Le temperature elevate hanno un effetto negativo sulle dinamiche demografiche delle imprese, a causa della riduzione del tasso di crescita del numero delle aziende e dell’aumento di quello di uscita. E’ la conclusione a cui giunge il working paper “Entry, exit anche market structure in a changing climate”, pubblicato a luglio per Banca d’Italia da Michele Cascarano, Filippo Natoli e Andrea Petrella. Il lavoro analizza il tasso di entrata, di uscita e la riallocazione, a livello settoriale e geografico, e grazie all’uso di dati di bilancio, permette di studiare i canali attraverso i quali le temperature influenzano l’attività di impresa.
I risultati della ricerca
“Temperature estremamente elevate – spiega Bankitalia – riducono il tasso di crescita del numero di imprese attive sul mercato, per via di un calo del tasso di entrata e di un aumento di quello di uscita. Questo risultato riguarda le aree mediamente più calde della penisola e, a livello settoriale, soprattutto l’agricoltura, la manifattura, le costruzioni e le vendite al dettaglio. Dall’analisi dei bilanci si evince come le imprese giovani e quelle di grandi dimensioni riescano ad adattarsi a giornate più calde aumentando la redditività. All’estremo opposto, le aziende più vecchie e piccole vedono i loro profitti ridursi in seguito a improvvisi aumenti delle temperature”.
La soglia critica dei 30°
Lo studio della Banca d’Italia sugli effetti dei cambiamenti climatici, che per ogni anno prende in considerazione un campione di circa 2,1 milioni di imprese, analizza i dati raccolti tra il 1993 e il 2009 (2005-2019 è invece l’arco temporale per i tassi di entrata uscita e riallocazione). Il punto di partenza è la quantificazione dei giorni nell’arco di un anno in cui la temperatura che viene considerata come “soglia critica”, i 30 gradi, oltre la quale, stando alla letteratura scientifica, le persone diventano progressivamente meno produttive e le aziende si trovano ad affrontate spese maggiori per il raffreddamento degli ambienti e per riorganizzare i processi.
La distribuzione geografica
A livello geografico, le aree del Paese più interessate dai fenomeni di caldo estremo sono la Sardegna meridionale, la Sicilia orientale, la Campania e la Puglia settentrionale, a cui vanno ad aggiungersi anche altre aree dell’Italia centrale e settentrionale, tra le quali emergono in particolare la Toscana e la pianura padana.
Le conseguenze delle temperature “estreme”
Oltre a dare un quadro indicativo delle conseguenze delle temperature alte sul sistema produttivo nazionale, gli autori dello studio evidenziano anche alcune considerazioni legate alla sostenibilità che potrebbero essere utili per i decisori politici. Ad esempio la prospettiva che, dal momento che il riscaldamento globale potrebbe rappresentare un vantaggio per le aziende di dimensioni più grandi, potrebbe essere utile mettere a punto strumenti di sostegno per le realtà di dimensioni più ridotte per aiutarle ad adattarsi alle nuove condizioni. Allo stesso modo il mondo della politica e delle istituzioni, sottolineano gli autori della ricerca, potrebbe focalizzare l’attenzione sull’individuazione di azioni per non approfondire il gap tra Nord e Sud del Paese con strumenti adeguati.
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