Sicurezza

Sostenibilità sul luogo di lavoro: il ruolo della tecnologia

A colloquio con Beemal Vasani di Ansell Inteliforz, sull’importanza di gestire l’impatto ambientale negli ambienti di lavoro

Pubblicato il 11 Ago 2023

Beemal Vasani, Direttore Commerciale di Ansell Intelifortz

Una recente indagine sulle aspettative ESG dei consumatori e dei dipendenti condotta da PWC sottolinea l’importanza delle politiche ESG (Environmental, Social, and Governance) nel panorama aziendale. Nello studio è stato dimostrato che uno schiacciante 90% dei dipendenti è propenso a sostenere o a lavorare per organizzazioni che danno priorità a questioni che risuonano con i loro valori, mentre il 76% dei consumatori sceglierebbe di non impegnarsi con aziende che non dimostrano un impegno per la gestione dell’ambiente, il benessere dei dipendenti e il coinvolgimento della comunità. Ciò solleva una domanda cruciale: quali azioni possono intraprendere le aziende e i loro leader per portare avanti le iniziative di sostenibilità e creare un impatto significativo?

In questo dialogo parleremo con Beemal Vasani, Direttore Commerciale di Ansell Inteliforz, dell’importanza di gestire l’impatto ambientale dei luoghi di lavoro e del ruolo della tecnologia nel ridurre l’impatto sul luogo di lavoro.

 

La salute e la sicurezza dei dipendenti rappresenta un aspetto cruciale per un’azienda e la sua capacità di gestire le esigenze dei dipendenti diventa fondamentale per migliorare la sua performance sociale. Come si sta evolvendo l’interesse delle aziende per questi temi negli ultimi anni, vista la sua esperienza?

Se si considera la sostenibilità, probabilmente cinque o dieci anni fa, si trattava solo del modo in cui si smaltiva un prodotto in una struttura.  Esempi di tali pratiche possono essere il modo in cui un’azienda smaltisce i DPI a causa dell’esposizione chimica derivante dall’incenerimento o come smaltire i numerosi rifiuti prodotti da un’azienda senza avere un grande impatto sull’ambiente.

Negli ultimi tre o quattro anni, soprattutto durante il COVID, c’è stata una vera e propria escalation nella produzione di rifiuti dovuta all’uso dei guanti, soprattutto perché durante il COVID c’è stato un tasso di utilizzo così elevato e nessuno sapeva come le aziende li stessero smaltendo. Durante il COVID, quindi, si sono iniziate a ricevere molte più domande su come si è arrivati allo smaltimento di prodotti del genere. Infine, direi circa 24 mesi fa, verso la fine della fase più alta della pandemia, le aziende hanno iniziato a considerare le emissioni dovute a scopo 1, scopo 2 e scopo 3. Attualmente ci sono utenti finali che guardano ancora a come io, come azienda produttrice, smaltisco un prodotto e a cosa faccio alla fine del ciclo di vita dello stesso. Aziende come Ansell stanno iniziando a considerare il modo in cui si gestiscono gli impatti dovuti allo scopo uno e due in riferimento agli impianti di produzione, alla gestione della logistica e al confezionamento dei prodotti per farli arrivare all’utente finale nonché a come il distributore seleziona le modalità di sviluppo legate alla logistica per far arrivare il prodotto all’utente finale.

In poche parole, le aziende guardano alla totalità della value chain. Ad esempio, in America Latina, negli ultimi 10-12 mesi, il commercio delle banane ha subito una revisione significativa. Ora i governi della Repubblica Dominicana, del Perù e di tutti i Paesi produttori di banane si sono riuniti e hanno detto: “Inizieremo a considerare tutti i vostri impatti legati agli scopes uno, due e tre, e vi tasseremo in base al commercio di banane che esportate in forza di tali impatti”. Quindi, se decidete di usare la plastica, questo provocherà un impatto di emissioni che provocherà un aumento delle tasse a voi applicate.

Quindi, più la logistica e le operazioni sono sostenibili, più si guadagnano crediti e meno si pagano i prodotti (ad esempio, le banane). Credo quindi che si stia diffondendo una maggiore consapevolezza della sostenibilità a livello di produzione e logistica. Le aziende risultano essere maggiormente interessate poiché non solo riescono ad ottenere prodotti ad un costo inferiore ma riescono anche a ridurre la tassazione sui prodotti garantendo un profitto migliore. Attraverso la leva economica, le aziende stanno implicitamente educando le persone a capire perché la sostenibilità è così importante.

Nel caso di Ansell, ciò viene sviluppato attraverso l’utilizzo di filati riciclati in alcuni modelli di guanti garantendo un impatto minore sull’ambiente.

 

In questo contesto, qual è stato il ruolo della tecnologia?

Oggi, con l’avanzamento della tecnologia, il modo in cui guardiamo alla sostenibilità è cambiato. Al giorno d’oggi, molte grandi aziende continuano a eseguire diversi processi in maniera manuale e ciò comporta un grande spreco di risorse. Consideriamo ad esempio un carrello elevatore in un magazzino. In questo momento, ogni carrello elevatore ha una cartellina ad esso abbinata alla cui estremità vi è una cordicella legata con una penna. L’operatore prima di utilizzare la macchina deve eseguire quattro controlli di funzionamento e sicurezza e deve annotarli su un foglio di carta.

Esempi di tali controlli sono: il clacson funziona? I freni funzionano? Le luci funzionano? Funziona anche la retromarcia? Tutti questi controlli che vengono fatti sono un enorme spreco perché nove volte su dieci le risposte sono praticamente sempre positive e, nel caso in cui qualcosa non funzioni correttamente, il dipendente solleva il problema del malfunzionamento che viene inserito nel sistema ed è sottoposto ad un lungo percorso prima di essere risolto. In questo caso, la tecnologia può svolgere un ruolo fondamentale grazie alla digitalizzazione del processo che consente di risparmiare tonnellate di carta. Ad esempio, abbiamo un cliente che acquisisce 1,1 milioni di punti dati all’anno attraverso 500 dipendenti. Ora pensate a 1,1 milioni di dati che vengono annotati con carta e penna su tre fogli per ogni lista di controllo, uno che rimane nella struttura, un altro che va all’ufficio regionale e un terzo che viene archiviato in un caveau per circa 30 anni.

Abbiamo analizzato il problema e proposto di digitalizzare tutte le liste di controllo della sicurezza utilizzando la tecnologia dei palmari nella nostra piattaforma per acquisire gli stessi dati, controllandoli con il dito su una casella o cliccando su passa o non passa. Grazie a questo sistema, sono state rimosse diverse tonnellate di carta da quell’impianto. Quindi, credo che le aziende stiano diventando molto più attente alla sostenibilità.

La necessità di adottare un approccio olistico alla sostenibilità, come si evince dalla risposta precedente, fa sorgere una nuova domanda. Come si sta rivelando per la vostra azienda, e in generale per il settore, il riconoscimento della necessità di utilizzare le EPD per considerare l’impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita di un prodotto e anche per il vantaggio competitivo che ne deriva?

Se si guarda all’approccio di molte aziende del settore industriale verso le considerazioni sul fine vita dei prodotti, c’è un sacco di greenwashing. Diverse aziende sponsorizzano i guanti monouso biodegradabili come prodotti che si degradano in 90 o 120 giorni.

Quello che non viene detto a nessuno è che la biodegradazione deve avvenire in un ambiente soleggiato e con molto ossigeno intorno. Quei guanti, quando vengono gettati nella spazzatura e finiscono in una discarica, non vedranno la luce del giorno o dell’ossigeno per 10.000 anni. Rimarranno esattamente nelle stesse condizioni in cui sono.

Per poter arginare i danni ed avere un impatto positivo ritengo sia necessario incrementare la conoscenza su argomenti come questo.  Stiamo iniziando a fornire conoscenze ad aziende e consumatori sulle opzioni di smaltimento dei prodotti e sulle cose che si possono fare per ridurre l’impatto ambientale, come ad esempio inserire un additivo nel guanto che lo faccia degradare in un ambiente buio come quello delle discariche. Non tutto il prodotto sarà biodegradato, poiché circa il 16% della plastica o del nitrile resisterà, ma circa l’83% del prodotto si biodegraderà. Le attuali tecnologie ci permettono di raggiungere questo grado di efficienza ed informare l’utente finale in maniera chiara e trasparente è importante.

Il problema è che ci sono aziende che dichiarano che il prodotto è biodegradabile al 100%, fuorviando le aspettative e le conoscenze degli utenti. Penso che il ciclo virtuoso che dobbiamo intraprendere parta dall’educare le persone le quali poi faranno sempre più domande spinte dalla curiosità. Per quanto concerne Ansell, il vantaggio competitivo è a livello di produzione, dato che, nel nostro caso, la maggior parte dei prodotti è realizzata da noi. Al contrario, molte aziende del mondo dei guanti producono prodotti tramite terzi. Di solito, queste terze parti non hanno intenzione di investire nella riduzione dell’impatto e nell’eco-design dato che il fattore decisionale preponderante è, come sempre, l’aspetto economico. Nel nostro caso, il percorso verso il mercato comprende diversi attori: il produttore che produce e conduce attività di ricerca e sviluppo, il distributore che prende il prodotto e lo distribuisce al venditore che poi vende all’utente finale.

Quindi, se consideriamo il percorso verso il mercato, Ansell si occupa della produzione, dell’R&D e di tutte le fasi necessarie fino al conferimento al distributore, tutto ciò creando un margine che serve al sostenimento delle spese ed a mantenere l’iniziativa sostenibile economicamente. In seguito il distributore si occupa di far arrivare al cliente finale il prodotto permettendo così di ridurre il markup che ogni organizzazione deve affrontare per sostenere i propri costi ed avere un margine di guadagno. Nel caso in cui la produzione del prodotto sia affidata a terze parti, si aggiunge un terzo attore che dovrà ricaricare un markup al prezzo finale. Avere una struttura di costi così alta non permette di investire in R&D ed in iniziative volte al miglioramento del prodotto ed alla riduzione dell’impatto ambientale.

Ansell entro il 2025 opererà a zero emissioni ogni struttura a livello globale. La sostenibilità è diventata una variabile decisionale centrale per la costruzione di un impianto. Nel resto del mondo si sta assistendo a una spinta a regolamentare le aziende attraverso direttive come la CSRD, per far sì che incorporino la responsabilità sociale d’impresa nelle loro operazioni e nella loro governance. Questa attenzione alla sostenibilità va oltre l’aspetto ambientale, perché indaga su questioni sociali e di governance. Questo impone alle aziende di porsi domande quali: come trattate le vostre persone? Come trattate l’ambiente? In che modo state guidando l’iniziativa per essere più rispettosi dell’ambiente?

In questo contesto, è importante condurre due diligence aziendali e indagare su questioni di governance e sociali. Per esempio, in azienda abbiamo persone che vanno a parlare con i dipendenti delle strutture e si assicurano che le condizioni di lavoro siano buone. La diversità e l’inclusione sono un’altra questione importante al giorno d’oggi. Ad esempio, se si guarda al nostro consiglio di amministrazione, quando sono entrato in azienda 12 anni fa, c’era una sola donna mentre ora la proporzione è equilibrata.

Quando si inizia ad agire in modo socialmente responsabile e sostenibile, si può iniziare a fare pressione sui governi dei Paesi in cui si opera, i quali hanno bisogno che le aziende operino nei loro Paesi, in quanto forniscono occupazione e portano un ingente flusso di denaro al PIL di quel Paese. Questa logica incentiva questi Paesi ad accelerare il loro sviluppo sui temi della sostenibilità.

Parliamo dell’aspetto sociale dell’attività. Data l’estrema importanza della prevenzione dei pericoli e della sicurezza dei dipendenti, come possono le aziende affrontare questi rischi e aumentare le prestazioni?

La tecnologia svolge un ruolo fondamentale nella gestione della prevenzione dei rischi e della sicurezza dei dipendenti.  In merito alla prevenzione si ha che molti addetti alla sicurezza misurano le loro metriche in base ai quasi incidenti, agli incidenti e ad altre metriche.

Facciamo un esempio. Avete 100 dipendenti che entrano nella vostra fabbrica e vedono un pericolo di inciampo, cosa che spesso capita nelle nuove fabbriche. Supponiamo che per due settimane nessuno segnali il pericolo di inciampo. Questo comportamento porta ad avere un alto numero di near miss in quel momento. Questo porta a considerare la sicurezza come un aspetto culturale che dovrebbe essere abbracciato collettivamente.

Nel nostro caso, la tecnologia consente a qualsiasi dipendente della fabbrica di passare accanto al pericolo di inciampo, di scattare una foto e di dire che c’è un pericolo di inciampo in quel punto esatto permettendo alla segnalazione di raggiungere in sistema centrale e portare ad una rapida identificazione del problema.

Attraverso questa modalità di gestione, dal momento che costantemente vi è possibilità di segnalare, identificare e provvedere a risolvere i problemi che si riscontrano, i casi di near miss si riducono drasticamente portando ad avere un minor rischio associato ad incidenti.

 

Quando parla di tecnologia, a quali strumenti e metodi fa riferimento e come pensa si possano sviluppare concretamente?

Esistono quindi diversi modi per risolvere questo problema, come l’IoT e l’Edge computing. L’idea di prendere tutti questi dati e input diversi da dipendenti, manager e macchine, di metterli in un unico repository e di avere un’area centrale per prendere decisioni in tempo reale e con coerenza rende il sistema centralizzato. È più facile per le persone prendere decisioni in modo rapido, efficiente e corretto, perché non si basano sull’istinto.  È un tipo diverso di governance sociale.

Ad esempio, nel settore automobilistico, i dipendenti dei produttori compiono movimenti ripetitivi in tutte le catene di montaggio, svolgendo lo stesso lavoro per 8 ore al giorno con le stesse identiche azioni. L’idea dei pericoli e dell’identificazione è che se si fornisce un modo per misurare i movimenti effettivi e quelli coerenti, si può evitare che si verifichino danni.

Attraverso l’IoT o ad apparecchiature tecnologiche indossabili, è possibile misurare i movimenti delle persone in modo da poter iniziare a prevedere quali azioni potrebbero potenzialmente portare a un disturbo muscoloscheletrico, come un DMS, o ad uno stiramento e distorsione e a tutti quei tipi di sicurezza o di sfide personali che si presentano.

Abbiamo detto che è importante creare una cultura della sicurezza e dare ai dipendenti l’agio di segnalare eventuali pericoli e malfunzionamenti, in modo da avere una risposta rapida del sistema. Ora, parlando dell’organizzazione del posto di lavoro, quali sono secondo lei gli aspetti più critici da gestire?

Tutto dipende da qual è il sistema di priorità per un’azienda. Nel caso in cui i dipendenti siano la priorità numero uno, ci si deve assicurare di tenerli al sicuro, di renderli produttivi e di renderli felici.  E non solo: le organizzazioni di maggior successo che vedo sono quelle che si occupano di sicurezza non solo nel perimetro aziendale, ma che si interessano del benessere dei dipendenti anche fuori i cancelli di fabbrica. Per questo motivo, alcune aziende come Ansell dicono ai dipendenti che devono svolgere lavori manuali fuori dalla struttura e portare con sé i guanti o il tutore per la schiena con cui lavorano per evitare infortuni. Con questo tipo di azioni è possibile estendere l’idea di sicurezza alla vita domestica.

Credo che quando si inizia a guardare le cose da questa prospettiva, la priorità diviene il dipendente, poi il prodotto e il modo in cui lo si realizza.

Quindi, quando si arriva al lato operativo, la domanda diventa: come migliorare continuamente i processi?

Se si permette ai dipendenti di fornire un feedback sugli aspetti operativi dell’azienda, e questo è ciò che fa la piattaforma di Edge Computing di cui parlavo prima, si dà ai dipendenti la possibilità di parlare dei miglioramenti dei processi e dei problemi di qualità che riscontrano.

Quando ci si rivolge ai dipendenti in prima linea, questi conoscono tali tematiche nel profondo dato che, a differenza della dirigenza, essi svolgono tali azioni ogni giorno. Vedono le sfide che ci sono, vedono gli aspetti che possono essere migliorati e, ancora una volta, favoriscono un livello più alto di partecipazione.

E questo è il tipo di cultura che porta alla domanda: “qual è lo scopo dell’azienda?” In questo contesto, lo sviluppo di tecnologie che incentivino la partecipazione dei dipendenti al processo decisionale dell’azienda attraverso i feedback e che facciano sentire i dipendenti apprezzati e considerati svolge un ruolo cruciale, contribuendo ad aumentare la sicurezza e la fidelizzazione dei dipendenti.

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