Sustainability management

Masi, Gruppo Florence: il fashion sostenibile si costruisce con le filiere

Una esperienza che parte dai materiali, dai prodotti e dai processi di lavorazione per allargarsi a tutti i temi che compongono l’ESG e che, soprattutto nel mondo della moda e del lusso, assumono una importanza strategica. La trasformazione delle catene di fornitura come fattore abilitante unitamente alla costante attenzione alla qualità nella testimonianza di Caterina Masi, Sustainability Social Responsability and Compliance Manager, Gruppo Florence

Pubblicato il 16 Ago 2022

Caterina Masi, Sustainability Social Responsability and Compliance Manager, Gruppo Florence

Nel momento in cui acquistiamo un capo di abbigliamento e ci interroghiamo sull’impatto ambientale e sociale non possiamo non considerare che la responsabilità di quell’”impatto” è sì in capo al brand, ma si costruisce con il lavoro delle tante realtà che contribuiscono alla realizzazione di quel prodotto. Per il mondo della moda in generale e per il lusso in particolare la capacità di controllare, gestire e ridurre l’impatto di ogni attore della filiera rappresenta oggi più che mai una nuova forma di valore aggiunto. Questo tema e il ruolo crescente della sostenibilità nel mondo del fashion sono al centro del confronto con Caterina Masi, Sustainability Social Responsability and Compliance Manager di Gruppo Florence.

 

 

Presentiamo innanzitutto Gruppo Florence, una realtà per tanti aspetti nuova anche se con radici ben solide nella tradizione della moda e del lusso

Sì, Gruppo Florence è una piattaforma italiana integrata al servizio dei brand del lusso per lo sviluppo e la produzione di collezioni di prêt-à-porter, pelletteria e calzature. Si tratta di una realtà che è stata fondata a ottobre 2020 ed è controllata per circa il 65% dal consorzio guidato da VAM Investments, Fondo Italiano d’Investimento (tramite Fondo Italiano Consolidamento e Crescita – FICC), Italmobiliare e per il restante 35% dalle famiglie prima titolari delle tredici aziende del Gruppo, ora azioniste del gruppo.

Gruppo Florence è presieduto da Francesco Trapani, è guidato dall’amministratore delegato Attila Kiss e conta un giro d’affari di oltre 300 milioni di euro con più di 1.000 dipendenti che operano in diverse Regioni d’Italia.

 

Facciamo un passaggio “personale”, come è arrivata ad occuparsi di sostenibilità?

 

Ho studiato chimica ambientale e industriale e nel 2014-2015, quando Green Peace sollevò l’attenzione sul rapporto tra grandi brand e sostenibilità ci fu una reazione importante che portò diverse aziende a intervenire. Fu una fase di passaggio importante caratterizzata da una attenzione speciale sui temi del chemical management, con obiettivi che puntavano all’eliminazione delle sostanze chimiche nel ciclo produttivo. I brand firmarono commitment con Green Peace, ma dovevano trovare il modo di implementare progetti concreti nelle filiere produttive. È stato in quel periodo che sono entrata in contatto con un’azienda, la Giuntini Spa (poi entrata a far pare di Gruppo Florence n.d.r.) che lavorando per grandi brand del lusso si è trovata nella condizione appunto di agire su questi temi e di disporre di competenze specifiche. Sono dunque entrata in azienda con lo scopo iniziale di gestire il Chemical management cui è seguita una grande crescita su tanti altri temi della sostenibilità della moda che si sono arricchiti di tutta la sfera sociale, della conformità delle filiere produttive, della governance, delle certificazioni di sistemi di gestione e di tanto altro.

 

Focalizzando l’attenzione specifico sul ruolo di sustainability manager, che evoluzione ha vissuto?

Dal 2016 ho visto la nascita del Sustainability Management. Ho visto come cresceva l’attenzione di brand del lusso o di nomi del mass market fashion. Ad oggi ho il presidio di questi temi in Gruppo Florence che ha deciso di mettere il team dedicato alla sostenibilità al servizio di tutte le aziende attuali e future per contare su un approccio e su una struttura in grado di dare una risposta coerente alle esigenze dei nostri clienti – brand. In questo senso va sottolineato che ci sono aziende di assoluta eccellenza in termini di capacità produttiva, con una forte focalizzazione sul prodotto, con una vocazione artigianale e con la produzione di capi come core business. Come Gruppo ci mettiamo nella condizione di garantire la gestione della produzione ai massimi livelli in termini di qualità, ma anche con la capacità di rispondere alle esigenze di sostenibilità.

 

Veniamo agli obiettivi specifici legati alla sostenibilità

In questa fase di sviluppo abbiamo accolto molte aziende nuove nel Gruppo in poco tempo e siamo partiti da una importante ed approfondita fase di assessment su ogni azienda, per valutare con attenzione le specifiche caratteristiche, i valori e i punti critici.  Nella configurazione attuale non abbiamo aziende con produzioni particolarmente critiche dal punto di vista ambientale, come possono essere ad esempio le lavanderie denim o le concerie. Si tratta in generale di realtà specializzate nel confezionamento conto terzi con un impatto ambientale relativo, ma con un grande valore in termini di raccolta dati.

Il prossimo passaggio su cui abbiamo iniziato a lavorare anche con il supporto di consulenti è il Piano di Sostenibilità che non si limita a gestire elementi che mirano a garantire l’idoneità delle nostre aziende, ma va oltre perché siamo convinti che un gruppo come il nostro deve avere un ruolo propositivo anche su questi temi. Come Gruppo Florence ci poniamo sempre l’obiettivo di salvaguardare la reputazione dei brand con cui lavoriamo, davanti ai loro consumatori.

Entriamo nel merito di come state impostando il Piano di sostenibilità

Il Piano punta a gestire due orizzonti: un arco temporale 2023 – 2025 e il periodo successivo: 2025 – 2030 per allinearsi all’Agenda 2030 dell’ONU sottoscritto da 193 paesi nel 2015. In entrambi i casi abbiamo scelto di farci supportare da un partner, Process Factory, una società specializzata nell’accompagnare le aziende verso modelli di business sostenibile, che supporta il mondo fashion & luxury da anni. Con loro abbiamo costruito un percorso basato sull’adozione di 4sustainability (QUI per maggiori informazioni), il framework di implementazione delle principali iniziative del settore che garantisce le performance di sostenibilità della filiera nei confronti del mercato, adottando le metodologie più riconosciute. Con questa scelta ogni azienda del Gruppo mette in atto processi e misurazioni per la riduzione dell’impatto aprendosi alla trasparenza e alla condivisione dei requisiti e dati ai Brand. Ogni iniziativa 4sustainability è inoltre collegata con uno o più SDGs, per dimostrare il contributo del Gruppo agli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Nello specifico la nostra roadmap 4sustainability si compone di sei iniziative che corrispondono a sei pillar la cui realizzazione viene verificata annualmente sulla base di un protocollo strutturato che fornisce delle qualifiche su più livelli. Nello specifico abbiamo: Materials, Cycle, Chem, Trace, Planet, People.

 

Vediamoli tutti nello specifico

Con Materials si punta alla conversione all’utilizzo di materie prime a minore impatto ambientale per una produzione sostenibile. Grazie a Cycle affrontiamo lo sviluppo di pratiche di riuso, riciclo e design sostenibile. Un ruolo importante in questo ambito lo svolge il nostro Comitato R&D che si occupa di Ricerca e sviluppo di prodotto, con un supporto in termini di innovazione e tecnologia che ci permettono di agire con un atteggiamento produttivo nei confronti dei brand.

Nell’area Chemical management i temi che affrontiamo sono quelli della riduzione nell’utilizzo di sostanze chimiche tossiche nei processi produttivi. In questo caso un lavoro importante attiene alla capacità di engagement sui fornitori, alla verifica dei loro chemical inventory, al controllo e all’analisi dei prodotti che utilizzano, unitamente al controllo delle acque di scarico come da metodologia Zdhc, che il protocollo 4sustainability implementa.

Trace è focalizzato sulla tracciabilità dei processi e sul monitoraggio della filiera e la centralità è rappresentata dai dati. La realizzazione del bilancio di sostenibilità affrontato con una raccolta dati “manuale” è stato un lavoro molto impegnativo, ma è stato utile per far capire l’importanza dell’investimento sul sistema per la raccolta dati. Abbiamo cercato anche qui un approccio integrato: il Gruppo dispone di un sistema finalizzato ovviamente alla parte economica e noi ci siamo inseriti con la componente di sustainability. In questo modo la strategia di sostenibilità risulta integrata nella strategia industriale.

Con Planet ci riferiamo all’uso consapevole delle risorse e alla riduzione dell’impatto ambientale e grazie ai dati possiamo puntare su un rating ESG che si concentra principalmente sulla gestione delle risorse e dei consumi.

E infine arriviamo a People dove si lavora alla crescita del benessere organizzativo, dei dipendenti e dei collaboratori che operano nelle filiere. La sfera sociale per noi è importantissima e rappresenta un’attività che svolgiamo puntualmente con indagini sulle filiere, con la validazione delle strutture per i requisiti etico-sociali. Come Gruppo supportiamo le nostre partecipate nella gestione dei dipendenti per lo sviluppo e la crescita delle proprie maestranze e contribuiamo anche con progetti di formazione e di supporto.

 

Come avete impostato le vostre azioni?

Ogni pillar nasconde un progetto diverso, ma tutti sono accomunati nella logica di una sostenibilità di filiera e dall’impegno di guardare a tutta la value chain. In questo senso quindi riteniamo sia importante trovare acceleratori come, ad esempio, la scelta di aderire alla Global Fashion Agenda (QUI per maggiori informazioni). I brand con cui lavoriamo implementano tutto quello che viene definito da ZDHC Foundation (Fondazione con la missione di abilitare i brand e i retailer nel mondo della moda e delle calzature all’adozione di pratiche sostenibili a livello di utilizzo di sostanze chimiche lungo tutte le loro value chain. Grazie a forme di engagement collaborativo, rispetto di standard e forme di innovazione per azzerare l’utilizzo di sostanze inquinanti n.d.r. QUI per maggiori informazioni), ecco perché abbiamo scelto di implementare 4s Chem, protocollo riconosciuto da Zdhc e dai Brand che si sono impegnati in questa eliminazione della chimica tossica e nociva.

Riteniamo che questa componente sia molto importante, anche come una opportunità da affrontare dal punto di vista della comunicazione, perché ci permette di parlare un linguaggio comprensibile al nostro mercato e utile agli obiettivi di performance di sostenibilità dei Brand.

Noi rappresentiamo poi una piattaforma produttiva costituita da 14 aziende e da 250 laboratori con una mole importantissima di dati e informazioni.  In questo senso “Share the pact” è poi un altro obiettivo, che punta a identificare gli stakeholder più appropriati con cui lavorare e le partnership con associazioni locali e internazionali possono rappresentare un ulteriore acceleratore per perseguire obiettivi comuni.

Lavoriamo infine per collegare forme di risparmio e di consumo consapevoli. Aziende come le nostre dispongono ad esempio di tecnologie 3D e il nostro ruolo, al di là di supportare l’acquisizione della tecnologia, è di convincere i brand e i designer a utilizzarle nell’ambito delle collezioni, dei prototipi, per portare innovazione anche in questi processi.

 

 

Focalizziamo l’attenzione sul modello organizzativo dedicato alla sostenibilità

Ad oggi, il team sostenibilità risponde direttamente all’amministratore delegato con un modello che conta sulla conoscenza e sulla responsabilità diretta dei vertici. Oltre alla funzione ESG manager che ricopro contiamo su risorse con skill scientifici, nella sfera social e compliance, nella corporate responsibility e sull’ambiente e sicurezza.

Il modello prevede poi la presenza di una risorsa in ogni singola azienda del gruppo, anche se non necessariamente totalmente dedicata, per la creazione di una sustainability community di Gruppo Florence. Per procedere in questa direzione abbiamo sviluppato un piano di formazione in dieci moduli realizzati in collaborazione con Process Factory. Al termine delle dieci sessioni è previsto un esame finale di Sustainability Specialist.

Dal punto di vista del management e dell’azienda abbiamo il Comitato sostenibilità che risponde all’AD per la strategia, al CFO per la parte economica, all’HR Director per i processi social e a Marketing e Comunicazione per i temi che devono poi essere oggetto di comunicazione.

 

 

Come state misurando e controllando le vostre performance, standard e quali sono KPI di riferimento?

I KPI si riferiscono alle macroaree e riguardano principalmente consumi, impatti, acquisti e benchmark. I punti di riferimento del bilancio di sostenibilità sono definiti con GRI e a dicembre vorremmo uscire con il bilancio 2021 seguendo questo standard.

 

Quanto è importante per voi la matrice di materialità?

Pensiamo che sia uno strumento importante e corretto, ma che spesso venga attuato solo per metodologia in quanto le attività, la fattibilità e la loro pianificazione sono già ben chiari alle persone che elaborano la matrice e forse serve appunto per consolidare quanto già emerso come opportunità sui temi.

 

 

Qual è il ruolo dell’ESG?

Abbiamo l’obiettivo di disporre di un rating entro il 2023. È molto importante per la parte di sviluppo risorse e di impatto ed è naturalmente importante per le valutazioni degli investitori e degli azionisti. Vogliamo però arrivarci con un set di dati solido. Così come potrebbe essere un nostro interesse diventare società B Corp.

 

Avete un’esperienza, un percorso particolarmente significativo di quello che state facendo in ambito sostenibilità?

Ci sono un paio di progetti interessanti. Il primo è quello della formazione. Stiamo delineando un progetto scuola in collaborazione con enti locali, per formare le future maestranze sulle necessità operative del mondo della moda. Saranno corsi pratici centralizzati sulle attività legate alla produzione di confezioni. Uniremo poi ai momenti formativi pratici, anche quelli legati a salute e sicurezza in azienda, con una attenzione speciale all’educazione alla sostenibilità.

L’altro progetto da citare si chiama Orchestra, è partito a maggio 2022 e raggruppa una serie di comitati: quello R&D che opera su progetti di innovazione e materie prime, il comitato di sostenibilità, il comitato per la digitalizzazione focalizzato su sistemi e strumenti informativi, il tutto per orchestrare la capacità di innovazione e di trasformazione del gruppo.

Prosegui la lettura delle strategie e delle esperienze di sustainability manager  di importanti aziende e organizzazioni.

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