Sono 320 mila le persone in Italia che hanno seguito un programma di formazione IT della Cisco Networking Academy e oltre 200 mila lo faranno nei prossimi tre anni. Nata 25 anni fa l’infrastruttura formativa del gigante informatico conta oggi oltre 17 milioni di iscritti in tutto il mondo a cui Cisco conta di aggiungerne altri 25 milioni in 190 Paesi nei prossimi 10 anni. In Italia, il 70% delle 352 Academy di Cisco è erogata nelle scuole, l’altro 30% presso centri di formazione, istituzioni pubbliche, organizzazioni non profit.
L’Italia è anche il primo Paese in cui Cisco ha aperto una Academy all’interno di un carcere (Bollate) con un progetto che, anche grazie al protocollo d’intesa con il Ministero della Giustizia, si è esteso fino a coinvolgere 8 penitenziari italiani e 1.200 detenuti. Ci sono poi le partnership per l’Impiego, che coinvolgono le istituzioni e il settore privato. E sempre in Italia è nata un’altra collaborazione prestigiosa: quella con la Comunità di Sant’Egidio. Una collaborazione che riguarda da una parte il supporto alle persone senza dimora, dall’altra la formazione professionale con le Networking Academy.
Il programma Cisco Networking Academy si è evoluto per offrire percorsi formativi sempre aggiornati e rivolti a un pubblico sempre più ampio: se infatti 25 anni fa la formazione ICT era principalmente un’esigenza di specifiche aziende e settori, oggi il digitale è pervasivo nella vita economica, sociale e personale, ed è essenziale per affrontare le sfide economiche, energetiche, climatiche che abbiamo davanti. Ingente anche il valore economico del programma pari a 102 milioni di dollari investiti in 25 anni.
“Le Academy sono un vivaio di talenti essenziale per tutto l’ecosistema ICT e per le altre aziende, che hanno bisogno sempre di più di competenze digitali. Continueremo a lavorare sulle scuole, ma anche su tutte le persone che chiedono una qualificazione e riqualificazione professionale – spiega l’Amministratore Delegato di Cisco Italia, Gianmatteo Manghi – Le priorità sono anzitutto i giovani, perché in un Paese con un’altissima disoccupazione giovanile le competenze digitali possono essere la chiave di volta per uno sviluppo professionale duraturo. Allo stesso tempo l’impegno ad aumentare la partecipazione femminile, e infine, ma non meno importante, il cosiddetto reskilling di chi ha bisogno di nuove competenze per rimanere nel mondo del lavoro”.
Per saperne di più, invitiamo a leggere l’articolo su TechCompany360.