Questa estate le alluvioni catastrofiche causate dalle piogge monsoniche e dallo scioglimento dei ghiacciai nelle regioni montuose del Pakistan hanno messo letteralmente in ginocchio il Paese causando la morte di oltre 1.400 persone, con altre milioni colpite da carenza di cibo e acqua pulita. In queste settimane un‘eccezionale ondata di gelo sta colpendo gli Stati Uniti d’America con tempeste di neve in molti stati e temperature record fino a -57°C. Questi eventi meteo estremi sono purtroppo solo due dei tanti casi che si sono registrati nel corso del 2022 e che si stanno facendo sempre più frequenti. Abbiamo infatti assistito anche in Italia a ondate di calore record che hanno favorito la diffusione di incendi sempre più numerosi ed estesi e hanno acuito periodi di siccità che si sono protratti molto più a lungo del passato, causando danni pesantissimi alle economie locali. In altre aree del nostro paese si sono registrate in misura decisamente più intensa rispetto al passato piogge torrenziali, trombe d’aria e tempeste distruttive. I cambiamenti climatici hanno amplificato gli eventi meteo estremi in tutto il mondo, infrangendo i record di temperatura, abbassando i livelli dei fiumi ai minimi storici e aumentando le precipitazioni a livelli devastanti. La siccità ha preparato il terreno per gli incendi boschivi e ha peggiorato l’insicurezza alimentare.
Eventi meteo estremi in Italia
Lo scenario che si è verificato questa estate ha prodotto quella che è stata definita come la peggiore siccità dal 1540. In un solo giorno si sono abbattuti sull’Italia 34 eventi estremi tra trombe d’aria, grandinate, fulmini, nubifragi e tempeste di vento che hanno colpito a macchia di leopardo le regioni del Belpaese provocando gravissimi danni nei centri urbani e in campagna. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti di settembre sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (ESWD). Eventi estremi che provocano danni, spiega la Coldiretti, perché colpiscono aree rese più fragili dalla cementificazione e dall’abbandono. E che quindi, non riescono ad assorbire l’acqua di nubifragi e grandinate il che causa frane e smottamenti con oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 91,3% del totale) che hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico. Nel 2021 sono stati consumati oltre 2 metri quadrati di suolo al secondo, il valore più alto negli ultimi 10 anni con il cemento che ricopre ormai 21.500 km quadrati del suolo nazionale, dei quali 5.400 – un territorio grande quanto la Liguria – riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato, secondo Ispra.
Da gennaio a luglio 2022 Legambiente, nell’ambito dell’Osservatorio Città-Clima, ha registrato in Italia 132 eventi climatici estremi, il numero più alto della media annua dell’ultimo decennio. Preoccupante anche il dato complessivo degli ultimi anni: dal 2010 all’estate del 2022 nella Penisola si sono verificati 1318 eventi estremi. Gli impatti più rilevanti in 710 comuni italiani. Nello specifico, si è trattato di 516 allagamenti da piogge intense, 367 danni da trombe d’aria, 157 danni alle infrastrutture da piogge, 123 esondazioni fluviali (con danni), 63 danni da grandinate, 55 danni da siccità prolungata, 55 frane da piogge intense, 22 danni al patrimonio storico, 17 temperature estreme in città/ondate di calore.
Eventi meteo estremi e climate change
La situazione appare ancor più drammatica se si guarda a previsioni per cui la gravità e la frequenza degli eventi meteorologici estremi aumenteranno con il persistere della crisi climatica. La CO2 continua ad accumularsi nell’atmosfera e le temperature globali a salire. In futuro, molti luoghi vedranno più periodi di caldo estremo. Mentre le precipitazioni complessive dovrebbero diminuire, si prevede nello stesso tempo che i forti temporali aumenteranno. Ancora, la siccità diventerà più frequente e grave in luoghi che sono già soggetti a basse precipitazioni.
Nel suo sesto rapporto di valutazione “Mitigation of Climate Change” (a cui abbiamo dedicato un articolo QUI), il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, o IPCC, ha avvertito che gli esseri umani stanno ridimensionando drasticamente il clima sulla Terra. La temperatura media della superficie terrestre è già aumentata di almeno 1,1 gradi Celsius dai tempi preindustriali, grazie agli input umani di gas serra che intrappolano il calore nell’atmosfera, in particolare anidride carbonica e metano. Questo riscaldamento ha spostato il flusso di energia in tutto il pianeta, alterando i modelli meteorologici, innalzando il livello del mare e trasformando gli estremi passati in nuove normalità. Oltre 1,5 gradi, il rischio di siccità estrema, incendi, inondazioni e carenza di cibo aumenterà drammaticamente.
Nel periodo 2010-19 le emissioni medie annue di gas serra sono state le più elevate della storia. Il report prende come riferimento il 2010 e rispetto a quell’anno le emissioni sono aumentate del 12% mentre se si guarda al punto di riferimento del 1990 la crescita è del 54%. Il tema ambientale va poi messo in relazione a quello sociodemografico che nostra un aumento delle disparità con il 10% delle famiglie più ricche a livello globale che è responsabile di circa il 40% delle emissioni globali di gas serra, mentre il 50% delle famiglie più povere hanno un impatto inferiore al 15%.
Mitigare e adattarsi per rispondere al rischio climatico
Ci sono diversi motivi per cui il cambiamento climatico incide sulla probabilità e sulla gravità degli eventi meteorologici estremi e questo effetto varia a seconda dell’evento in questione. Un clima che cambia porta a mutamenti nella frequenza, nell’intensità, nell’estensione spaziale, nella durata e nella tempistica degli eventi climatici e meteorologici e può portare a eventi estremi senza precedenti. Questo significa più ondate di calore, peggioramento della siccità, aumento delle piogge torrenziali che causano inondazioni e cicloni tropicali più forti e più umidi. E in conseguenza di questi eventi, disastri che affliggono più gravemente le persone.
Per rispondere a questo rischio, è importante mitigare e adattarsi. Il concetto di “mitigazione” include tutte quelle azioni volte a ridurre la quantità di gas serra nell’atmosfera. Agire in questa direzione è fondamentale, perché è proprio emettendo un’eccessiva quantità di questi gas – la cui concentrazione atmosferica non ha precedenti negli ultimi 800mila anni – che stiamo causando i cambiamenti climatici. L’altra faccia della medaglia è la necessità di “adattamento” ad un clima che cambia. Nella pratica, ciò significa ridurre al massimo gli impatti del cambiamento climatico sul benessere dei cittadini, l’approvvigionamento delle risorse e la stabilità degli ecosistemi.
Due strategie che impongono di valutare con precisione il rischio di eventi meteorologici estremi osservando le tendenze recenti e utilizzando modelli climatici di modo da osservare se determinati eventi hanno maggiori probabilità di verificarsi in determinate aree in futuro. Comprendere il legame tra i cambiamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi è quindi essenziale per assicurarsi che danneggino il minor numero possibile di persone e comunità in futuro.
Eventi meteo estremi: cosa sono
Si parla di “extreme weather event” quando un particolare evento meteorologico o climatico come un’alluvione lampo o un’ondata di calore si discosta in maniera significativa dal modello meteorologico medio per un’area e quindi è “insolitamente grave“. È importante comprendere questi eventi perché possono essere dirompenti e persino mortali, danneggiando le comunità umane, l’agricoltura e gli ecosistemi naturali.
Le condizioni meteorologiche estreme possono essere legate al tempo (weather related) o al clima (climate related). Gli eventi meteo estremi legati al tempo sono incidenti spesso di breve durata e includono ondate di calore, gelate, forti acquazzoni, tornado, cicloni tropicali e inondazioni. Gli eventi meteo estremi legati al clima persistono più a lungo o sono causati da un accumulo di eventi meteorologici nel tempo. Per fare qualche esempio: la siccità causata da lunghi periodi di precipitazioni al di sotto del normale o focolai di incendi boschivi quando un prolungato periodo secco e caldo segue una stagione di crescita anormalmente umida e produttiva.
Il Climate Hubs del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti rivela che gli scienziati in genere definiscono un evento meteorologico estremo in uno di due modi. Il primo approccio esamina la probabilità che un dato evento si verifichi con una certa intensità entro un determinato periodo di tempo. In questo caso, un evento estremo ha una bassa probabilità di verificarsi in una determinata posizione (< 10%) ed è tipicamente di alta intensità. Questo tipo di approccio probabilistico viene applicato nell’attribuzione di eventi estremi per determinare se il riscaldamento globale sta trainando cambiamenti nella frequenza e nell’intensità degli eventi estremi.
Il secondo approccio utilizza soglie legate all’impatto per determinare se un evento è estremo e per decretare le soluzioni adattive. In pratica, si concentra sul superamento di un particolare limite, per esempio se un’ondata di calore supera un numero di giorni consecutivi oltre i 100 gradi Fahrenheit. Naturalmente, gli impatti associati a una soglia di 100 ° F varieranno in base alla posizione: quello che potrebbe essere un evento estremo in un luogo potrebbe essere all’interno del normale intervallo da qualche altra parte. Pertanto, le soglie sono spesso specifiche della posizione.
Gli effetti degli eventi meteo estremi
Oltre i fenomeni iniziali di incendio, alluvione o tempesta, le condizioni meteorologiche estreme possono avere impatti gravi e duraturi All’indomani di una tempesta, l’accesso a cibo, acqua e riparo è ridotto, il che mette le popolazioni in grave difficoltà.
La malattia è un altro rischio importante. Le risorse idriche possono essere contaminate dalla siccità – che aumenta la diffusione di “agenti patogeni effluenti” – o inondazioni, che possono riversare acque reflue nella fornitura di acqua potabile. Sia il clima caldo che quello freddo possono avere implicazioni per la salute di lunga durata. La crisi climatica ha aumentato il numero di parassiti delle colture, che a sua volta ha spinto gli agricoltori a utilizzare più pesticidi, che riducono il valore nutrizionale del cibo e minacciano la salute umana. La diffusione della muffa che crea l’aflatossina che danneggia il fegato è stata anche collegata alla crisi climatica. Il freddo può aumentare il rischio di polmonite, influenza, norovirus e malattie cardiache.
Gli eventi meteorologici estremi possono avere un impatto importante anche sull’economia. L’Europa ha perso quasi mezzo trilione di euro a causa di eventi meteorologici estremi dal 1980 al 2000. Gli individui e le comunità possono impiegare molto tempo per riprendersi dal colpo di un grave disastro.
Eventi meteo estremi e giustizia ambientale
L’aspetto della giustizia ambientale degli eventi meteo estremi viene esacerbato solo quando tali eventi sono causati o peggiorati dai cambiamenti climatici generati dall’uomo. È stato provato che i paesi che hanno fatto meno per contribuire alla crisi climatica sotto forma di emissioni di gas serra e sono già più vulnerabili agli eventi meteorologici estremi hanno maggiori probabilità di assistere ad una maggiore variabilità della temperatura. Le popolazioni indigene di tutto il mondo hanno maggiori probabilità di essere colpite da eventi estremi perché tendono a fare più affidamento sulle risorse naturali, mentre le comunità più povere non hanno le infrastrutture per resistere ai danni meteorologici.
Per affrontare queste disuguaglianze su scala globale, i paesi in via di sviluppo hanno invitato le nazioni più ricche ad aiutarle a pagare le perdite e i danni causati da eventi meteo estremi alimentati dal clima e altri impatti climatici a lungo termine. Alla più recente conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la COP27 che si è tenuta a Sharm el-Sheikh lo scorso novembre, quasi 200 paesi hanno deciso di istituire il fondo Loss&Damage per aiutare le nazioni più vulnerabili a far fronte a perdite e danni causati della crisi climatica e aggravati dall’inquinamento prodotto in modo sproporzionato dalle nazioni ricche e industrializzate. Una svolta, in quello che è stato un processo negoziale controverso. È stata, infatti, la prima volta che paesi e gruppi ricchi e industrializzati, compresi i paesi e i gruppi di lunga data come gli Stati Uniti e l’UE, hanno accettato di istituire un tale fondo.
Inoltre, i delegati del vertice hanno concordato che il mondo deve ridurre le emissioni di gas serra quasi della metà entro il 2030 e riaffermato l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, il tentativo di affrontare la più grande fonte di emissioni di riscaldamento del pianeta che sta causando la crisi climatica si è concluso in un fiasco dopo che un certo numero di nazioni, tra cui Cina e Arabia Saudita, hanno bloccato una proposta chiave per eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili, non solo il carbone. Come ha fatto l’anno scorso al vertice COP26 di Glasgow, il testo chiede una graduale riduzione dell’energia a carbone e “l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili”, ma non va oltre per chiedere una graduale eliminazione di tutti i combustibili fossili, compresi petrolio e gas. Tra le misure di lungo periodo che consentono di limitare i fattori di rischio e di ridurre l’impatto ambientale vanno segnalate le pratiche legate all’agricoltura sostenibile e all’agricoltura rigenerativa che creano le condizioni per un nuovo rapporto, più responsabile e sicuro, con l’ambiente.
Articolo originariamente pubblicato il 02 Gen 2023