L’espressione “Road to Net-Zero” fa ormai parte del nostro lessico quotidiano, rappresenta un obiettivo che nessuna organizzazione può permettersi di ignorare. Non solo, la “strada” verso la neutralità climatica costituisce per tante imprese un obiettivo sempre più integrato con i valori che più incidono sulla competitività, sia in termini di riduzione dei fattori di rischio, sia come possibilità di individuare nuove forme di sviluppo. In questo scenario la capacità di intraprendere azioni sul piano del contrasto ai cambiamenti climatici è diventata una componente centrale delle strategie di molte aziende. Ed è altrettanto chiaro come un ruolo fondamentale sia in capo all’innovazione tecnologica, sia come “enabler” di progetti e processi di transizione ecologica sia come piattaforma per misurare, monitorare e controllare i KPI nei quali si concretizza la sostenibilità.
La relazione sempre più stretta tra Cloud e sostenibilità
Se la tecnologia è un fattore chiave per questa trasformazione, la relazione tra Cloud e sostenibilità è chiamata a svolgere un ruolo strategico ed è ormai naturale parlare di Cloud-enabled sustainability. In più, se si colloca questo scenario in un contesto caratterizzato dalla domanda di monitoraggio, di misurabilità e di rendicontazione delle logiche ESG che abbracciano le supply chain, ecco che il Cloud appare come un ulteriore fattore abilitante. Ma il presupposto fondamentale perché si possa parlare di Cloud-enabled sustainability è legato alla disponibilità di un fattore che può essere definito come Clean Cloud, ovvero di un cloud in grado di incontrare e rispondere alle sfide del cambiamento climatico con strumenti pensati per essere nativamente Net Zero.
Il rapporto tra Cloud, sostenibilità e competitività delle imprese implica anche una capacità di trasformazione che si concretizza attraverso partnership con una forte focalizzazione sui temi dell’innovazione. Un principio questo, che nel caso della collaborazione tra Deloitte e Google Cloud è bene espresso nella testimonianza di Emanuele Ratti, Head of Financial Services di Google Cloud Italy in occasione di un evento di community in ambito FSI. In quella circostanza Ratti ha invitato a considerare come il concetto di “Future is Now” si possa tradurre in un invito a cogliere le possibilità offerte dall’innovazione per mettere in discussione le logiche del “business as usual” e per indirizzare una trasformazione radicale capace di garantire alle imprese nuove forme di competitività. Il Cloud si afferma in questo senso come un grande abilitatore per avviare nuove forme di collaborazione, per stimolare e alimentare l’innovazione e il cambiamento. E sempre nel quadro di un Cloud come “enabler” si deve prestare una speciale attenzione al ruolo che svolge l’Intelligenza artificiale. Un altro “acceleratore” che va però a sua volta “coltivato” e sostenuto con modalità come l’Artificial Intelligence & Data Analytics Bootcamp di Deloitte che, nell’edizione 2022, focalizza la propria attenzione sui vantaggi che arrivano da Data & AI strategy, Data ecosystem governance, Next gen architecture, Visual data & AI.
Imprese e sostenibilità: si guarda con fiducia alla tecnologia
Per comprendere come i temi dell’innovazione e della sostenibilità siano oggi particolarmente rilevanti può essere utile portare l’attenzione su alcune evidenze della ricerca che Deloitte Access Economics ha svolto per conto di Google Cloud in Australia allo scopo di analizzare il ruolo dei servizi cloud a supporto della misurazione dell’impatto ambientale delle imprese e della loro trasformazione sostenibile.
Il primo “macrodato” attiene alle dimensioni di questa trasformazione sostenibile: il 54% delle imprese coinvolte è già attivo con azioni per la riduzione delle emissioni, una percentuale che sale al 70% nel momento in cui parla di impegno alla riduzione delle emissioni sui prossimi 3 anni. Una conferma, dunque, al fatto che la sostenibilità è al centro del loro orizzonte di business, anche se è significativo che solo il 5% di queste imprese pianifichi una riduzione delle emissioni in forma indiretta. E su questo punto dal Cloud possono arrivare stimoli e indicazioni molto concreti su come agire a livello di supply chain.
Un altro dato estremamente significativo della ricerca testimonia come le imprese stiano guardando a queste azioni con molto pragmatismo: il 40% delle aziende inserisce la sostenibilità nella rosa delle tre priorità di business e il 75% dei CFO si dichiara molto attento ai temi del climate change. Non solo, nel 95% dei casi i manager intervistati non esitano a riconoscere di ritrovarsi tra le imprese che hanno avuto modo di subirne in qualche misura gli effetti dei cambiamenti climatici. Il quadro della “concretezza” si completa poi con un altro dato, relativo ai due terzi del campione, secondo il quale il clima è un tema primario che avrà un potente impatto tanto sulle strategie quanto sulle operations aziendali.
Ridurre le emissioni anche grazie al Cloud
Non ci sono ombre in merito all’importanza del climate change per le imprese e alla necessità di agire. Una chiarezza che sembra non mancare anche nel momento in cui il report va ad analizzare le possibili soluzioni. Sul dove e sul come agire lo scenario è ben rappresentato da una serie di sustainability use case che dimostrano come sia possibile ridurre le emissioni di CO2 del 28% entro il 2030 agendo sull’utilizzo di energia, grazie all’orchestrazione di diversi servizi e asset abilitati dal Cloud. Entrando nel merito delle azioni il report sottolinea i vantaggi che arrivano nel momento in cui, grazie al Cloud, si può contare su una maggiore trasparenza a livello di supply chain, sui servizi della predictive maintenance, sull’inventory tracking in realtime, sulla financial asset risk analysis.
Talenti: l’impegno di Deloitte per certificare i “Cloud Digital Leader”
I segnali che confermano il ruolo centrale della tecnologia disegnano uno scenario nel quale appare evidente anche quanto sia fondamentale per le aziende disporre delle competenze adeguate. Nella “partita” della competitività si vince se si fanno scendere in “campo” i talenti giusti, che vanno però individuati, formati, sostenuti. Ed è anche qui che si caratterizza la partnership tra Deloitte e Google Cloud. Deloitte ricerca giovani talenti under-30 per l’inserimento in azienda e per il loro percorso di crescita prevede anche la possibilità di certificarli come “Cloud Digital Leader”, una certificazione pubblica di Google Cloud. Il tutto nell’ambito di un piano che punta a sviluppare congiuntamente competenze Cloud computing e specializzazione sull’offering Google Cloud.
Coltivare e sostenere talenti porta valore alla domanda di sostenibilità e rappresenta uno dei fattori primari che permettono di produrre un impatto positivo. Esattamente quello che accade nell’ambito di Impact for Italy, il programma strategico di Deloitte per la crescita del nostro paese basata su innovazione e sostenibilità, nel quale si colloca il nuovo NextHub di Bari forte anche di specifici team dedicati alle Cloud Practice.
Clean Cloud e ESG
Ma parlare di Cloud non basta, occorre indirizzare l’attenzione più specificatamente verso forme di “Clean Cloud”. L’ESG sta diventando sempre più importante e il top management delle imprese è ben consapevole che occorre preparare le aziende per dare risposte chiare e misurabili alle istanze che arrivano dai clienti finali, dagli investitori, dai dipendenti piuttosto che dalle istituzioni. Nell’ambito di un’altra ricerca Deloitte, che ha invece coinvolto il mondo dei CFO, il 70% dei C-level finance segnala come le attività specifiche legate all’ESG siano in fase di pianificazione. Con un 83% di grandi aziende che conta già su una specifica strategia.
Guardando poi ai trend globali va ricordato che nel 2020 un terzo delle Fortune Global 500 si era già posto pubblicamente dei target di trasformazione legati al climate change, con una focalizzazione su tre obiettivi: carbon neutrality, riduzione delle emissioni e utilizzo al 100% di energie rinnovabili.