L’Italia è uno dei paesi che sta facendo meglio a livello mondiale nelle sfide verso la decarbonizzazione in un contesto come quello dell’Europa che sta guidando la transizione ecologica. L’Italia rappresenta circa l’1% della popolazione del pianeta e produce circa l’1% delle emissioni di CO2 e si sta impegnando in questa sfida nell’ambito di un continente che sta dimostrando di avere le idee chiare nella lotta contro il cambiamento climatico.
Stimolato dalle domande e dalle considerazioni di Gianni Dominici, Direttore generale FPA e dalle evidenze emerse nel corso dell’evento “Il PNRR per una PA verde e sostenibile: efficientamento energetico degli edifici pubblici, energy management nella PA e green public procurement” presentate da Maria Ludovica Agrò, Responsabile scientifico FPA per l’attuazione del PNRR, il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha affrontato a FORUM PA i temi legati al ruolo della Pubblica Amministrazione nella transizione energetica ed ecologica e, ricordando l’impegno del nostro paese e dell’Europa, ha anche sottolineato che bisogna fare molto di più avendo nello stesso tempo la consapevolezza che questo impegno corre il rischio di essere insufficiente se non si riesce a ottenere il coinvolgimento di paesi che producono una quota molto maggiore di emissioni e che si trovano in una situazione molto particolare del loro percorso di sviluppo.
Sviluppo e transizione: massima attenzione alla Just Transition
Ed è proprio sul rapporto tra sviluppo e transizione che il Ministro ricorda il tema della Just Transition. Nella sua analisi mette in evidenza la necessità di non dimenticare mai che la transizione ecologica non deve lasciare nessuno indietro, che si deve avere sempre ben presente il concetto di Transizione Giusta perché mentre ci sono paesi che trasformano i propri sistemi di produzione energetica e industriale, devono anche saper prestare grandissima attenzione all’impatto di queste trasformazioni sulla forza lavoro (da leggere i servizi sul confronto in atto a livello europeo sul pacchetto Fit For 55) e se poi si guarda a questa transizione a livello globale dobbiamo ricordarci che mentre molti paesi procedono con l’elettrificazione e lavorano per cambiare abitudini, costumi, prodotti e processi ci sono almeno tre miliardi di persone su questo pianeta che non hanno accesso sicuro all’energia e all’acqua e per loro la definizione di transizione ecologica è necessariamente diversa. Il ministro invita a considerare che questa parte importantissima del pianeta paga il prezzo del cambiamento climatico anche se non ne ha la responsabilità e non gli si può chiedere di fare oggi degli sforzi speciali per ridurre emissioni che non hanno prodotto.
Un “gioco di squadra” Pubblico – Privato
Si tratta di una materia evidentemente molto complessa e il ruolo guida di paesi come l’Italia e come l’Europa in generale è anche quello di saper gestire tutte le trasformazioni che si sommano: la trasformazione tecnologica, la trasformazione culturale e la trasformazione sociale che sono necessarie per vincere una sfida così globale e di questa portata. Cingolani sottolinea la necessità e la consapevolezza che non la si deve affrontare con soluzioni ideologiche e che si tratta di un percorso lungo, che richiede decenni, con tanto studio, tanta innovazione e con la capacità di adeguare le decisioni in funzione dei cambiamenti che nel frattempo si verificheranno.
Il tema della ricerca e sviluppo è assolutamente centrale e il Ministro insiste sul fatto che le soluzioni non potranno che essere tecnologiche. Ma un ruolo speciale va alla Pubblica Amministrazione e in particolare si sofferma sul rapporto pubblico-privato ricordando che in questo momento la transizione ecologica coinvolge i temi della produzione primaria di energia, della circolarità, dell’efficientamento, della rinaturazione unitamente a tantissime altre sfide che devono essere affrontate con un “gioco di squadra” che deve basarsi su un rapporto pubblico privato sempre più forte. Da sottolineare l’analisi di come questo partenariato sia molto complementare con un pubblico che offre garanzie di prospettive di lungo termine e il privato che porta dinamica, rapidità, flessibilità.
Il “costo” del tempo e la necessità di non perdere di vista gli obiettivi primari
Anche a livello globale è importante avere una idea di “squadra”: visto che la transizione ecologica impone un piano con tempi molto lunghi, la si deve affrontare con una forte collaborazione che deve coinvolgere Stati, grandi aziende, istituzioni e organizzazioni internazionali, filantropi ma perché questo possa funzionare al meglio occorrono strumenti adeguati per fare in modo che il rapporto tra pubbliche amministrazioni e privati possa parlare la stessa lingua anche in un contesto internazionale, ad esempio con forme di collaborazione a livello di competenze, di interazioni che permettano ai manager di questi due mondi di aumentare la reciproca conoscenza di meccanismi e logiche operative.
Cingolani pone poi il tema del tempo e degli obiettivi come un fattore di primaria importanza. Ricorda che purtroppo c’è una guerra climatica a cui si è aggiunta una guerra in corso e che siamo immersi in una “guerra sociale” causata da un mondo che “ha troppe velocità”. Tutto questo ha creato una situazione estremamente difficile che impone di considerare prima di tutto che il tempo ha un costo e per questo è necessario avere sempre molto ben chiari gli obiettivi, occorre avere la determinazione di rimettere al centro il risultato che dobbiamo ottenere e non correre il rischio di perdere focalizzazione e determinazione.
Vai al video completo del confronto tra Gianni Dominici, Direttore Generale FPA e il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani QUI