L'approfondimento

Ghg Protocol: il primo passo della decarbonizzazione aziendale

Cos’è il Greenhous Gas Protocol e come può essere utile per il processo di decarbonizzazione delle aziende e delle filiere. Ecco i vantaggi dello standard internazionale per le organizzazioni

Pubblicato il 08 Feb 2023

ghg ptotocol gas serra

Contabilizzare le emissioni di gas serra secondo una serie di principi standard condivisi, in modo da mettere a disposizione delle istituzioni e delle aziende una base comune da cui partire per le strategie si sostenibilità ambientale che puntano all’abbattimento della liberazione di Co2 in atmosfera. Sono questi i principi attorno ai quali è nato il Ghg protocol, o Greenhouse gas protocol, con l’obiettivo di contribuire a limitare le emissioni e affrontare l’emergenza climatica che sta interessando il pianeta.

Che cos’è il GHG protocol

La nascita del Ghg protocol risale al 1997: a metterlo a punto furono l’associazione no profit World Resource Institute insieme al World Business Council for Sustainable Development: il primo è un’organizzazione dedicata alla sostenibilità ambientale creata nel 1982 dalla Fondazione McArthur, mentre il secondo è un consiglio che esiste dal 1995 e che riunisce i rappresentanti di più di 200 società con l’obiettivo di promuovere pratiche si sostenibilità nel mondo delle imprese. Al centro dell’impegno delle due associazioni c’era l’impegno di stabilire un criterio oggettivo che consentisse la misurazione delle emissioni e la loro contabilizzazione, per basare anche su questi calcoli le strategie di riduzione dei gas serra in atmosfera.

Standard del carbon footprint di beni e servizi

L’adesione al Greenhouse Gas Protocol è volontaria, e fornisce alle aziende che producono beni e servizi la facoltà di utilizzare strumenti e metodologie che consentono di calcolare in maniera standard le proprie emissioni. Se anche quando si parla di gas serra si considera principalmente l’anidride carbonica (Co2), in realtà il GhG protocol consente di misurare anche le emissioni anche delle altre cinque sostanze climalteranti: l’esafluoruro di zolfo (SF6), il metano (CH4), il protossido di azoto (N20), gli Idrofluorocarburi (HFCs) e i Perfluorocarburi (PFCs).

Che cos’è l’inventario dei GHG aziendali 

 L’inventario dei Ghg aziendali non è altro che l’impronta carbonica, o carbon footprint, di una società: per misurarla viene utilizzato il criterio della quantità di CO2 che equivale al totale delle emissioni di gas ad effetto serra che si associano direttamente o indirettamente ad un prodotto, un servizio o – come nel caso specifico – un’organizzazione.

Le fonti di emissione, come vedremo meglio più avanti, vengono raggruppate in tre classi principali: le emissioni dirette, che fanno parte del cosiddetto Scope 1, le emissioni indirette che derivano dal consumo energetico, che fanno parte dello Scope 2, e le altre emissioni indirette derivanti dalle attività a monte e a valle dell’organizzazione: parliamo in questo caso dello scope 3.

Ghg Protocol e Gri

Il GreenHouse Gas Protocol può essere considerato come una delle basi di partenza grazie alle quali le aziende possono arrivare a rendicontare la propria carbon footprint rispettando lo standard Gri 305 “Emissioni”. Lo standard Gri (l’acronimo sta per Global reporting initiative) è uno dei punti di riferimento su scala globale per la reportistica sulla sostenibilità.

Si basa su una struttura che contempla una serie di principi “trasversali” a tutte le tipologie di aziende, i cosiddetti standard universali, e su una serie di principi più puntuali, gli standard specifici, che vanno applicati ai singoli verticali. Tre le sezioni principali: i temi economici (caratterizzati dalla serie 200), i temi ambientali (serie 300) e i temi sociali (serie 400). In questo quadro gli standard che riguardano le emissioni sono contenuti nello standard Gri 305, che definisce le modalità e cosa rendicontare nel campo delle emissioni di Ghg e anche di altre sostanze nocive per l’ambiente.

Dello standard Gri fanno parte una serie di principi indicati dal Ghg protocol, come ad esempio le indicazioni di reporting. Si tratta essenzialmente dei principi per la disclosure delle emissioni di Scope 1, Scope 2 e Scope 3, oltre che della disclosure dell’intensità di emissione di Ghg e della disclosure delle riduzioni di emissioni ottenute.

Cosa stabilisce il Greenhouse Gas Protocol

Il GreenHouse Gas Protocol stabilisce gli standard grazie ai quali ogni organizzazione può procedere al calcolo del proprio carbon footprint. Si tratta di principi ormai largamente accettati, dal momento che sono stati adottati da oltre il 90% delle aziende che fanno parte della classifica Fortune 500.

I 3 scope del Greenhouse Gas Protocol

Come dicevamo, il Ghg protocol serve per calcolare le emissioni dirette di gas serra di un’organizzazione, come previsto dallo Scope 1, e quelle indirette, che fanno riferimento agli scope 2 e 3.

Nello specifico, dello Scope 1 fanno parte tutte le emissioni che derivano da fonti di proprietà o controllate direttamente : parliamo ad esempio  de i combustibili fossili che vengono utilizzati per le flotte aziendali o per riscaldare gli edifici, e di quelli utilizzati per alimentare i processi di produzione, ma anche le perdite di gas refrigeranti per gli impianti di raffrescamento, o le emissioni da processo.

Passando allo Scope 2, parliamo in questo caso di elettricità acquistata e di vapore, fonti cioè che producono emissioni indirette, perché prodotte da soggetti terzi ed in luoghi diversi da quelli di utilizzo, fuori dall’impresa e non controllate da quest’ultima.

Quanto infine allo Scope 3, si tratta in questo caso delle emissioni indirette che possono essere riferite all’intera supply chain: l’energia utilizzata per prodotti o materie acquistate da fornitori esterni, dei combustibili per veicoli non aziendali che hanno trasportato materiali e prodotti finiti o da lavorare. Nello Scope 3 ricadono anche lo spostamento dei dipendenti da casa al luogo di lavoro e i combustibili necessari per viaggi aziendali.

Calcolare il Carbon Inventory con GHG Protocol

Per effettuare i calcoli sul sito del Ghg protocol le aziende possono trovare i fogli di calcolo elettronici, dove è possibile inserire i dati e ottenere i risultati per ognuno dei tre scope previsti dal protocollo. Chi compilerà dovrà inserire le sorgenti di emissione a seconda delle loro caratteristiche particolari, e stabilire l’arco di tempo e l’area su cui vuole effettuare il calcolo.

La peculiarità dei fogli di calcolo è che danno la possibilità di utilizzare alcuni coefficienti di conversione che consentono di convertire i diversi gas climalteranti in Co2 equivalente, selezionando anche il protocollo internazionale Ipcc (intergovernmental panel on climate change, organismo intergovernativo delle Nazioni Unite che studia il riscaldamento globale) che si preferisce utilizzare.

Adeguamento alle norme del Ghg Protocol

Per arrivare ad adeguarsi allo standard fissato dal Ghg Protocol è necessario che tutti i comparti di un’azienda collaborino nella raccolta delle informazioni da inserire nei fogli di calcolo, che possono provenire da impianti diversi e distanti tra loro. Il perseguimento di questo obiettivo inoltre deve essere portato a termine in modo da monitorare costantemente i costi e portare alla soglia minima i rischi di errori, utilizzando criteri uniformi.

Protocollo Ghg: opportunità in ambito aziendale

La principale opportunità che deriva per le aziende dall’adozione del Ghg Protocol è quella di avere uno strumento utile in vista della decarbonizzazione. Secondo un recente studio di Boston Consulting Group – realizzato in collaborazione con il World Economic Forum – infatti, il problema dei costi non sarebbe una buona ragione per non muoversi verso il contenimento e l’azzeramento delle emissioni di gas serra, soprattutto nel caso delle catene di fornitura globali.

Secondo i risultati della ricerca “Net zero challenge: the supply chain opportunity”, la riduzione a zero delle emissioni di carbonio delle catene di fornitura non aumenterebbe di molto i costi per i consumatori finali. Infatti circa il 40% di tutte le emissioni di queste catene di fornitura potrebbe essere abbattuto con leve facilmente disponibili e accessibili, come la circolarità e l’energia rinnovabile, con un impatto marginale sui costi dei prodotti.

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