L’Emilia Romagna conferma il proprio impegno nella costruzione di una Data valley nei territori della Food valley e della Motor valley con la costruzione di un ecosistema regionale fondato sull’innovazione e su un impegno di respiro internazionale per ricerche e studi finalizzati al contrasto ai cambiamenti climatici.
L’Institute on Big Data and Artificial Intelligence for Managing Human Habitat Change a Bologna
Come anticipato qualche mese fa (leggi qui il servizio n.d.r.) nasce ufficialmente a Bologna l’Università delle Nazioni Unite o UNU Institute on Big Data and Artificial Intelligence for Managing Human Habitat Change. Si tratta dell’Istituto dell’Università delle Nazioni Unite che troverà la sua sede al Tecnopolo di Bologna e che contribuirà a fare dell’Emilia-Romagna un centro d’eccellenza sui temi della ricerca, dell’intelligenza artificiale e dei big data finalizzate alla ricerca sui temi della sostenibilità.
Le strutture coinvolte vedono un ruolo centrale per l’Università di Bologna, del CINECA, e un impegno coordinato da parte degli Atenei regionali e della Regione, con attività che avranno il proprio centro digitale nel Tecnopolo, che potrà contare su una risorsa speciale come Leonardo, il supercomputer europeo gestito da Cineca e sul Data Center del Centro Meteo Europeo per le previsioni a medio termine.
Accanto a queste strutture il nuovo centro potrà contare sul Decade Collaborative Center – DCC Coastal Resilience il Centro delle Nazioni Unite per la resilienza delle coste ai cambiamenti climatici, finanziato dalla Regione con 2 milioni di euro.
Cambiamenti climatici e studio delle trasformazioni sociali, economiche culturali tra i focus della nuova Università
Big data e Intelligenza artificiale per lo studio dei cambiamenti dell’habitat umano indotti dal climate change rappresentano il focus primario dell’istituto unitamente alla ricerca dedicata ai problemi relativi all’evoluzione del Global South e alle trasformazioni sociali, economiche e culturali correlate alle migrazioni internazionali e interne, all’urbanizzazione, e al ruolo dell’innovazione tecnologica.
In termini di obiettivi di ricerca la nuova Università avrà il compito di portare conoscenza sui temi che permettono di anticipare le conseguenze del cambiamento climatico e sul ruolo delle nuove tecnologie, dei supercomputer e in particolare dell’High Performance Computing HPC per la comprensione e per le simulazioni degli scenari che si prospettano nel nostro futuro. Strumenti digitali che consentono agli scienziati di mettere a disposizione consulenza scientifica indipendente e sostegno alle politiche per lo sviluppo sostenibile globale e per indirizzare le transizioni green e digitali in funzione di una più precisa conoscenza del contesto urbano e sociale. Il tutto in un insieme di centri, risorse, strutture e competenze che hanno l’obiettivo di creare un punto di riferimento per lo studio e la ricerca mondiale sul climate change.
La collaborazione dell’istituto UNU con l’Università di Bologna farà riferimento a una serie di collaborazioni che vedranno impegnate le Università di Ferrara, di Modena e Reggio Emilia, di Parma, l’Università Cattolica di Piacenza e il Politecnico di Milano a cui si uniranno collaborazioni con il Centro per la Conservazione del Patrimonio Sostenibile (SHeC) dell’Università per Stranieri di Perugia e con la Rete delle Cattedre Unesco del Mediterraneo.
L’ufficializzazione di questo importante impegno, che si concretizzerà nella seconda metà del 2024, è avvenuta in occasione dell’evento di studio su “Towards a new UNU institute on Big Data and Artificial Intelligence for Managing Human Habitat Change” durante il quale sono arrivate la dichiarazioni di Tshilidzi Marwala, rettore dell’Università delle Nazioni Unite, di Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca, di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna e di Giovanni Molari, rettore dell’Università di Bologna.
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