L’Italia perde tre posizioni, collocandosi al 43° posto con un punteggio di 52.3 (in calo rispetto allo scorso anno: 55), nella quinta edizione del Mastercard Index of Women Entrepreneurs (SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO), il report Mastercard che analizza i progressi delle donne imprenditrici nei 65 Paesi nel mondo che rappresentano l’82,4% della forza lavoro femminile globale, evidenziando il contributo socioeconomico delle donne imprenditrici e fornendo informazioni chiave sui fattori che guidano e ostacolano il loro successo.
Pur posizionandosi infatti come una ‘high-income economy’, i principali dati emersi dal report indicano che la performance italiana è inferiore al benchmark di riferimento dell’indice MIWE. Ne deriva che, nonostante un lieve miglioramento nelle componenti di analisi ‘conoscenze e accesso finanziario’ (61.4 vs 60 dello scorso anno) e ‘sostegno all’imprenditoria’ (62.2 vs 60.9 dello scorso anno), l’Italia si conferma solo 58a per ‘general access to finance’, 40a per supporto governativo alle PMI e 57a per disponibilità di venture capital nel Paese. Complessivamente, quindi, c’è ancora molta strada da fare da parte dell’Italia per consentire alle donne imprenditrici di affermarsi.
Tuttavia, alcuni segnali positivi arrivano dalle condizioni al supporto dell’imprenditoria (dove l’Italia sale dal 26° al 20° posto) e nel tasso di donne leader d’impresa (passando dalla 29a alla 24a posizione). Colpisce positivamente, infine, come la percentuale delle donne attualmente impiegate in ambito tech (46%) non sia molto distante da quella degli uomini (54%), a ulteriore conferma della validità delle politiche nazionali e locali volte al miglioramento delle competenze professionali e all’aumento della partecipazione delle donne nel settore tecnologico.
Calo dell’occupazione femminile nel mondo
Nonostante i risultati della ricerca mostrino come l’occupazione femminile sia cresciuta in 14 delle economie prese in esame, i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro mostrano un calo dell’occupazione femminile del 5% rispetto al 3,9% degli uomini. Malgrado, infatti, siano stati molti gli sforzi per mitigare l’impatto della pandemia negli ultimi due anni, il Covid-19 ha avuto un impatto enorme sulle donne. Ciò fa emergere quanto sia reale il rischio di annullare decenni di progressi verso il raggiungimento della parità di genere sul posto di lavoro e negli affari, aggiungendo ulteriori 36 anni al tempo stimato necessario per chiudere il divario di genere a livello globale (World Economic Forum – The Global Gender Gap Report 2021).
Gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda e il Canada sono in testa alla classifica, spinti da forti punteggi in tutti e tre gli ambiti d’analisi: risultati del progresso delle donne, patrimonio di conoscenze e accesso finanziario e condizioni favorevoli all’imprenditoria. Questi paesi forniscono le condizioni ideali per facilitare l’accesso delle donne al supporto finanziario e ai servizi, oltre a promuovere e sostenere la loro capacità di avviare, operare e prosperare nelle attività imprenditoriali. Le donne in questi mercati vantano un’importante quota di proprietà delle imprese, grazie a condizioni favorevoli come l’elevata qualità della governance, un atteggiamento sociale e culturale positivo e un vivace dinamismo imprenditoriale.