Agenda 2030

Obiettivo 12: consumo e produzione responsabili



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Tra i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile pubblicati dalle Nazioni Unite nel 2015, c’è quello che punta a individuare i modelli di consumo e di produzione più efficaci per garantire sostenibilità economica, sociale e ambientale. Ecco il quadro della situazione

Aggiornato il 19 ago 2024



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L’obiettivo 12 dell’Agenda 2030 dell’Onu mira a promuovere un modello di consumo e produzione responsabili che è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, in quanto contribuisce alla riduzione dell’inquinamento e alla tutela delle risorse naturali, tanto quanto alla promozione dello sviluppo economico e alla creazione di posti di lavoro dignitosi.

Che cos’è l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite

L’Agenda 2030 è un piano d’azione per la pace e lo sviluppo sostenibile, elaborato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015, al fine di affrontare le sfide globali del nostro tempo. I 17 obiettivi, meglio noti come Sustainable Development Goals (SDGs), riguardano la lotta alla povertà, alla fame e all’inquinamento, la promozione della giustizia sociale e dei diritti umani, nonché la tutela del pianeta e delle sue risorse. Tra il 2020 e il 2030, si punta a realizzare un modello di sviluppo che non metta a rischio le risorse naturali e ambientali del pianeta e che garantisca un miglioramento effettivo delle condizioni di vita delle persone.

I 17 obiettivi dell’Agenda 2030

Ecco, in sintesi, i 17 obiettivi fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite:

  1. Eliminare la povertà estrema in tutto il mondo
  2. Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione, promuovere un’agricoltura sostenibile
  3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e tutte le età
  4. Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti
  5. Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze
  6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie
  7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
  8. Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva, un lavoro dignitoso per tutti
  9. Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile
  10. Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni
  11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
  12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
  13. Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze
  14. Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile
  15. Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, contrastare la desertificazione, arrestare il degrado del terreno, fermare la perdita della diversità biologica
  16. Promuovere società pacifiche e più inclusive; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli
  17. Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

Che cos’è l’obiettivo 12 (per consumo e produzione responsabili) dell’Agenda 2030?

Come accennato poc’anzi, l’obiettivo 12 delle Nazioni Unite sui consumi e sulle produzioni responsabili richiede agli Stati Membri e agli attori interessati – dai governi alle imprese, alle organizzazioni della società civile – di lavorare insieme per promuovere modelli di produzione e consumo più sostenibili. Ciò significa incoraggiare un uso più efficiente delle risorse, ridurre gli sprechi e le emissioni inquinanti, nonché tutelare l’ambiente e aumentare l’efficienza energetica.

A livello mondiale, soltanto per fare un esempio, oltre il 30% dei rifiuti alimentari viene gettato via ogni anno, mentre circa 815 milioni di persone soffrono la fame. Ciò significa che c’è un enorme potenziale per ridurre lo spreco alimentare e aumentare l’efficienza della catena di approvvigionamento. La produzione sostenibile è altrettanto importante: si tratta in definitiva di raggiungere un equilibrio tra le esigenze delle persone e quelle del pianeta.

Target e strumenti di attuazione dell’obiettivo 12

Ecco di seguito le azioni individuate per raggiungere l’obiettivo 12 per consumo e produzione responsabili:

12.1 Dare attuazione al quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibile, con la collaborazione di tutti i paesi e con l’iniziativa dei paesi sviluppati, tenendo conto del grado di sviluppo e delle capacità dei paesi in via di sviluppo

12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali

12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto

12.4 Entro il 2020, ottenere la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativamente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente

12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo

12.6 Incoraggiare le imprese, soprattutto le aziende di grandi dimensioni e transnazionali, ad adottare pratiche sostenibili e integrare le informazioni sulla sostenibilità nelle loro relazioni periodiche (come il bilancio di sostenibilità)

12.7 Promuovere pratiche in materia di appalti pubblici che siano sostenibili, in accordo con le politiche e le priorità nazionali

12.8 Entro il 2030, fare in modo che le persone abbiano in tutto il mondo le informazioni rilevanti e la consapevolezza in tema di sviluppo sostenibile e stili di vita in armonia con la natura

12.a Sostenere i paesi in via di sviluppo a rafforzare la loro capacità scientifica e tecnologica in modo da andare verso modelli più sostenibili di consumo e di produzione

12.b Sviluppare e applicare strumenti per monitorare gli impatti di sviluppo sostenibile per il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali

12.c Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili inefficienti che incoraggiano lo spreco, eliminando le distorsioni del mercato, a seconda delle circostanze nazionali, anche attraverso la ristrutturazione fiscale e la graduale eliminazione di quelle sovvenzioni dannose, ove esistenti, in modo da riflettere il loro impatto ambientale, tenendo pienamente conto delle esigenze specifiche e delle condizioni dei paesi in via di sviluppo e riducendo al minimo i possibili effetti negativi sul loro sviluppo in un modo che protegga le comunità povere e quelle colpite

Cosa si intende per produzione sostenibile

La produzione sostenibile, che è uno degli elementi centrali dell’obiettivo 12, è un modello di produzione che mira a ridurre l’impatto ambientale negativo dell’attività industriale, migliorare le condizioni di lavoro e garantire un reddito equo per i lavoratori.

Produrre in produzione sostenibile significa produrre considerando l’impatto che la produzione ha sull’ambiente. Questo include prevenire l’inquinamento e l’immissione di CO2 in atmosfera, ridurre il consumo di energia, e produrre prodotti che sono sostenibili e non dannosi per l’ambiente. Ma vuol dire anche assicurarsi che i prodotti vengano realizzati considerando il benessere dei lavoratori, quindi in modo etico ed ecologico.

In questi termini, la produzione sostenibile può ridurre i costi operativi, migliorare la qualità dei prodotti e aumentare la produttività. Inoltre, può generare posti di lavoro verdi e migliorare la vita delle persone nei paesi in via di sviluppo. Per questo, rappresenta un approccio win-win che può avere un impatto positivo sull’ambiente, sulla società e sull’economia.

La produzione sostenibile, che deve far parte del purpose di una organizzazione, si basa su un triplice principio: efficienza, responsabilità sociale e sviluppo sostenibile. L’efficienza mira a ridurre il consumo di risorse naturali e la produzione di rifiuti; la responsabilità sociale si concentra sull’adozione di pratiche che garantiscano il benessere dei lavoratori; lo sviluppo sostenibile punta a imparare a vivere nei limiti di un solo Pianeta: in maniera equa e dignitosa per tutti, senza sfruttare – fino a depauperare – i sistemi naturali da cui traiamo risorse.

Perché e come adottare modelli di consumo e produzione responsabili

Troppo spesso, la produzione di massa ha un impatto negativo sull’ambiente. Le aziende producono grandi quantità di prodotti in modo da poterne vendere il maggior numero possibile, senza considerare l’impatto che questo può avere sull’ecosistema. Questo approccio insostenibile alla produzione sta portando alla rapida diminuzione delle risorse naturali e all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo. Inoltre, questo tipo di produzione crea rifiuti che possono inquinare ulteriormente l’ambiente. È importante che le aziende inizino a produrre in modo responsabile, considerando sia l’impatto ambientale che le ricadute sociali della produzione.

Per assicurare modelli di consumo e produzione responsabili, serve un impegno corale indirizzato a ridurre l’impatto sull’ambiente, dalle emissioni di CO2 alla gestione dei rifiuti. Un modo per farlo è scegliere prodotti eco-compatibili, come quelli realizzati con materiali riciclati o naturali. Anche comprare prodotti locali può aiutare, riducendo le emissioni dovute ai trasporti e sostenendo le piccole imprese. Ma l’obiettivo 12 non riguarda solo ciò che compriamo poiché è altrettanto importante considerare come smaltiamo i nostri rifiuti. I rifiuti non biodegradabili, come le plastiche, possono inquinare l’ambiente per molto tempo, mentre i rifiuti organici possono essere convertiti in compost per fertilizzare i nostri giardini.

Un modello di produzione responsabile è quello che tiene in considerazione soluzioni che incentivano il cosiddetto Product Environmental Footprint (PEF), che indica le prestazioni ambientali di un prodotto o servizio nel loro ciclo di vita. E’ un approccio utile per ridurre l’impatto ambientale dei prodotti e servizi tenendo conto dell’intera supply chain, dall’estrazione di materie prime alle varie fasi di produzione, fino alla gestione del prodotto divenuto rifiuto. Qui entra in gioco l’economia circolare, che pone l’accento sulla dimensione “rigenerativa”, prendendo a esempio i cicli di vita biologici presenti in natura. Nelle esperienze più virtuose il principio di circolarità viene attuato attraverso obiettivi ex post, ad esempio stabilendo un obiettivo sul riciclaggio dei rifiuti, ma anche con la prevenzione, partendo dalla progettazione dei prodotti con l’obiettivo di renderli compatibili con un completo disassemblaggio e quindi per il recupero dei materiali.

Esempi di consumo e produzione responsabili

Possono essere considerati esempi di produzione responsabile le attività che contribuiscono a portare sul mercato beni o servizi che non danneggiano l’ambiente, utilizzando materiali riciclabili e sostenibili, riducendo il consumo di energia e minimizzando le emissioni di CO2.

Allargando lo sguardo, possono essere considerati esempi di produzione sostenibile quelli delle aziende che adottano pratiche di edilizia sostenibile, come l’utilizzo di materiali riciclati e la riduzione dell’inquinamento acustico, o delle aziende agricole che implementano l’irrigazione a goccia o il compostaggio per sostenere l’agricoltura sostenibile.

Anche investire in energia da fonti rinnovabili, come il solare o l’energia eolica, contribuisce a centrare gli stessi obiettivi, oppure impegnarsi attivamente nella riduzione dello spreco di materie prime e nell’utilizzo di energia pulita, ma anche rafforzare l’azione verso i dipendenti, incoraggiandoli ad adottare stili di vita sostenibili, come il consumo consapevole e la mobilità sostenibile.

Come si comporta l’Italia nei confronti dell’obiettivo 12

Stando al Rapporto Istat sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile che, giunto alla sua settima edizione, analizza le dinamiche con cui si muove il nostro paese verso il raggiungimento degli SDGs “il progresso non è lineare. Si sono registrate delle battute di arresto, e anche qualche regressione, con alcuni traguardi più difficili da raggiungere oggi di quanto fossero qualche anno fa e con molti divari che purtroppo si sono ampliati. Tuttavia il cammino verso i 17 SDGs non si è fermato, e molti sforzi sono stati premiati da successi importanti” afferma il presidente Istat Francesco Maria Chelli nella introduzione. (ESG360 offre una sintesi delle principali evidenze in merito ai progressi e alle criticità di ciascun Goal in questo articolo SDGs: il rapporto Istat aiuta a capire a che punto siamo in Italia nel 2024 – ESG360 n.d.r.).

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Fonte Istat: 7° Rapporto Istat sui Sustainable Development Goals (SDGs)

Soffermandoci in particolare su uno degli indicatori più importanti per l’obiettivo 12 rappresentato dal consumo interno di materia, si nota che cresce in volume e rispetto alla popolazione, ma diminuisce in rapporto al PIL. Purtroppo il processo di disaccoppiamento tra consumo materiale e ciclo economico, abilitato dall’economia circolare, rallenta. Nel 2022 si registra una positiva ripresa nell’ambito dei processi di gestione dei rifiuti con una quota di riciclaggio in crescita, un tasso di raccolta differenziata a sua volta in aumento e si avvertono i benefici di fenomeni come il ReManufacturing che rimettono in circolazione prodotti un tempo destinati ad essere riciclati e a diventare, almeno in parte, rifiuti. La rendicontazione di sostenibilità sociale e ambientale è ancora poco diffusa presso la Pubblica Amministrazione anche se ormai più della metà delle Amministrazioni Pubbliche agisce a livello di Green procurement.

Cresce il consumo di materiali e aumentano i rifiuti

Secondo l’edizione 2024 del rapporto annuale sull’economia circolare in Italia del Circular Economy Network, in collaborazione con Enea (disponibile per la consultazione QUI), l’Italia sta migliorando in termini di produttività delle risorse, misurata attraverso il rapporto fra il prodotto interno lordo (PIL) e il consumo interno di materiale (DMC), quindi in euro di PIL generati con un kg di materiale consumato. Nel 2022 per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 3,7 euro di PIL, in lieve miglioramento (2,7%) rispetto a 3,6 euro/kg del 2018 e superiore alla media europea che si attesta a 2,5 euro/kg.

Il consumo di materiali – denominato anche “impronta dei materiali” (material footprint) – in Italia nel 2022 è stato di 12,8 tonnellate, inferiore alla media europea di 14,9 tonnellate, ma in crescita rispetto alle 11,8 tonnellate del 2018. Nel confronto con i principali Paesi europei, solo la Spagna ha un consumo pro capite inferiore (9,8 tonnellate).

La gestione dei rifiuti in Italia presenta sfide significative, con aumenti nella produzione totale di rifiuti e nei rifiuti di imballaggio. Giusto per citare uno dei dati emersi dal report: nel 2021, l’Italia – secondo i dati ISPRA – ha prodotto oltre 194 milioni di tonnellate di rifiuti totali, equivalenti a 3,3 tonnellate per abitante, una crescita del 18,4% rispetto al 2017.

Tuttavia, ci sono anche segni di miglioramento, come la lieve diminuzione dei rifiuti urbani pro capite. Nel 2022 la produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia è stata di 494 kg rispetto ai 504 kg del 2018. In confronto con altri Paesi europei, l’Italia si posiziona meglio della media UE di 513 kg, ma ancora sopra la Spagna (467 kg) e la Polonia (364 kg).

Ogni cittadino italiano ha prodotto 140 kg di rifiuti alimentari nel 2021 e 230 kg di rifiuti di imballaggio pro capite, con un incremento del 5,8% rispetto al 2017 con la plastica che costituisce il 17% di questi rifiuti. Gli obiettivi UE per ridurre gli sprechi alimentari del 10% nella trasformazione e del 30% pro capite entro il 2030 e la “plastic tax“, un contributo al bilancio dell’Unione europea che i Paesi membri sono chiamati a versare in ragione di 800 euro per tonnellata di imballaggi in plastica non riciclati, spingono prepotentemente verso una maggiore sostenibilità, e nonostante le ottime performance dell’Italia che fanno riferimento alla gestione dei rifiuti sarà fondamentale continuare a monitorare e gestire questi trend per evitare che i progressi vengano vanificati.

Articolo aggiornato al 19 agosto 2024

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