Nella giornata tematica dedicata all’energia, che ha visto il lancio ufficiale del progetto Ajaeti (Iniziativa per una transizione energetica giusta e accessibile in Africa), la Cop27 diventa l’occasione per l’Unione Europea per dare una spinta al suo impegno di decarbonizzazione, con l’annuncio di un nuovo e più ambizioso obiettivo: 57% di riduzione delle emissioni di CO2, entro il 2030. Il 2% in più del previsto, rispetto ai valori del 1990. Il merito del risultato starebbe nell’approvazione di tre regolamenti del pacchetto clima su emissioni auto, contributi nazionali e assorbimento della CO2. In particolare, lo scarto del 2% diverrebbe possibile con l’applicazione dell’accordo tra le istituzioni europee sull’assorbimento della CO2 da parte di suoli agricoli e foreste, raggiunto la settimana scorsa.
Ad annunciarlo è stato Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, citando il Nationally Determined Contributions (NDC), i contributi determinanti a livello nazionale, cioè gli obiettivi che si pongono le nazioni contro il riscaldamento globale: “Siamo sulla buona strada per aggiornare tutta la legislazione per raggiungere il nostro obiettivo climatico entro la fine di quest’anno. L’attuale stato di avanzamento porterà le effettive riduzioni delle emissioni ad almeno il 57%, dal 55% originale. Quindi sono lieto di annunciare oggi che l’UE è pronta ad aggiornare il nostro Ndc riflettendo questa maggiore ambizione”. E ha aggiunto: “Non lasciate che nessuno vi dica, qui o fuori, che l’UE sta facendo marcia indietro, non lasciate che vi dicano che l’invasione russa dell’Ucraina sta uccidendo il Green Deal europeo, che siamo in corsa per il gas. L’Europa sta mantenendo la rotta, anzi stiamo addirittura accelerando”.
L’accordo sull’assorbimento della Co2 di suoli agricoli e foreste
Ma in cosa consiste l’accordo Uesull’assorbimento della CO2 da parte di suoli agricoli e foreste, raggiunto la settimana scorsa, che di fatto sarebbe alla base delle nuove positive ambizioni di decarbonizzazione? L’intesa provvisoria è stata raggiunta nei giorni scorsi da Consiglio e il Parlamento europeo. Al centro, l’aumento del contributo del settore dell’uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo e della silvicoltura (LULUCF) all’ambizione generale rafforzata dell’UE in materia di clima per il 2030. In attesa di un’adozione formale, il Consiglio e il Parlamento hanno stabilito un obiettivo generale a livello dell’UE di 310 Mt di CO₂ equivalente di assorbimenti netti nel settore LULUCF nel 2030. Il settore LULUCF comprende l’uso di terreni, alberi, piante, biomassa e legname ed è responsabile sia dell’emissione che dell’assorbimento di CO2 dall’atmosfera. L’obiettivo è aumentare progressivamente gli assorbimenti e ridurre le emissioni in modo da raggiungere l’obiettivo a livello dell’UE.
Conformemente all’accordo provvisorio, le attuali norme in base alle quali le emissioni non superano gli assorbimenti (la “regola del non debito“) continueranno ad applicarsi fino al 2025, mentre nel periodo 2026-2030, quando gli assorbimenti dovrebbero superare le emissioni, ciascuno Stato membro dovrà perseguire un obiettivo nazionale vincolante assegnatogli, da conseguire entro il 2030. L’accordo mantiene la distribuzione degli obiettivi tra gli Stati membri proposta dalla Commissione. Oltre agli obiettivi a livello nazionale per il 2030, l’accordo fissa per ciascuno Stato membro l’impegno di conseguire una somma di emissioni di gas a effetto serra e di assorbimenti netti per il periodo dal 2026 al 2029 (“bilancio 2026-2029”). Il bilancio sarà basato su una traiettoria di valori annuali indicativi di assorbimenti ed emissioni.
L’accordo provvisorio mantiene la possibilità di acquistare e vendere unità di assorbimento tra gli Stati membri e di utilizzare le eccedenze delle assegnazioni annuali di emissioni a norma del regolamento sulla condivisione degli sforzi per conseguire gli obiettivi LULUCF. Inoltre l’intesa mantiene una flessibilità generale di massima per sostenere gli Stati membri che incontrano difficoltà nel conseguire i loro obiettivi a causa di disturbi naturali (come incendi boschivi, organismi nocivi, effetti dei cambiamenti climatici e dei suoli organici sulle emissioni), a condizione che l’insieme dell’Unione raggiunga il suo obiettivo per il 2030. L’accordo rafforza i criteri per determinare se l’obiettivo a livello dell’UE è stato raggiunto e, di conseguenza, se può essere utilizzato il meccanismo di flessibilità.
Ma per ora l’Ue registra un aumento di CO2 del 3%
In questo scenario, gli Stati membri saranno autorizzati a utilizzare il meccanismo di flessibilità fino a un limite fisso, a condizione, tra l’altro, che presentino prove alla Commissione seguendo una metodologia ben definita. L’accordo introduce nel regolamento un meccanismo di governance, comprese le misure da adottare se uno Stato membro non raggiunge il suo obiettivo nazionale nel secondo periodo.
Secondo Eurostat, tuttavia, nel secondo trimestre di quest’anno le emissioni di gas serra nell’Ue sono cresciute del 3% rispetto allo stesso periodo del 2021. Secondo l’Ufficio statistico europeo, l’incremento sarebbe da mettere in relazione alla ripresa registrata nello stesso periodo dall’attività produttiva e del Pil dopo il forte rallentamento dovuto alla crisi della pandemia di Covid-19.
Al lavoro per la transizione energetica dell’Africa
Intanto, nella sessione odierna dedicata all’energia, la Presidenza della COP27 ha lanciato l’Iniziativa per una transizione energetica giusta e accessibile in Africa (AJAETI), finalizzata a fornire a tutti gli africani l’accesso all’energia pulita, soddisfacendo al tempo stesso il fabbisogno energetico per lo sviluppo economico dell’Africa, nonché a promuovere la crescita economica e sostenere la creazione di posti di lavoro in tutta l’Africa per costruire un ambiente moderno, resiliente e sostenibile sistemi energetici in tutto il continente. “L’Africa – ha chiarito il presidente Shoukry – ha una ricchezza di risorse non sfruttate che potrebbero essere utilizzate nella produzione di strumenti di energia rinnovabile come batterie elettriche, turbine eoliche e altre tecnologie a basse emissioni di carbonio per sostenere gli sforzi globali di mitigazione”.
L’iniziativa coinvolgerà l’Agenzia internazionale per l’energia (IEA) e l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) per fornire possibili percorsi e scenari per i paesi africani, sulla base di archetipi e dotazioni di risorse, per il raggiungimento più rapido e sostenibile dell’accesso.
Gli obiettivi chiave di AJAETI
In particolare, AJAETI mira a concentrarsi su tre obiettivi chiave :
- Consolidare e facilitare il supporto tecnico e politico che renderà finanziariamente sostenibili transizioni energetiche giuste e convenienti in tutti i paesi africani, garantendo l’accesso all’energia a prezzi accessibili entro il 2027 per almeno 300 milioni di africani, contribuendo all’obiettivo SDG 7.1 dell’accesso universale entro il 2030.
- Transizione di 300 milioni dei 970 milioni che non hanno accesso a combustibili e tecnologie per cucinare puliti verso una cucina pulita entro il 2027, contribuendo all’obiettivo SDG 7.1 di accesso universale entro il 2030.
- Transizione verso l’energia verde aumentando la quota di generazione di elettricità rinnovabile di 25 punti percentuali entro il 2027 e ottenere un settore energetico basato sulle rinnovabili entro il 2063, in linea con l’agenda “Africa We Want”.
Fornendo un ombrello per le iniziative relative all’energia esistenti in Africa, Ajaeti lavorerà “per un accesso accessibile e sostenibile all’energia pulita e rinnovabile”, fa sapere la presidenza. “Contribuirà inoltre a identificare strategie appropriate a livello locale e potenziali mix energetici per creare percorsi giusti e convenienti per allontanarsi dai combustibili fossili per i paesi africani. Con un sostegno tecnico e politico sicuro, compreso lo scambio tra pari, e la diffusione delle migliori pratiche e degli studi di casi, l’iniziativa contribuirà a rendere la transizione un successo”.