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ESG Software: dalla sostenibilità al business in chiave end-to-end

La tecnologia svolge un ruolo cruciale nell’avvio di progetti concreti di circolarità all’interno della dimensione aziendale. Ne parliamo con Stefano Pozzato, Corporate Partnership Manager di Green Future Project

Pubblicato il 21 Set 2023

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Il green washing è probabilmente il nemico numero uno della sostenibilità: ingigantire il proprio presunto impegno a favore dell’ambiente, con poco di concreto alle spalle, non fa altro che nuocere – nel lungo termine – alla reputazione aziendale e all’impegno contro il cambiamento climatico.

Per uscire da questa trappola e realizzare appieno i principi ESG non c’è che un’alternativa: puntare su progetti reali, che siano monitorabili e controllabili attraverso dati e moderne tecnologie digitali. Questa è la strada perseguita da Green Future Project, climate tech certificata B-Corp. La racconta Stefano Pozzato, Corporate Partnership Manager: “seguire un approccio ESG non significa altro che seguire il principio delle 3P (Persone, Pianeta e Profitto): questo comporta che le aziende debbano svolgere la propria attività volta al profitto non necessariamente a discapito delle altre due P, ovvero persone e pianeta. In altre parole, un’impresa che adotta un approccio in linea con i criteri ESG è una realtà in grado di garantire un equilibrio tra questi tre aspetti fondamentali”.

ESG software, Il ruolo dei dati nel percorso verso la sostenibilità

L’approccio ESG, per essere davvero reale e credibile, deve avere necessariamente una certa oggettività alle sue spalle. Che oggi può essere garantita soltanto attraverso l’impiego di software e altre tecnologie digitali. “Soltanto attraverso il monitoraggio e l’acquisizione continua di dati si acquisisce la capacità di valutare quanto il percorso e la strategia adottata sia efficace ed efficiente. E, nel caso, possono essere introdotte delle variabili per rimediare a dei malfunzionamenti della strategia. Al contrario, qualsiasi attività che viene condotta in maniera tradizionale e manuale lascia inevitabilmente spazio a interpretazioni e all’errore umano,” continua Pozzato. “In Green Future Project abbiamo un focus particolare sulla rendicontazione dei consumi energetici e delle emissioni, ma le tecnologie possono rivelarsi utili anche in altri modi. Ad esempio, possono essere estremamente preziose per salvaguardare la reputazione del brand, permettendo il monitoraggio di quei progetti di sostenibilità che si trovano oltreoceano, anche attraverso l’acquisizione di immagini, video e audio, che possono facilitare l’engagement della propria community e del proprio network”.

Quali sono gli step necessari per integrare tecnologia e sostenibilità

In linea di massima il percorso ideale per far incontrare tecnologia e sostenibilità prevede una serie di step definiti. Anzitutto, occorre valutare qual è l’impatto generato da ogni organizzazione in termini di consumi energetici e di CO2, così da mettere a punto un piano di miglioramento che sia quantificabile e raggiungibile. E, di conseguenza, realizzare un sistema di monitoraggio in real time che permetta di vedere come sta progredendo la propria strategia.

In questo senso, la piattaforma end-to-end di Green Future Project consente di monitorare i dati energetici in tempo reale, identificando i picchi anomali di consumo e spianando così la strada a potenziali interventi di efficientamento. Attraverso l’installazione di hardware appositi diventa possibile anche identificare i consumi dei singoli apparati. Quasi sempre, però, le aziende hanno a che fare con una quota minoritaria delle proprie emissioni che non è fattibile azzerare direttamente, ma che si può compensare contribuendo a progetti sostenibili e, la cui affidabilità è garantita dall’azienda.

Un percorso di questo tipo è stato portato avanti da Lush, leader mondiale nella cosmesi etica con sede nel Regno Unito. Da oltre 25 anni, l’azienda si impegna a promuovere un cambiamento sistemico attraverso la sostenibilità, l’ambiente di lavoro etico e le donazioni di prodotti in beneficenza. Lush ha implementato una strategia di gestione dell’energia in tutto il suo portafoglio globale di quasi 1.000 negozi al dettaglio, siti di produzione e uffici, utilizzando gli strumenti software di gestione dell’energia e delle emissioni di carbonio di Green Future Project.

Le dashboard permettono, infatti, di capire facilmente e visivamente dove sono i maggiori impatti energetici, rendendoli in grado di identificare i siti in cui è possibile ottenere risparmi energetici o ridurre al minimo gli sprechi. Il software di Green Future Project è parte integrante della rendicontazione delle emissioni di Lush per i siti di vendita al dettaglio, gli uffici e la produzione. Inoltre, insieme a Pilio – azienda partner di Green Future Project e spin off dell’Environmental Change Institute dell’Università di Oxford – è stato svolto un lavoro innovativo, calcolando l’impatto sulle risorse del pianeta e sulla biodiversità, relativo alla loro catena di approvvigionamento globale. Così da poter mettere un focus su questo aspetto e applicare Soluzioni Basate sulla Natura (Nature-Based Solution o NBS) per ridurre le loro emissioni di carbonio.

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Il contributo positivo dei progetti di compensazione

È chiaro, però, che ogni azienda fa caso a sé. “Spesso ci interfacciamo con delle organizzazioni che magari non sono ancora pronte per valutare nel dettaglio il loro processo produttivo e che vogliono partire con dei progetti di contribuzione positiva sull’ambiente. In questo caso, ogni volta che un consumatore acquista un prodotto o un servizio contribuisce a un progetto di sostenibilità, generando un impatto ambientale positivo”, riporta Pozzato. Un classico progetto di questo tipo è quello realizzato per un nome molto noto della ristorazione italiana, Cannavacciuolo Group: grazie alla collaborazione con Green Future Project, per ogni ordine ricevuto sullo shop online viene effettuata una donazione a favore di due attività di rigenerazione e conservazione, in grado di apportare effetti positivi sul clima: una piantagione di mangrovie in Madagascar e la protezione della Riserva Canandè in Ecuador. La collaborazione ha sinora consentito la compensazione di 98,87 tonnellate di CO2.

La protezione di queste aree di alto interesse ambientale fa parte anche del progetto realizzato con Mecar, service provider data-driven che opera nel settore della Smart&Green Mobility con soluzioni e servizi per il trasporto. In questo caso, l’acquisto del nuovo camion IVECO S-SWAY permette di finanziare due progetti ambientali in Madagascar ed Ecuador, contribuendo così alla preservazione della biodiversità e al coinvolgimento attivo delle popolazioni locali. Ma non solo. “Grazie alla dashboard di Green Future Project, Mecar e i suoi clienti possono monitorare in tempo reale l’impatto ambientale prodotto in termini di assorbimento di CO2, alberi piantati e metri quadrati di foresta protetta” specifica Pozzato.

Un altro nome importante che ha collaborato con successo con Green Future Project è la POLIMI Graduate School of Management, che ha puntato alla mitigazione di una parte dell’impronta carbonica generata nell’arco di un anno dai suoi dipendenti. La business school del Politecnico di Milano, infatti, sostiene la protezione e il ripristino della biodiversità nella riserva di Narupa, nell’Amazzonia ecuadoriana, oltre che la rigenerazione della foresta di mangrovie in Madagascar, la produzione di energia pulita generata dal parco eolico di Tamil Nadu (India) e la protezione forestale della riserva di Canadé. Il tutto con la garanzia di un monitoraggio puntuale grazie all’ESG software implementato.

L’approccio alla decarbonizzazione di Green Future Project è applicabile anche al mondo degli eventi: lo dimostra quanto realizzato con One Ocean Foundation, che sviluppa progetti specifici per la salvaguardia della vita marina. In occasione del Blue Economy Summit dello scorso 8 giugno – appuntamento chiave per approfondire le pressioni generate dalle attività industriali e di consumi sugli ecosistemi marini e costieri – è stata calcolata la Carbon Footprint dell’evento utilizzando la metodologia di rendicontazione del Protocollo GHG. Come passo successivo, One Ocean ha deciso di compensare l’impronta di carbonio investendo nel progetto di riforestazione delle praterie di Posidonia Oceanica, avviato a Bergeggi con l’obiettivo di ripristinare questi ambienti per garantire l’equilibrio dell’intero habitat.

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Gianluigi Torchiani

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