’utilizzo di assistenti virtuali e chatbot per interagire con i clienti, fornendo informazioni accurate su bollette, risparmio energetico o problematiche tecniche. L’analisi dei dati consente inoltre agli operatori di personalizzare le offerte per i clienti o, nel caso degli smart building, di offrire servizi automatizzati per la gestione energetica degli edifici, utilizzando algoritmi per l’ottimizzazione del consumo sia per l’illuminazione sia per il riscaldamento. Guardando poi alla mobilità sostenibile, l’intelligenza artificiale gioca e giocherà un ruolo sempre più importante nel campo delle reti di ricarica.
Definite le opportunità, qual è oggi la risposta delle aziende?
Il panorama vede un gruppo di campioni nazionali dell’energia impegnati a fondo nell’esplorare le potenzialità dell’intelligenza artificiale, ma anche molte aziende, di ogni dimensione, che si avvicinano in maniera più cauta.
Qual è il legame tra intelligenza artificiale e fonti rinnovabili?
La chiave di volta è il fatto che l’intelligenza artificiale aiuta, come dicevamo, nella gestione ottimale degli asset, sia nella fase di produzione sia in quella di trasporto, offrendo un contributo all’ottimizzazione della produzione e un supporto a chi deve prendere le decisioni, fino all’intervento diretto in alcuni casi particolari. Dal momento che le energie rinnovabili sono caratterizzate da una produzione non sempre prevedibile, si pone il tema di come questa energia possa essere immessa in una rete o di come debba essere bilanciata: l’AI aiuta in questo tipo di attività, grazie a sistemi previsionali che indicano quale sia il consumo, quale la domanda, e quale la possibilità di offerta, intervenendo in tempo reale sul bilanciamento della rete.
Come si inserisce in questo quadro l’imminente liberalizzazione del mercato dell’energia?
La liberalizzazione porterà probabilmente a un picco di domanda per alcuni player, e li metterà di fronte alla sfida di dover gestire un numero di utenti a cui non erano abituati. Soprattutto i più piccoli probabilmente non sono ancora pronti a questo scenario, anche rispetto ai processi, dall’attivazione alla gestione dei clienti, dalle volture ai passaggi. C’è quindi un tema di capacità operativa, per la quale sono necessari sistemi di customer relationship management che consentono di gestire al meglio il cliente anche grazie all’automatizzazione. Una soluzione efficace sarà probabilmente nel business process outsourcing. Al di là di questo aspetto centrale, l’intelligenza artificiale sarà particolarmente utile nella gestione dell’utente finale, come tool per l’interazione con i clienti.
Quali sono i cardini sui quali si dovrebbe basare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per le aziende?
Siamo di fonte a una grande opportunità che porta con sé anche alcune sfide. Credo che le direttrici principali per trarre il meglio dall’Ai siano quattro. Partirei dalla formazione: c’è bisogno di competenze avanzate, non soltanto in campo tecnologico, come adattabilità e creatività. Rispetto alle aziende, ad esempio, la cosa più importante è capire come l’intelligenza artificiale possa essere adattata alle reali esigenze di business. Le competenze in generale hanno ciclo di vita molto ridotto anche rispetto al tempo di vita lavorativo, alcune diventano obsolete dopo pochi anni, e per questo le aziende devono fare la loro parte e i singoli devono essere coinvolti in processi di self-learning, abituandosi alla formazione continua.
Passiamo alle altre direttrici…
Senza dubbio la regolamentazione avrà un ruolo centrale: ovviamente ci sono rischi associati all’utilizzo non corretto dell’intelligenza artificiale, e i temi etici devono essere affrontati fino in fondo per non creare ambiguità: tutti gli attori, dal mio punto di vista, hanno interesse a lavorare insieme su questo aspetto.
Un altro aspetto fondamentale è la pianificazione strategica: oggi l’Ai è di moda, però è importante che i clienti vengano aiutati a individuare i casi d’uso più rilevanti per le loro esigenze. L’utilizzo ottimale dipende spesso dal supporto e dall’assistenza di professionisti, aziende e vendor che sappiano utilizzare al meglio la tecnologia per portare valore, e che evitino fenomeni speculativi. C’è in sostanza da valutare il rapporto costi-benefici ed effettuare una pianificazione strategica di come, dove e quando sarà utilizzata l’AI. Infine un tema che spesso è sottovalutato, ma che invece è di importanza primaria: la sostenibilità ambientale. L’intelligenza artificiale consuma energia, c’è un tema di come effettivamente possa essere ottimizzata per richiedere meno risorse possibili.
Come si sta muovendo Minsait in questo campo?
Siamo molto focalizzati già da diversi anni sul mondo front end, sui chatbot, sugli assistenti virtuali, per consentire un’interazione ottimale con i clienti ad esempio su tematiche inerenti i consumi. Stiamo utilizzando l’intelligenza artificiale per analizzare grandi quantità di dati per personalizzare le offerte e migliorare l’esperienza e per il monitoraggio della sicurezza nelle infrastrutture energetiche rilevando potenziali minacce o anomalie in tempo reale. Infine stiamo lavorando con alcuni partner anche sul mondo della generazione e della distribuzione per la gestione degli asset ed il controllo avanzato delle infrastrutture.