approfondimento

Che cos’è la TCFD (Task Force on Climate-Related Financial Disclosures)?



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Nata nel 2015 per iniziativa del Financial Stability Board, fornisce 11 raccomandazioni suddivise in quattro pilastri per consentire alle organizzazioni di essere trasparenti rispetto ai propri stakeholder sui rischi legati ai cambiamenti climatici

Aggiornato il 20 ago 2024



Che cos'è la Task force on climate-related financial disclosures?

Che i temi dell’ESG e in particolare quelli legati all’emergenza climatica stiano progressivamente assumendo un’importanza sempre più rilevante nel sistema economico globale è dimostrato anche dal fatto che il mondo della finanza abbia ormai acceso i fari su questo comparto, e che si stiano moltiplicando le iniziative internazionali indirizzate verso il contenimento del climate change anche grazie alla consapevolezza e alla sensibilità degli investitori. In questa direzione va anche la Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD). Ma cos’è la TCFD? E’ nata nel 2015 come emanazione del Financial Stability Board (FSB), organismo incaricato di monitorare e promuovere la stabilità del sistema finanziario globale, con il compito di elaborare una serie di raccomandazioni sulla rendicontazione dei rischi legati al cambiamento climatico. A guidare l’organizzazione – composta da 32 esperti del settore finanziario e produttivo – è Michael R. Bloomberg.

Qual è lo scopo della TCFD

L’obiettivo che la task force si è data fin dalla sua nascita è di affrontare e quantificare i rischi generati dal cambiamento climatico sulla stabilità del sistema finanziario mondiale. Dopo un biennio di studi e consultazioni, la TCFD ha pubblicato nel 2017 un final report che comprende un insieme di undici raccomandazioni su quattro aree tematiche, che sono state sottoscritte da oltre 3mila organizzazioni in 92 Paesi, per una capitalizzazione complessiva che supera i 27mila miliardi di dollari.

Quando è stata istituita la TCFD

Per capire cos’è la TCFD, come accennavamo, servirà chiarire che è stata istituita nel 2015 su richiesta dei ministri delle finanze del G20 e dei governatori delle banche centrali, che chiesero al Financial Stability Board di elaborare un modello grazie al quale il mondo finanziario potesse essere messo a conoscenza dei rischi legati ai cambiamenti climatici per la finanza. Così su iniziativa dell’ex presidente e governatore della Banca Centrale britannica Mark Carney nacque la TCFD. Il gruppo iniziale degli aderenti comprendeva i rappresentanti di 29 organizzazioni, comprese grandi banche, società di assicurazione, fondi pensionistici, consulenti e agenzie di rating.

Cos’è la TCFD? I quattro pilastri

Le raccomandazioni della TCFD (qui il link al sito per capire cos’è la TCFD ) sono articolate in quattro aree tematiche: governance, strategia, gestione dei rischi, metriche e target. Le raccomandazioni che riguardano la governance hanno l’obiettivo di aiutare le organizzazioni a rendere pubbliche le loro scelte rispetto ai rischi e alle opportunità legate al clima. Quelle rispetto alle strategie hanno l’obiettivo di illustrare i possibili impatti dei rischi e delle opportunità che le scelte delle organizzazioni sul clima possano avere sul business e sulla pianificazione finanziaria. Le raccomandazioni che riguardano il risk management servono invece e rendere pubbliche le scelte delle aziende su come valutare e gestire i rischi legati ai cambiamenti climatici. E infine, le raccomandazioni su metriche e target servono a rendere pubblici i parametri chiave da prendere in considerazione per affrontare i rischi del climate change.

Le 11 raccomandazioni

Un ulteriore tassello per illustrare cos’è la TCFD è chiarire quali sono le undici raccomandazioni che ha pubblicato. Per quanto riguarda la governance, le raccomandazioni sono due, e riguardano la sorveglianza del Consiglio d’amministrazione e il ruolo della direzione.

Rispetto alla strategia, la TCFD stila tre raccomandazioni, e chiedono alle aziende di specificare i rischi e le opportunità legate al clima delle proprie scelte, l’incidenza di questi rischi e opportunità e la resilienza della strategia.

Quanto al risk management, anche in questo caso le raccomandazioni sono tre: l’individuazione e valutazione dei rischi, i processi di gestione e l’integrazione nella gestione complessiva dei rischi.

Infine, su metriche e target, la TCFD chiede alle aziende di rendere pubbliche le metriche utilizzate, le emissioni GHG e gli obiettivi.

Che cos’è l’analisi TCFD?

L’analisi TCFD è il risultato della valutazione dei rischi che le aziende e le organizzazioni conducono mettendo in pratica le undici raccomandazioni della task force, per rendere pubbliche le loro scelte a investitori, utenti e stakeholder, ad esempio attraverso i propri bilanci di sostenibilità.

In quali paesi è obbligatorio il TCFD?

La disclosure sui rischi climatici è obbligatoria dal mese di aprile 2022 nel Regno Unito. Nel G20 che si è svolto a Venezia nel luglio 2021, inoltre, i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali hanno espresso la volontà di promuovere le raccomandazioni della TCFD per dare vita a un framework globale al fine di porre le basi per criteri univoci su scala internazionale.

Qual è la differenza tra GRI e TCFD?

Nell’ambito dei reporting di sostenibilità delle imprese, il GRI (global reporting initiative) è un ente internazionale senza scopo di lucro nato con il fine di definire gli standard di rendicontazione della performance sostenibile di aziende e organizzazioni di qualunque dimensione, appartenenti a qualsiasi settore e paese del mondo. Fondato ad Amsterdam nel 1997, può essere considerata come un’iniziativa “parallela” alla TCFD, che può a sua volta mettere in pratica nelle proprie attività anche le raccomandazioni della task force. Tanto che nel febbraio 2017 il Chief Executive Officer di GRI, Tim Mohin, inviò una lettera a Michael R. Bloomberg assicurando il proprio contributo all’iniziativa della task force per una collaborazione costruttiva e in grado di rafforzare entrambe le realtà.

Che cosa rappresenta la TCFD nella lotta ai cambiamenti climatici

La rendicontazione in materia di cambiamenti climatici è sempre più richiesta dal mercato e dagli investitori, e include le linee guida che mettono l’azienda nelle condizioni di comprendere l’impatto che il business ha sul clima e viceversa. Seguire le raccomandazioni TCFD permette all’impresa di identificare i rischi legati al clima e trovare nuove opportunità nella transizione, misurare l’adeguatezza della propria strategia climatica e rendicontarla ai propri stakeholder, in particolare gli investitori.

Quali sono i rischi di transizione TCFD

“La transizione a un’economia a basse emissioni di carbonio e più circolare comporta al tempo stesso rischi e opportunità per tutto il sistema economico e per le istituzioni finanziarie, mentre i danni fisici causati dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale possono avere un impatto significativo sull’economia reale e sul settore finanziario”, spiega la Banca Centrale Europea nel proprio documento “Guida ai rischi climatici e ambientali” del novembre 2020, che si riferisce in particolare al settore finanziario e delle banche.

“I fattori di rischio fisico e di transizione hanno un impatto sulle attività economiche, che a loro volta influiscono sul sistema finanziario – spiega ancora la BCE – Tale impatto può verificarsi direttamente, ad esempio per effetto di una minore redditività delle imprese o della svalutazione delle attività, o indirettamente tramite cambiamenti macro-finanziari”.

“Tali rischi influiscono anche sulla capacità di tenuta del modello imprenditoriale dell’ente nel medio e più lungo periodo, soprattutto per gli enti con un modello imprenditoriale basato su settori e mercati particolarmente vulnerabili ai rischi climatici e ambientali – si legge nel documento – Inoltre, i rischi fisici e di transizione possono causare ulteriori perdite derivanti direttamente o indirettamente da azioni legali (il cosiddetto rischio di responsabilità legale) nonché dal danno reputazionale che emerge qualora il pubblico, le controparti dell’ente e/o gli investitori associano l’ente a effetti ambientali avversi (rischio reputazionale)”.

“L’entità e la distribuzione dei rischi fisici e di transizione dipendono dalla portata e dai tempi delle misure di attenuazione e dal carattere ordinato o meno della transizione – spiega la BCE – Le perdite potenziali derivanti da questi rischi dipendono specialmente dall’adozione futura di politiche climatiche e ambientali, dagli sviluppi tecnologici nonché dal mutare delle preferenze dei consumatori e della fiducia dei mercati. Ciò nonostante, una qualche combinazione di rischi fisici e di transizione si rifletterà, con ogni probabilità, sui bilanci degli enti dell’area dell’euro e sul valore economico delle loro esposizioni. Le attuali stime degli effetti macroeconomici avversi di lungo periodo derivanti dai cambiamenti climatici indicano perdite di ricchezza significative e durature. Queste potrebbero essere dovute al rallentamento degli investimenti e alla minore produttività dei fattori in molti settori dell’economia, oltre che alla crescita ridotta del Pil potenziale”

Cos’è la TCFD e quali sono le due categorie di rischi legati al clima

Due le macro-categorie di rischio individuate dalla TCFD: la prima riguarda i rischi fisici, che implicano “costi economici e finanziari per le perdite dovute alla crescente gravità e frequenza di eventi meteorologici estremi legati al cambiamento climatico, nonché i cambiamenti progressivi a più lungo termine del clima (ad esempio variazioni delle precipitazioni, estrema variabilità del tempo, l’acidificazione degli oceani, l’innalzamento del livello del mare e della temperatura media)”.

La seconda tratta invece dei rischi di transizione, che si riferiscono “al processo di adeguamento verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Le emissioni devono azzerarsi per prevenire ulteriori cambiamenti climatici. Il processo di riduzione delle emissioni avrà probabilmente un impatto significativo su tutti i settori dell’economia che a loro volta avranno un impatto finanziario. Se da un lato è auspicabile un’azione urgente, dall’altro un’improvvisa transizione potrebbe avere un impatto anche sulla stabilità finanziaria e l’economia”.

Progressi e sfide nella informativa finanziaria relativa al clima

Il “2023 TCFD Status Report” evidenzia i progressi e le sfide affrontate dalle aziende nelle informative finanziarie legate al clima, basandosi sulle raccomandazioni della Task Force on Climate-related Financial Disclosures. Il report indica che l’adozione delle raccomandazioni TFCD è in continua crescita, supportata anche dagli standard dell’International Sustainability Standards Board (ISSB) – che nell’agosto 2022 ha assunto la responsabilità anche dei criteri SASB – , il General Sustainability-related Disclosures (IFRS S1) e il Climate-related Disclosures (IFRS S2).

Tra i punti salienti del report:

  • La percentuale di aziende che divulgano informazioni allineate alle raccomandazioni TCFD è aumentata, con il 58% delle aziende che – per la rendicontazione dell’anno fiscale 2022 – ha divulgato informazioni in linea con almeno cinque delle undici raccomandazioni TCFD, rispetto al 18% nel 2020 raccomandate per l’anno fiscale 2022, rispetto al 18% nel 2020. Tuttavia, solo il 4% delle aziende ha soddisfatto tutte le undici raccomandazioni.
  • Tra il 2020 e il 2022, la percentuale di aziende che riportano rischi o opportunità legati al clima, la supervisione del consiglio di amministrazione e gli obiettivi climatici è aumentata rispettivamente del 26%, 25% e 24%.
  • Oltre l’80% dei maggiori gestori patrimoniali e il 50% dei maggiori proprietari di asset hanno riportato in linea con almeno una delle undici raccomandazioni. Circa il 70% dei primi 50 asset manager e il 36% dei primi 50 proprietari di asset hanno divulgato in linea con almeno cinque delle raccomandazioni.

Il report della TCFD sottolinea che la principale sfida per i gestori e proprietari di asset è la mancanza di informazioni sufficienti dalle aziende in cui investono. I gestori di asset trovano più problematiche le informazioni dalle aziende pubbliche (62%), mentre i proprietari di asset segnalano difficoltà con le informazioni sugli investimenti privati (84%).

Il documento riflette anche sul lavoro della TCFD negli ultimi otto anni e individua le aree su cui sarà necessario focalizzare l’attenzione nel prossimo futuro, tra cui:

  • Assicurare l’interoperabilità degli standard ISSB con i quadri giurisdizionali per supportare una divulgazione aziendale coerente ed evitare la necessità di rendicontare attraverso più canali.
  • Sviluppare linee guida di implementazione su argomenti come la valutazione del rischio fisico legato al clima, la pianificazione dell’adattamento, l’analisi di scenari climatici a livello settoriale e la misurazione delle emissioni Scope 3 GHG.
  • Continuare a focalizzarsi sulla divulgazione della resilienza delle strategie aziendali sotto diversi scenari climatici.
  • Dare attenzione a divulgazioni utili per la decisione su altri temi di sostenibilità, come biodiversità, acqua e questioni sociali, e considerare i collegamenti tra questioni climatiche e altre questioni di sostenibilità.
  • Sviluppare un quadro coerente di divulgazione finanziaria legata al clima per l’uso da parte di paesi e altre entità sovrane.

Come si è arrivati dalla TCFD alla TNFD

La Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) e la Task Force on Nature-related Financial Disclosures (TNFD) sono entrambe iniziative che mirano a rendere le pratiche di rendicontazione aziendale più olistiche e trasparenti, non solo riflettendo la performance finanziaria ma abbracciando il valore intrinseco dell’ambiente per promuovere la resilienza e la sostenibilità a lungo termine.

La TCFD, istituita da Michael Bloomberg e Mark Carney nel dicembre 2015, fornisce un quadro per la divulgazione delle informazioni finanziarie legate ai rischi e alle opportunità climatiche. Questa task force si focalizza sul clima, valutando sia i rischi fisici, come gli eventi meteorologici estremi, sia i rischi di transizione, che riguardano la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Per raggiungere questo obiettivo, la TCFD ha sviluppato una serie di raccomandazioni per la divulgazione di informazioni raggruppandole in quattro aree chiave: governance, strategia, gestione del rischio e metriche/obiettivi legati al clima.

Traendo ispirazione dal quadro di successo della TCFD, dal settembre 2023 la TNFD fornisce raccomandazioni in materia di reporting aziendale sulle questioni legate alla natura mettendo l’accento non solo sui rischi, ma anche sulle opportunità che possono derivare da un rapporto più sostenibile con la natura, inclusa la tutela di biodiversità, il ripristino degli ecosistemi e l’uso sostenibile delle risorse naturali.

A differenza della TCFD, la TNFD considera non solo i rischi fisici e di transizione, ma anche i rischi sistemici legati alla dipendenza e all’impatto delle attività economiche sugli ecosistemi naturali. La TCFD ha impiegato circa sette anni per sviluppare il suo quadro di riferimento, mentre la TNFD è riuscita a fare lo stesso in soli due anni, un’impresa notevole che dimostra la crescente urgenza e importanza delle questioni legate alla natura.

Articolo aggiornato al 20 agosto 2024

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