La crisi energetica seguita, anzi amplificata, dalla guerra in Ucraina e dalle altre tensioni geopolitiche mondiali, ha confermato l’eccessiva esposizione della transizione energetica, ecologica e industriale UE verso catene di fornitura lontane dai confini europei. La disponibilità di materie prime critiche rappresenta un fattore chiave per garantire lo sviluppo sostenibile e le difficoltà di approvvigionamento confermano oggi la necessità di sfruttare le potenzialità legate all’intreccio tra trasformazione sostenibile e trasformazione digitale per individuare percorsi di innovazione capaci di mettere l’Europa nella condizione di creare una industria a zero emissioni nette prima di altre aree del pianeta. Questi stessi temi pongono nello stesso tempo un problema serissimo in termini di capacità di sostenere questa trasformazione garantendo l’accesso a quelle materie prime critiche indispensabili tanto per la tecnologia digitale, quanto per lo sviluppo di energie rinnovabili e/o pulite.
Materie prime critiche: l’Europa in una posizione di debolezza
Le materie prime critiche indispensabili per la transizione energetica, per il digitale, così come per lo sviluppo dell’industria aerospaziale in larghissima parte sfuggono al controllo dell’Europa. Si tratta di materiali presenti oggi solo in misura minima nel territorio europeo e richiedono processi di lavorazione e di catene del valore per le quali mancano ad oggi, nei paesi UE, capacità estrattive, infrastrutture e impianti adeguati.
L’Europa sta indiscutibilmente guidando una transizione ecologica coraggiosa in termini di normative, di stimoli e pressioni verso imprese e consumatori; l’Europa sta proponendo una visione che si concretizza anche in una profonda trasformazione degli stili di vita e di consumo, ma sta affrontando un percorso che dipende in larga misura da fattori che sfuggono al proprio controllo, con il rischio di sostituire un elevato livello di dipendenza energetica da fonti fossili a una dipendenza legata alle materie prime necessarie per la trasformazione digitale ed energetica in particolare per quanto attiene ad esempio ai settori delle Cleantech e delle Climatech.
Appare particolarmente significativo osservare a questo proposito l’analisi di Statista in merito ai minerali più critici per quanto riguarda la produzione di tecnologie necessarie in modo diretto o indiretto per la transizione energetica e industriale. L’Europa è purtroppo assente, almeno per quanto riguarda i livelli di produzione più rilevanti e significativi considerati in questa classifica.
Capacità produttiva di materie prime critiche nel mondo per paese produttore
Risulta poi interessante osservare, sempre grazie a una analisi di Statista da dove provengono le materie prime critiche che stanno alimentando gran parte dell’attuale trasformazione industriale legata (anche, ma non solo) alla sostenibilità. Un dato che conferma quanto possano essere vulnerabili le catene di fornitura per le industrie che necessitano, in misura sempre maggiore, di materiali afferenti al mondo delle Terre rare.
Approvvigionamento di materie prime critiche nell’Unione europea a partire dal 2020
Supply chain in difficoltà a fronte di una domanda di materie prime critiche in crescita
La spinta alla trasformazione energetica e industriale del Green Deal sta al contempo sostenendo una domanda di materie prime critiche in area UE per cui si prospetta un aumento senza precedenti.
Secondo uno studio della Commissione Europea (Si legga in proposito la “Comunicazione della Commissione Europea al parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni QUI n.d.r.) la domanda di critical raw material (oggi in larghissima misura controllata da industrie cinesi) destinate ai vari segmenti in cui si concretizza la trasformazione energetica ed ecologica è destinata a crescere in modo consistente.
Solo per fare alcuni esempi, nell’ambito della produzione di infrastrutture, la richiesta di materie prime critiche necessarie per la realizzazione di turbine eoliche è destinata a moltiplicare i volumi di 4,5 volte entro il 2030 e di 5,5 volte entro il 2050. Un altro esempio, ben conosciuto, riguarda il settore relativo alle batterie per veicoli elettrici dove la domanda di litio è destinata a una crescita 11 volte superiore a quella attuale entro il 2030 e ben 17 volte superiore nell’orizzonte 2050.
Accesso ai minerali e processi di lavorazione e produzione complessi
Contemporaneamente è necessario evidenziare che la situazione relativa alle catene del valore delle materie prime critiche è molto articolata e complessa, sia per l’accesso e la gestione delle attività estrattive dei minerali, sia per i processi di lavorazione. Si tratta in entrambi i casi di investimenti con un elevato livello di rischio per una serie di ragioni che vanno dalla gestione delle fasi di esplorazione alla complessità anche sul piano politico delle procedure di autorizzazione, dall’organizzazione delle attività estrattive alla creazione di infrastrutture adeguate e alla gestione dei processi di lavorazione e preparazione dei materiali critici affinché possano essere messi a disposizione dell’industria. In concreto, una complessità rilevante che determina tempi estremamente lunghi che intercorrono tra la fase decisionale e il momento in cui i materiali arrivano ad essere disponibili sul mercato e possono creare le condizioni per una produzione sostenibile.
Critical Raw Materials Act: quali scenari si prospettano
La risposta a questo scenario non può essere lasciata all’iniziativa di singole imprese: se è strategica la visione legata al Green Deal ci deve essere un piano strategico in grado di garantire l’accesso alle materie prime critiche che di fatto stanno alla base di questo percorso di trasformazione energetica e industriale. Il Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea (QUI per maggio info n.d.r.) rappresenta una rilettura strategica delle catene di fornitura e delle catene del valore che stanno alla base delle tecnologie legate al digitale e alle energie rinnovabili primariamente.
In termini di prospettiva per il futuro il Critical Raw Materials Act risponde a due grandi temi:
- un tema strategico di risk management, ovvero di riduzione nel tempo di una serie di fattori di rischio con particolare attenzione all’esposizione verso supply chain sulle quali l’UE esercita una scarsa influenza
- un tema relativo alla necessità di stimolare l’industria europea nell’indirizzare investimenti e risorse verso un mercato, quello delle materie prime critiche appunto, nel quale l’Europa può portare un grande valore, anche in termini di innovazione tecnologica e di governance dei fattori di rischio
Obiettivi: estrazione, trasformazione, circolarità
A questo proposito il piano fissa obiettivi molto chiari in termini di approvvigionamento da raggiungere entro il 2030, sia per quanto riguarda le materie prime critiche sia per quelle strategiche.
- Arrivare a una quota EU in termini di estrazione pari ad almeno il 10% del consumo annuo UE
- Gestire il processo di trasformazione per almeno il 40 % del consumo annuo UE
- Garantire il riciclaggio di almeno il 15 % del consumo annuo UE
- Progettare catene di fornitura in modo che la quota di materia prima strategica in qualsiasi fase pertinente della trasformazione non possa provenire da un unico paese terzo in misura superiore al 65%
Materie prime critiche e supply chain: occorre semplificare, accelerare, creare nuove competenze
Per il raggiungimento di questi obiettivi l’UE con il Critical Raw Materials Act punta a semplificare le procedure di autorizzazione per i progetti relativi a materie prime critiche nell’UE, a ridurre gli oneri amministrativi, a promuovere politiche di sostegno e finanziamento e a richiedere un supporto agli Stati membri anche in termini di creazione di programmi specificatamente dedicati all’esplorazione delle risorse geologiche nei propri territori.
Un ruolo importante è poi affidato all’innovazione e alla ricerca e allo sviluppo di competenze adeguate anche con la creazione di un’accademia per le materie prime per portare nelle catene di approvvigionamento skill appropriati su tutti gli aspetti legati alla gestione delle materie prime critiche.
Catene di fornitura più resilienti e sicure ma anche più attente ad ambiente e diritti umani
Le criticità relative alle supply chain di materie prime critiche non sono solo legate all’accesso e alla disponibilità delle materie prime stesse, ma sta crescendo il livello di attenzione verso le modalità con cui vengono gestite le attività estrattive, le lavorazioni sia sul piano del rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori sia su quello dell’impatto ambientale. Un approccio che invita a gestire le catene del valore con l’attenzione a tutti quegli aspetti che ricadono negli ambiti ESG.
Il Critical Raw Materials Act si pone anche l’obiettivo di assumersi la responsabilità in merito allo sviluppo economico dei paesi legati alle attività estrattive e ai processi industriali. Infatti, intende invitare gli Stati membri ad adottare e attuare misure per gestire la raccolta e il trattamento di tutti quei rifiuti dai quali si possono ricavare materiali da trasformare in materie prime critiche secondarie. Nello specifico, piano prevede di dare vita a iniziative finalizzate ad analizzare il potenziale di recupero di materie prime essenziali dai rifiuti di estrazione dalle attività minerarie e a creare le condizioni per attuare strategie di circolarità su tutti i materiali che si prestano ad essere lavorati per ricavare materie prime secondarie.
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Articolo originariamente pubblicato il 30 Mag 2023