Uno dei tratti distintivi della comunicazione delle imprese e delle organizzazioni in tutti i settori è certamente rappresentato dalla definizione di Roadmap to Net Zero. Se si volesse raccontare come è cambiata in questi ultimi anni l’attenzione verso i temi della sostenibilità si potrebbe rilevare che si sta sostituendo un approccio generico alla sostenibilità con la definizione di vere e proprie Roadmap to Net Zero.
Detto e precisato che con Net Zero si intende il bilanciamento tra la quantità di GHG emission rilasciate e la quantità di GHG emission che vengono rimosse ecco che per rendere credibili gli obiettivi generali di sostenibilità di una azienda è necessario predisporre dei piani di trasformazione aziendale che permettano di programmare e misurare la riduzione delle emissioni e di programmare e gestire anche la parte di emissioni che non si riesce o non si può ridurre e per la quale entrano in gioco i temi della compensazione. In concreto, il termine generico di sostenibilità diventa credibile nella misura in cui l’azienda che dichiara i propri obiettivi li sostiene con un piano fatto di azioni, obiettivi, verifiche e divulgazione.
Roadmap to Net Zero: una sfida per tutte le imprese ma in particolare per le PMI
Per molte grandi aziende questa trasformazione è stata avviata da tempo, ma per tantissime aziende di medie e piccole dimensioni si tratta di una sfida aperta, da comprendere in tutta la sua portata e da affrontare con strumenti adeguati a queste realtà.
ESG360 ha voluto affrontare i temi del rapporto tra Roadmap Net Zero, mondo PMI e logiche ESG con Nicola Saccani, Professore presso il Laboratorio RISE dell’Università di Brescia e con Marco Bosi, Senior Advisor Net Zero nell’ambito della practice ESG di P4I. Il Laboratorio RISE ha supportato P4i nello sviluppo di una metodologia “Roadmap to Net Zero”
Perché è oggi importante per le PMI disporre di un piano Net Zero?
La domanda di sostenibilità è ormai a 360°: i clienti, le reti di fornitura, le normative e le certificazioni su prodotti e processi si muovono tutte in questa direzione. La sostenibilità è chiaramente e concretamente un fattore che incide direttamente sulla competitività. Per la maggior parte delle imprese che operano nell’ambito di supply chain la presenza di un percorso Net Zero chiaro e credibile è un requisito irrinunciabile.
Chi sono a vostro avviso le figure aziendali chiave per le Roadmap to net Zero?
Siamo entrati in una fase in cui i temi Net Zero devono essere trattati al massimo livello di management. Le logiche per avviare progetti Net Zero devono essere rivolte all’AD, piuttosto che alle figure del top management che dispongono delle leve per valorizzare questa trasformazione nel piano strategico dell’azienda e per poterlo implementare.
Cosa è cambiato in questi anni nelle aziende rispetto al tema Net Zero per renderlo così strategico?
Sino a qualche tempo fa la prospettiva Net Zero era associata a una voce di costo. Voleva dire investire in una serie di interventi per raggiungere un obiettivo che era motivato da ragioni legate alla responsabilità aziendale e all’etica. Adesso ci sono concrete ragioni business che spingono in questa direzione ed è ragionevole che tutte le aziende si debbano confrontare con le logiche della Carbon Law. A fronte di un obiettivo di azzeramento delle emissioni nell’orizzonte 2050 tutte le aziende dovranno considerare la necessità di dimezzare le loro emissioni ogni decennio, il che si traduce in un tasso di riduzione medio del 7% all’anno. La domanda è prima di tutto “come fare?” ma va aggiunto che questo è oggi un obiettivo minimo, per le aziende più illuminate può essere superato e si possono identificare e costruire nuove forme di vantaggio competitivo.
Quali sono i vantaggi e le prospettive di una Net Zero Roadmap per le imprese?
In sintesi alcuni elementi chiave. La Roadmap Net Zero ha un impatto diretto sulla componente finanziaria delle aziende. Le imprese con le migliori performance in termini di gestione climatica sono premiate dal mondo finanziario, perché meno esposte ai rischi climatici e sociali e perché più in linea con le tendenze dei consumatori.
In secondo luogo, gli interventi in termini tecnologici e organizzativi per ridurre l’impatto aziendale non necessitano, come poteva essere nel passato, di un maggior costo. Advisory, competenze e capacità di creazione di ecosistemi di partner possono rendere le scelte Net Zero non solo più accessibili, ma anche più vantaggiose.
C’è poi un tema di incentivi all’innovazione e di programmi di sostegno allo sviluppo industriale a livello nazionale ed europeo che indirizzano risorse in modo prioritario e in molti casi esclusivo verso progettualità che favoriscono la transizione Net Zero
Una ulteriore considerazione riguarda il fatto che l’adesione al fenomeno Net Zero condiviso da migliaia di realtà tra stati, città, aree del pianeta e da decine di migliaia di imprese ha anche un valore di posizionamento reputazionale in grado di garantire alle organizzazioni che assumono questa responsabilità una speciale attenzione.
Guardando alle realtà che hanno già avviato questo percorso, che risultati hanno raggiunto?
Osserviamo una certa convergenza tra analisi e studi secondo i quali le aziende che si stanno muovendo verso la logica di una riduzione delle emissioni, di un controllo e riduzione dei rischi climatici e di una maggiore efficienza, presentano performance mediamente superiori rispetto alle aziende che non stanno interiorizzando questo percorso. Si tratta di vantaggi molto concreti che implicano non solo un impegno diretto delle aziende sulle proprie operations, ma anche un lavoro di ingaggio e di trasformazione delle proprie reti di partnership e di fornitura.
Anche per questa ragione è importante arrivare ai C-Level portando il messaggio che si tratta di un’evoluzione destinata a caratterizzare tutti i settori, non più solamente quelli maggiormente energivori. È poi importante alzare il livello di attenzione in merito al fatto che sempre più imprese nell’ambito delle catene di fornitura richiedono come prerogativa l’attuazione di un programma Net Zero.
Cosa devono fare dunque le aziende e in particolare le PMI per poter disporre e avviare una Roadmap to Net Zero?
La nostra visione prevede 4 momenti logici o pilastri:
- Riduzione diretta delle proprie emissioni per l’azienda: negli ambiti dello Scope 1 e dello Scope 2
- Riduzione delle emissioni della propria value chain, sia a livello di supply chain inbound sia outbound relativa alle emissioni a livello di fornitura ed emissioni a livello di prodotti e servizi sul mercato
Questi due punti possono essere affrontati con una metodologia precisa che può portare ad una certificazione dei risultati, unitamente alla definizione di una roadmap, di punti di verifica formali a vari livelli.
- L’azienda non si deve però accontentare solo di certificare la propria roadmap per ridurre le emissioni, ma deve aspirare, per aumentare il proprio valore, di diventare un veicolo per portare altre forme di sostenibilità sul mercato. Entrano in gioco in questo caso i temi della evoluzione del modello di business e di una reingegnerizzazione dei prodotti e dei servizi. Un approccio questo che comporta una revisione della propria vision e mission.
- Come ulteriore step l’azienda può agire per farsi promotrice di iniziative, progetti, policy di ingaggio e coinvolgimento dell’industria in cui opera per favorire operazioni di ecosistema.
Nell’economia di questi pillar quale ritenete debba essere la priorità numero uno per la Net Zero Roadmap?
La misurabilità, la condivisione dei dati, la certificazione per garantire trasparenza ai progetti che chiedono di raccontare e dimostrare la progressione nella riduzione della CO2. Perché questo possa avvenire occorre definire una metrica iniziale e un punto di partenza condiviso, ovvero un anno di riferimento (base year). Questo principio vale anche per tutto ciò che attiene alle azioni interne alle aziende stesse, come strumento di condivisione per mostrare il commitment e per “rendicontare” l’evoluzione di investimenti e azioni.
Vediamo in termini di flusso come si sviluppano le azioni legate ai quattro pillar?
Il primo passaggio attiene alla definizione dell’anno di riferimento da considerare come punto di partenza e la mappatura delle emissioni prodotte direttamente dall’azienda. L’altro passaggio fondamentale riguarda la mappatura delle emissioni associate alla catena del valore. Sulla base di questo assessment si fissano gli obiettivi di riduzione nel breve termine, nel lungo termine e l’obiettivo Net Zero. Questa è una fase molto importante dal punto di vista quantitativo perché si calcola lo stato dell’arte in termini di emissioni. Con questa analisi, si identificano le fonti principali di emissioni e le potenzialità di intervento e si generano i documenti ufficiali per il report di sostenibilità.
Qual è il successivo next step?
Si entra poi nel merito specifico del piano in relazione alla tipologia di riduzioni delle emissioni: su quali fonti agire, su quali asset e con quali tipologie di interventi. Questa parte del piano può di fatto rappresentare un vero e proprio progetto di transizione in funzione delle diverse forme di relazione tra le diverse tipologie di riduzione. A queste azioni possono poi seguire quelle relative alla divulgazione e alle tappe previste per il raggiungimento di obiettivi Net Zero. Un ulteriore aspetto strategico del piano è naturalmente rappresentato dalle azioni necessarie per effettuare una valutazione dei risultati e sulla base di queste valutazioni delle eventuali azioni correttive da intraprendere per aggiornare il piano e garantire il raggiungimento del target finale.
Il terzo pillar può essere definito come integrazione della sostenibilità nel core business?
La logica è fondamentalmente quella di ispirare e integrare la missione dell’azienda con i principi e i percorsi previsti dalla Roadmap Net Zero. Questo significa fare in modo che i temi dell’impatto climatico siano considerati in tutte le fasi legate allo sviluppo del business, all’R&D di prodotti e servizi per comprendere appieno come cambia questo valore per i consumatori e come cambia nello stesso tempo anche lo scenario competitivo. In questo ambito si collocano servizi che aiutano le aziende ad avviare ad esempio la trasformazione del portafoglio prodotti-servizi verso soluzioni climatiche o a implementare nuovi modelli di business o ancora per indirizzare politiche di investimento e di partnership coerenti con gli obiettivi di impatto. Un esempio in questo senso attiene anche alla componente finanziaria che sempre più, a livello di disegno strategico, sarà chiamata a considerare l’impatto del prezzo del carbonio come fattore dirimente nelle scelte strategiche delle aziende.
Il quarto pillar alza ulteriormente la prospettiva verso nuove forme di collaborazione e di impegno, corretto?
Si potrebbe dire che nessuna azienda può fare tutto da sola, ma che l’impegno che può avviare rappresenta un tassello fondamentale per far partire altri processi. In questo pillar mettiamo a disposizione servizi e competenze per allargare il raggio d’azione, per integrare l’impegno per il clima non solo nel core business, ma nel posizionamento sociale e pubblico di un’azienda, nel sistema di relazioni e partnership di mercato o istituzionali. Ecco che diventa importante agire per garantire la conoscenza e la partecipazione dell’azienda ai principali organismi di regolamentazione promuovendo azioni per il clima a livello di settore e creando le condizioni per la condivisione di best practice, di strumenti e di roadmap per accelerare anche una trasformazione sociale.
Concretamente cosa significa tutto questo per una PMI?
Le linee guide della roadmap verso il Net Zero si devono tradurre in un piano di azioni concrete. Questi progetti possono e devono anche rappresentare una leva per raggiungere obiettivi più contingenti come ridurre i costi dell’energia o come gestire in modo più efficace i rifiuti. In tanti casi l’approccio può anche tenere in considerazione la necessità di acquisire elementi utili a garantire una maggiore competitività per i bandi pubblici o privati. Un altro aspetto ancora riguarda gli obiettivi di coinvolgimento e fidelizzazione dei dipendenti, sia per attrarre sia per trattenere talenti. Ma la difficoltà da superare e l’ambizione legata all’attivazione di un percorso come questo, è proprio di portare le PMI ad integrare una strategia Net Zero nella Strategia Aziendale, creando al contempo un vantaggio competitivo nel medio-lungo.
Una ultima dimensione, non certo ultima per importanza, è quella finanziaria. Gli strumenti di accesso al credito e la capacità di attrarre investimenti esterni da parte delle aziende è sempre più direttamente collegata alla capacità di dimostrare il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità con azioni incidono direttamente sul valore complessivo sull’azienda.
Un elemento distintivo dell’iniziativa Net Zero di P4I é la possibilità di seguire le PMI nella fase di implementazione, addirittura proponendo un servizio “as a service” per tutto il tempo di riferimento della Roadmap. Il nostro compito è esattamente quello di trasformare tutti questi principi in una proposta progettuale dettagliata e personalizzata di servizi e attività.
Vediamo questo percorso anche dal punto di vista dei tempi?
Idealmente il progetto ha una prima fase di sei mesi per sviluppare la mappatura iniziale e definire il piano di azioni con le prime attività anche di monitoraggio. Al termine di questa fase partono blocchi di esecuzione annuali che sulla base del piano implementano le azioni identificate.
Va sottolineato che la fase di execution è anche una fase di change management che attiva tutta una serie di operazioni di cambiamento culturale, nel modo di operare delle persone e nei modelli organizzativi. Si tratta di una attività molto pervasiva per la quale è importante disporre di un avanzamento puntuale delle azioni con un project management molto attento e con azioni di reporting altrettanto precise.
Come è possibile garantire anche alle imprese di minori dimensioni la capacità di gestire variabili tanto numerose quanto complesse?
Bisogna mettere a disposizione competenze, esperienze, relazioni e capacità di gestione di strumenti di dominio pubblico. In questo senso si colloca ad esempio la possibilità di mettere a disposizione la capacità di simulazione di una piattaforma come En-ROADS Climate Interactive sviluppata da MIT Sloan Sustainability Initiative e da Ventana Systems. Una soluzione questa che è stata utilizzata tra l’altro nelle analisi e nelle negoziazioni di COP26 e COP27 e che in modalità science-based consente di mostrare l’impatto di macrofenomeni. Con questo strumento si può mettere a disposizione anche di imprese di minori dimensioni una straordinaria possibilità di simulazione per comprendere e valutare diversi scenari macroeconomici e portare il dibattito sul cambiamento climatico a tutti i livelli dell’organizzazione.. En-ROADS Climate Interactive permette ad esempio di simulare gli effetti dell’introduzione di una carbon tax o la chiusura delle centrali a carbone o ancora le prospettive che si verificano nel momento in cui cambia il gradiente di riforestazione o cosa potrebbe succedere a fronte di una variazione del PIL mondiale.
Grazie all’utilizzo di questo strumento unitamente a un assesment specifico realizzato sull’azienda è possibile portare all’azienda che si appresta ad avviare il percorso Net Zero, tutte le argomentazioni strategiche necessarie per gestire il confronto interno ed esterno che accompagna un change management fondamentale come quello legato al climate change.